25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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A TUTTE LE DONNE

Fragile, opulenta donna,
matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.


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Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in Italia quasi 7 milioni ha subito violenza

Solo nei primi 10 mesi dellʼanno sono state uccise 116 donne


Manifestazioni, dibattiti e convegni sono in programma oggi in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Giovedì alcuni emendamenti alla legge di bilancio hanno consentito di stanziare un fondo di 5 milioni annui nel triennio 2017-19 per le donne vittime di violenza e per i loro figli, ma anche di consentire 3 mesi di stop alle lavoratrici autonome vittime di violenza di genere.

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Da inizio anno sono state 116 le donne uccise - Centosedici donne uccise nei primi dieci mesi del 2016, più di una ogni tre giorni, appena il 3,3% in meno rispetto alle 120 dello stesso periodo dell'anno scorso. Al Nord spetta la maglia nera. L'età media delle vittime è di 50,8 anni, l'arma da taglio è quella più usata (in un caso su 3), gli uomini sono il 92,5% dei killer. Tra il 2000, anno record con 199 donne uccise, e il 2016, le donne vittime di omicidio in Italia sono state oltre 2.800, un numero tale da connotare il fenomeno "come un fenomeno di carattere sociale".

Istat: quasi 7 milioni di donne hanno subito qualche forma di violenza - Secondo l'Istat 6 milioni 788mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Di queste il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.

Secondo l'Istat i partner, attuali o ex, commettono le violenze più gravi. Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Gli autori di molestie sessuali sono invece degli sconosciuti nella maggior parte dei casi (76,8%).

Dalle statistiche arrivano però anche segnali di miglioramento: negli ultimi 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono passate dal 13,3% all'11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Ciò è frutto di una maggiore informazione, del lavoro sul campo, ma soprattutto di una migliore capacità delle donne di prevenire e combattere il fenomeno e di un clima sociale di maggiore condanna della violenza.


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Giornata contro la violenza sulle donne? Inutile, ma in Italia ne abbiamo bisogno
Il 25 novembre di ogni anno, dal 1999, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, in cui i governi e le Ong organizzano campagne per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema.


Nonostante tutto, però, in Italia questa problematica viene ancora costantemente sminuita e non sono rari i casi in cui le donne vengono ancora additate come fossero le reali colpevoli delle violenze subite.

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Oggi è la Giornata contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre di ogni anno, dal 1999, in tutte le Nazioni del mondo ci si ferma per un giorno e si cerca di discutere del problema e proporre soluzioni per arginare questo fenomeno che colpisce le donne attraverso una capillare campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica. Per certi versi, in molti pensano che questa giornata sia una celebrazione abbastanza inutile e che la violenza sulle donne si dovrebbe contrastare in altra maniera. Potrebbe essere, in un Paese normale, ma questo discorso non vale poi così tanto per l'Italia. Nel Belpaese è sotto gli occhi di tutti la scarsissima attenzione al tema, il costante sminuire la problematica, relegata sempre a un personale cattivo rapporto con l'altro sesso e quasi mai analizzata in ottica più ampia.

Prendiamo l'esempio del femminicidio: è vero che, stando alle statistiche, gli omicidi che vedono vittime le donne sono inferiori rispetto a quelli compiuti contro gli uomini. E' anche vero che, nel caso dell'Italia, si tratta di qualche centinaio di casi all'anno. Ma è soprattutto vero che ciò che differenzia l'omicidio di un uomo da quello di una donna sono le motivazioni che spesso spingono parenti, compagni, mariti o ex fidanzati a punire la propria compagna arrivando spesso a ucciderla. E la risposta, il motivo di quell'omicidio, spesso si nasconde nell'aggettivo possessivo che ho utilizzato per descrivere la donna vittima di violenza di genere: propria. La propria donna, la compagna vista come fosse un oggetto di proprietà da parte dell'uomo che si arroga il diritto di scegliere per lei, di imporle uno stile di vita, di decidere perfino quando toglierle la vita, nel caso si dimostri troppo libertina o troppo poco ligia alle regole che dovrebbe seguire per scelta altrui. Motivazioni che invece, tendenzialmente, non si ritrovano alla base degli omicidi che vedono vittime gli uomini.

