25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 13/11/2015, 23:34
Avatar

© Avatar by Tim

Group:
Amici
Posts:
78,193
Location:
Torino/Assisi

Status:


AEJtjdu


ZSho73k

 
Top
view post Posted on 15/11/2015, 09:56
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


eEF3oWO

 
Web  Top
view post Posted on 19/11/2015, 13:17
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


Vzj2WdG

 
Web  Top
view post Posted on 19/11/2015, 18:37
Avatar

Senior Member

Group:
Amici
Posts:
63,147
Location:
Taranto

Status:


IpqJEiB

 
Web  Top
view post Posted on 21/11/2015, 13:47
Avatar

© Avatar by Tim

Group:
Amici
Posts:
78,193
Location:
Torino/Assisi

Status:


 
Top
view post Posted on 22/11/2015, 06:59
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


9GLu3uu



4uy2FNu



3BjXc2m



zsEth9y

 
Web  Top
view post Posted on 22/11/2015, 11:10
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


Loto d'oro

ankH7gY
Giovane donna con i piedi fasciati

Con Loto d'oro o Gigli d'oro si indicano i piedi artificialmente deformati delle donne cinesi. Il nome è dovuto all'andatura precaria e oscillante che assumevano le donne sottoposte a questa pratica, in auge dall'inizio della dinastia Song e durante le dinastie Ming e Qing e gradualmente scomparsa durante la prima metà del XX secolo. Dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese questo termine è considerato inaccettabile e discriminatorio: si prediligono i termini 裹脚 pinyin: gŭojiăo, 缠足 pinyin: chánzú, entrambi significanti "piedi fasciati".

La tecnica

pXEdjrR
Cina, 1902. A sinistra una donna con i piedi non bendata e a destra una donna con i piedi fasciati.


La pianta dei piedi veniva piegata e mantenuta di una lunghezza tra i 7 e i 12 centimetri. Nelle famiglie più ricche ed influenti le bambine venivano fasciate quando erano molto piccole, in base al loro sviluppo, in genere tra i 2 e gli 8 anni; questo rendeva la pratica meno dolorosa e meno traumatica psicologicamente. Nelle classi contadine la fasciatura cominciava più tardi perché le bambine dovevano essere abili al lavoro fino a che non si concordava loro un matrimonio, o fino a che non erano in età da matrimonio, comunque prima dei 15 anni, finché le ossa erano ancora malleabili.
Per deformare i piedi nella loro forma definitiva erano necessari almeno 3 anni, talvolta anche 5 o 10. Per tutta la vita, i piedi necessitavano di continue attenzioni e di scarpine rigide che fossero sufficientemente resistenti da sorreggere il peso della donna. Le scarpette andavano indossate anche di notte affinché la deformazione non regredisse. Dopo la fasciatura il piede assumeva una forma a mezzaluna.
Prima di essere fasciati, i piedi erano lavati e puliti dai residui organici (pelle morta e ulcere), quindi erano cosparsi di allume, avente funzione anti-emorragica e coagulante. La benda era larga cinque cm e lunga fino a tre metri.
La deformazione consisteva in due operazioni distinte:
piegare le quattro dita più piccole (ad esclusione dell'alluce) al di sotto della pianta del piede
avvicinare l'alluce ed il tallone inarcando il collo del piede. Le articolazioni del tarso e le ossa metatarsali venivano progressivamente deformate.
In questo modo i talloni diventano l'unico punto di appoggio, causando l'andatura fluttuante della donna, come il loto che si piega al vento.
Nelle famiglie povere, in cui le ragazze dovevano conservare la capacità di camminare per lavorare, era praticata una fasciatura leggera consistente solo nella prima delle due operazioni (il ripiegamento delle dita). Il piede rimaneva più grande e precludeva il matrimonio con un uomo di ceto elevato. Nella Cina meridionale, era praticato un terzo tipo di fasciatura in cui, invece delle due suddette operazioni, l'alluce veniva piegato all'indietro e verso l'alto.

NwN3p4F
Comparazione radiografica tra un piede normale e un piede fasciato (schema)

La pratica era molto dolorosa, perché il piede non smetteva di crescere ma cresceva deformato: le ossa conseguentemente si frastagliavano per poi saldarsi irregolarmente. Spesso le ossa dei metatarsi si rompevano, o venivano appositamente rotte, così come le articolazioni. Le unghie andavano sempre tagliate molto corte per evitare infezioni, ma nonostante tutti gli accorgimenti una fasciatura poteva portare a infezioni, setticemia, gangrena anche con perdita delle dita. Talvolta era necessario asportare i calli con un coltello o praticare un profondo taglio al di sotto della pianta per asportare la carne eccedente e facilitare l'avvicinamento dell'alluce e del tallone.
I piedi così deformati erano coperti da minuscole scarpine lavorate, fabbricate dalla donna per esaltare la forma del piede e per mostrare le sue doti artigianali; erano accuratamente disegnate per evidenziare la forma arcuata ed appuntita del piede. Ogni scarpina era una forma d'arte ed un passaporto della donna. La dimensione del piede, e la struttura della scarpa dicevano tutto ciò che era necessario su di una donna: la sua capacità di sopportare il dolore, le sue abilità casalinghe.
« Quando avevo sette anni