La violenza sulle donne, però, non è solo il femminicidio, quello è "solo" la punta dell'iceberg. La violenza sulle donne ha tante sfaccettature, spesso molto subdole, che costituiscono il fertile terreno da cui poi scaturiscono i gesti più estremi: è violenza sulle donne la prevaricazione di un capo che ti ritiene un essere inferiore a causa del tuo genere sessuale. E' violenza sulle donne la prepotenza utilizzata nel sottolineare che una femmina dovrebbe starsene a casa a fare la mamma e la casalinga e non dovrebbe perdere tempo a studiare o fare carriera. E' violenza sulle donne sostenere che "beh, con quella minigonna lo stupro se l'è cercato" oppure ancora "se ti picchia è perché tu glielo permetti".

E' violenza sulle donne il costante sminuire le responsabilità non solo dell'uomo che commette un femminicidio, ma soprattutto quelle del contesto sociale e culturale in cui si è consumato. E' violenza sulle donne una campagna di sensibilizzazione, come quella creata dalla televisione pubblica di cui tanto si sta parlando in queste ore, che fa intendere che ci siano delle persone predestinate a essere picchiate, maltrattate, prevaricate e uccise dai propri compagni. Come se la violenza capitasse, come se la violenza fosse un qualcosa di ineluttabile, imprevedibile, imponderabile. Ed è violenza sulle donne, anche, paradossalmente, il pensare che sia necessaria una giornata mondiale di sensibilizzazione dell'opinione pubblica perché questa problematica viene ancora oggi, purtroppo, decisamente sottovalutata, sminuita e costantemente relegata al classico "sono cose che capitano".

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Violenza sulle donne: ogni anno sono oltre 100 le vittime che perdono la vita

Secondo un'inchiesta condotta dalla Polizia di Stato, ogni anno sarebbero più di 100 le vittime di femminicidio in Italia. Nella maggior parte dei casi, le violenze e i maltrattamenti verrebbero messi in atto da uomini con cui si avevano delle relazioni affettive.

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Con l'avvicinarsi della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, vengono fatti dei bilanci e, purtroppo, con il passare del tempo i dati diventano sempre più inquietanti. Secondo un'inchiesta condotta dalla Polizia di Stato, che ha lanciato l'iniziativa "Questo non è amore", sarebbero infatti oltre cento le donne che in Italia verrebbero uccise da uomini che conoscevano o con cui avevano una relazione.


I fenomeni di femminicidio sono articolati e subdoli e spesso nascondono fattori educativi sbagliati, dinamiche nella coppia e nella convivenza tra uomo e donna che degenerano. Si registrano ovunque, non solo negli ambienti in cui la cultura e il denaro scarseggiano, e nella maggior parte dei casi si verificano dopo un lungo periodo di maltrattamenti che non vengono denunciati. "E' un fenomeno trasversale che non ha tempo e non ha età. Non ha territorialità, non ha categorie, non è frutto di emarginazione, non appartiene ad un basso ceto sociale", ha spiegato Mariacarla Bocchino, Dirigente del Servizio Centrale Operativo.

Con il progetto "Questo non è amore", la Polizia intende far capire ai ragazzi adolescenti come bisogna comportarsi se si è vittima di violenza o di atti persecutori o se si è a conoscenza di un maltrattamento. La scuola deve essere infatti il primo punto di riferimento per le giovani che cominciano a essere picchiate dal fidanzato o dal padre troppo geloso. In tutti i casi, la propria privacy verrà sempre preservata e si farà il possibile per migliorare la vita di una donna che non crede di avere più speranze.

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Edited by marisa56 - 25/11/2016, 13:02
 
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Sorelle Mirabal

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Patria Mercedes (Ojo de Agua, 27 febbraio 1924 – 25 novembre 1960), María Argentina Minerva (Ojo de Agua, 12 marzo 1926 – 25 novembre 1960), Antonia María Teresa Mirabal (Ojo de Agua, 14 ottobre 1935 – 25 novembre 1960) e Bélgica Adela Mirabal-Reyes (Ojo de Agua, 1º marzo 1925 - 1º febbraio 2014) furono quattro sorelle dominicane che si opposero alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Tre di esse furono assassinate nel novembre 1960 a causa della loro dissidenza.

Storia

Le sorelle Patria, Minerva e María Teresa, figlie dei coniugi Mercedes Reyes ed Enrique Mirabal, nacquero e crebbero a Ojo de Agua in provincia di Salcedo, Repubblica Dominicana. Vissero la loro gioventù negli anni della dittatura trujillista, una delle più severe dell'America Latina. Quando Trujillo salì al potere, la loro famiglia (come molte altre nel paese) perse quasi totalmente i propri beni, prima nazionalizzati, poi incamerati direttamente dal dittatore nei suoi beni privati. Le sorelle Mirabal decisero negli anni '50 di impegnarsi con decisione nei confronti della lotta contro la dittatura.

Patria Mirabal, la maggiore delle sorelle, contrasse matrimonio nel 1942 con Pedro Gonzalez Cruz, e dall'unione nacquero quattro figli: Nelson, Noris, Mercedes e Raul Ernesto. Minerva Mirabal, donna di gran cultura e volontà di ferro, militò nella resistenza antitrujillista dal 1949. Nel 1954 si sposò con Manuel Aurelio Tavares Justo (Manolo) e i due ebbero due figli: Minou e Manolo. Minerva proseguì i suoi studi presso la facoltà di Diritto dell'Università di Santo Domingo, laureandosi in Diritto nel 1957. Maria Teresa Mirabal studiò presso la facoltà di Ingegneria e Architettura di Santo Domingo, ottenendo il titolo di agronomo. Con le sorelle condivise l'impegno per porre fine alla dittatura trujillista. Nel 1958 si sposò con l'ingegnere Leandro Guzman, con il quale nel 1959 ebbe una figlia, Jacqueline. La ribellione e l'impegno di queste tre giovani donne di fronte alle atrocità del regime, prese via con la costituzione nel 1960 del "Movimento 14 di giugno", sotto la direzione di Manolo Travares Justo, dove Prima Minerva e poi anche María Teresa usarono come nome in codice Mariposas ("Farfalle").

Questo gruppo politico clandestino si espanse in tutto il paese, strutturato in nuclei i quali combatterono la dittatura. Nel gennaio del 1960 il movimento venne scoperto dalla polizia segreta di Trujillo, il SIM (Servico de Inteligencia Militar), e i suoi membri vennero perseguitati e incarcerati; tra questo le sorelle Mirabal e i rispettivi mariti. Molti dei prigionieri vennero inviati al carcere di “La 40” (carcere di tortura e morte). Le sorelle vennero liberate alcuni mesi dopo, ma i loro coniugi restarono reclusi. Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, accompagnate dall'autista Rufino de la Cruz, andarono a fare visita ai mariti Manolo e Leandro, trasferiti nel carcere della città di Puerto Plata. L'auto sulla quale viaggiavano le tre sorelle e l'autista venne intercettata e i passeggeri vennero costretti a scendere dal veicolo e condotti in un luogo appartato, una piantagione di canna da zucchero, dove vennero uccisi a bastonate; i loro corpi vennero poi rimessi nel veicolo sul quale stavano viaggiando, che venne fatto precipitare da un dirupo per simulare un incidente. Con la morte delle sorelle Mirabal Trujillo credette di aver eliminato un problema, ma ciò causò grandi ripercussioni nell'opinione pubblica dominicana (nonostante la censura): molte coscienze si scossero e il movimento culminò con l'assassino di Trujillo nel 1961.

Eredità storica e riconoscimenti

In molti paesi il 25 novembre si commemora la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. La commemorazione di questa data ha origine dal primo Incontro Internazionale Femminista, celebrato in Colombia nel 1980. In quell'incontro la Repubblica Dominicana propose questa data in onore alle tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal. Progressivamente, molti paesi si unirono nella commemorazione di questo giorno, come simbolo del clamore e della denuncia del maltrattamento fisico e psicologico di donne e bambine. Nel 1998 l'assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò all'unanimità la internazionalizzazione della commemorazione di questa data. Il 17 dicembre 1999 l'assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 54/134, con cui scelse la data del 25 novembre per la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, sempre in omaggio alle sorelle Mirabal.

Nel 1995 la scrittrice dominicana Julia Álvarez pubblicò il libro Il tempo delle farfalle, da cui fu tratto nel 2001 il film In the Time of the Butterflies con Salma Hayek nel ruolo di Minerva. Jaime David Fernandez Mirabal, un figlio della quarta sorella Mirabal, Bélgica Adela "Dedé" Mirabal-Reyes (inizialmente non coinvolta nel movimento contro Trujillo), è membro attivo del Partito della Liberazione Dominicana (PLD) e ha ricoperto la carica di vicepresidente della Repubblica dal 1996 al 2000 durante il primo periodo della presidenza di Leonel Fernandez.



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- non è amore se ti fa male.
- non è amore se ti controlla.
- non è amore se ti fa paura di essere quello che sei.
- non è amore se ti picchia.
- non è amore se ti umilia.
- non è amore se ti proibisce di indossare i vestiti che ti piace.
- non è amore se dubiti della tua capacità intellettuale.
- non è amore se non rispetta la tua volontà.
- non è amore se fai sesso.
- non è amore se dubiti costantemente della tua parola.
- non è amore se non si confida con te.
- non è amore se ti impedisce di studiare o di lavorare.
- non è amore se ti tradisce.
- non è amore se ti chiama stupida e pazza.
- non è amore se piangi più di quanto sorridi.
- non è amore se colpisce i tuoi figli.
- non è amore se colpisce i tuoi animali.
- non è amore se mente costantemente.
- non è amore se ti diminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola.
Il nome è abuso.
E tu meriti l'amore. Molto amore.
C'è vita fuori da una relazione abusiva.
Fidati!

 
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Per lo Stato la vita di una vittima di femminicidio vale al massimo 8200 euro

Lo scorso 10 ottobre è stato varato un decreto che prevede una serie di indennizzi per le vittime di reati violenti come femminicidi e stupri. Le cifre stanziate, però, sono state immediatamente contestate dai centri antiviolenza e dalle opposizioni in quanto “ridicole e inadeguate”: agli orfani di femminicidio lo Stato vorrebbe erogare 8.200 euro, mentre per le vittime di stupro prevede un risarcimento da 4.800 euro. Inoltre, per l’accesso al fondo, le vittime devono disporre di un reddito inferiore a 11.000 euro annui circa.

di Charlotte Matteini


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Poco più di 8mila euro, ecco quanto vale la vita di una donna vittima di femminicidio per lo Stato italiano. Il 10 ottobre scorso è divenuta esecutiva una norma che sta facendo molto discutere e che ha messo sul piede di guerra le associazioni che si occupano di violenza sulle donne e assistono vittime di stupro e reati violenti. Secondo quanto previsto dalla direttiva Europea CE/2004/80, lo Stato deve risarcire il danno, in modo equo e adeguato, di chi subisce un reato violento intenzionale e non può ottenere il giusto risarcimento da parte del colpevole perché magari nullatenente. Dopo anni di avvertimenti e di condanne inferte dalla Corte europea, l’Italia ha infine attuato la direttiva solamente in parte, prevedendo una serie di indennizzi per le vittime di gravi reati, indennizzi che però, stando a quanto previsto dal decreto attuativo pubblicato il 10 ottobre in Gazzetta ufficiale, appaiono decisamente bassi e inadeguati. Il nuovo decreto prevede inoltre che per ottenere il risarcimento da parte dello Stato la vittima non possa avere un reddito superiore a quello previsto per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato (circa 11mila euro annui) e debba comunque aver già tentato un'azione esecutiva nei confronti del colpevole. Infine, per ottenere il risarcimento la vittima non deve aver percepito, per lo stesso fatto, somme erogate a qualunque titolo da soggetti pubblici o privati e non deve essere mai stata condannata con sentenza definitiva o sottoposta a procedimento penale per reati gravi e per reati relativi a evasione di imposte sui redditi e Iva.

Insomma, oltre a restringere oltremodo la platea dei potenziali percettori di questo indennizzo, lo Stato metterà a disposizione dei pochi eletti che rientreranno nelle casistiche individuate dal decreto attuativo ben pochi denari. Quanto vale per lo Stato italiano la vita di una donna uccisa dal proprio compagno/coniuge? Ottomila e duecento euro. E quella di una vittima di stupro? Poco meno della metà, solo quattromila e ottocento euro. Inoltre, la legge prevede "per il reato di omicidio un importo fisso a titolo di indennizzo pari a 7.200 euro" mentre per gli altri reati di tipo violento viene invece prevista un’elargizione "fino a un massimo di 3.000 euro a titolo di rifusione delle spese mediche e assistenziali". Insomma, senza girare troppo intorno alla questione, le cifre non possono che essere considerate oltremodo ridicole ma soprattutto appaiono decisamente lontane da quelle previste per le vittime di reati legati al terrorismo, alla criminalità organizzata o a quelle elargite in caso di incidente stradale quando il veicolo non è coperto da assicurazione.

Vero è che il Guardasigilli Andrea Orlando ha già promesso che con un emendamento alla legge di stabilità le cifre messe a disposizione del "fondo per le vittime di reati violenti" saranno incrementate, ma per ora l'ammontare degli indennizzi previsti per queste persone è decisamente irrisorio e fino a concreta approvazione dell'emendamento promesso dal ministro Orlando l'innalzamento degli stanziamenti non è certo.

"Tragedie e crimini così odiosi non si ripagano con nulla, è vero, ma il governo ha offeso un’altra volta le vittime di reati intenzionali violenti che aspettano da troppo tempo un Fondo ad hoc per una tutela indennitaria degna di un Paese civile. È un altro schiaffo a cittadini. Come spesso accade con i provvedimenti targati Pd, la legge è nient’altro che uno spot. La presa in giro per queste vittime grida vendetta. L’Italia continua a essere inadempiente e questo vulnus accresce la sfiducia nella giustizia da parte di cittadini che soffrono già per la mancanza di certezza della pena a causa di tribunali intasati, di forze dell’ordine senza mezzi e di una prescrizione che falcidia ogni anno oltre 130 mila procedimenti penali", ha commentato ieri l'on. pentastellato Vittorio Ferraresi, contestando l'operato del governo.

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IL CORAGGIO DELLE DONNE

Bruno Esposito

Sono coraggiose le donne,
ci costa caro, ma bisogna ammetterlo.
La fragilità? Solo uno stato culturale,
più che un dato biologico.
Sono forti e coraggiose, le donne.
Quando scelgono la solitudine,
rinunciando a un falso amore,
smascherandone la superficialità.
Sono coraggiose le donne, quando
crescono i figli senza l'aiuto di nessuno,
rivalutando l'ancestrale primato,
quello di essere mamme.
Hanno il coraggio di non chiedere
a uomini che sono anche padri,
la loro presenza, puntualmente assente.
Uomini che rifuggono le proprie responsabilità,
trincerandosi in comodi ruoli o paraventi
infantili di adulti mai cresciuti.
Sono forti e coraggiose, le donne,
quando a discapito di tutto e di tutti
scelgono i propri compagni; costruendo solide storie
spendendo patrimoni sentimentali, contro la morale comune.
Sono forti e coraggiose, le donne, quando sopportano,
violenze di ogni tipo, per salvaguardare
quello che resta di famiglie,
che non son più tali
Sono la speranza del mondo, le donne, in qualsiasi
circostanza continuano a far nascere uomini,
che poi le tradiranno.


A TUTTE LE DONNE , Alda Merini

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.

CORPO DI DONNA , Pablo Neruda

Corpo di donna, bianche colline, cosce bianche,
assomigli al mondo nel tuo gesto di abbandono.
Il mio corpo di rude contadino ti scava
e fa scaturire il figlio dal fondo della terra.
Fui solo come un tunnel. Da me fuggivano gli uccelli
e in me irrompeva la notte con la sua potente invasione.
Per sopravvivere a me stesso ti forgiai come un’arma,
come freccia al mio arco, come pietra per la mia fionda.
Ma viene l’ora della vendetta, e ti amo.
Corpo di pelle, di muschio, di latte avido e fermo.
Ah le coppe del seno! Ah gli occhi d’assenza!
Ah le rose del pube! Ah la tua voce lenta e triste!
Corpo della mia donna, resterò nella tua grazia.
Mia sete, mia ansia senza limite, mio cammino incerto!
Rivoli oscuri dove la sete eterna rimane,
e la fatica rimane, e il dolore infinito.

 
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Gessica Notaro è Cavaliere della Repubblica per il “contrasto alle violenze di genere”

Il nome della riminese aggredita con l’acido dal suo ex fidanzato a gennaio è tra i trenta nomi insigniti dell’onorificenza dal Presidente della Repubblica.

di Redazione


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Gessica Notaro, la donna che il 10 gennaio è stata aggredita con l'acido dal suo ex, Eddy Tavares, è stata insignita come Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica italiana "per il coraggio e la determinazione con cui offre la propria testimonianza di vittima e il suo impegno nell'ambito della sensibilizzazione sul tema del contrasto alle violenze di genere". La consegna dell'onorificenza al merito è stata conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e rientra tra le 30 attribuite questa settimana e che riportiamo in chiusura di articolo.

Eddy Tavares è stato condannato ad ottobre a dieci anni di carcere per il reato di lesioni gravi, senza attenuanti generiche e con le aggravanti della premeditazione e della crudeltà. Al decennio si aggiungono altri otto anni per atti persecutori. L'uomo aveva infatti prima perseguitato Gessica perché non volva accettare la fine del loro rapporto e successivamente ha aggredito l'ex miss Romagna con l'acido. Sull'uomo, tra l'altro, pendevano altre denunce per maltrattamento di due pitbull e mancato pagamento degli alimenti alla donna con cui aveva avuto un figlio.

I 30 Cavalieri insigniti da Mattarella

Umberta (detta Bettina) Basso, 77 anni (Battipaglia – Salerno),
Annamaria Berenzi, 52 anni (Brescia),
Ilaria Bidini, 32 anni (Arezzo),
Giuseppe Bove, 56 anni (Apice -BN),
Barbara Burioli, 48 anni e Rocco De Lucia, 50 anni (Cesenatico – FC),
Maria Vincenza Bussi, 66 anni (Pescorocchiano – RI),
Don Ettore Cannavera, 73 anni (Serdiana – CA),
Francesca Romana Capaldo, 41 anni (Napoli),
Riccardo Capeccia, 45 anni (Villanova D’Asti – AT),
Giovanni Coletti, 58 anni (Taio -TN),
Daniela Degiovanni, 65 anni (Casale Monferrato – Al),
Greta Sole De Todaro, 31 anni, Residente a Milano,
Virginia Di Carlo, 25 anni (Druento – TO),
Teresa Di Francesco, 43 anni (Caserta),
Giuseppe Dolfini, 88 anni e Silvia Terranera, 70 anni (Roma),
Claudio Dutto, 63 anni (Riva del Garda – TN),
Gaetano Fuso, 41 anni (Calimera – LE),
Christine Janssen, 61 anni (Bolzano),
Maria Grazia La Selva, 42 anni (Campobasso),
Delio Miorandi, 79 anni, Rovereto (TN),
Gessica Notaro, 28 anni (Rimini),
Patrizia Palanca, 64 anni (Ascoli Piceno),
Luigi Panata, 68 anni, Gubbio (PG),
Maria Rita Pitoni, 57 anni (Rieti),
Roberta Rizzo, 56 anni (nata a Nardò, LE, operativa a Rimini),
Emanuela Sabbatini, 41 anni (Roma),
Maria Antonietta Salvucci, 82 anni (Reggello – FI),
Don Paolo Felice Giovanni Steffano, 52 anni (Baranzate -MI).

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Dio esiste! ma non sei tu! RILASSATI

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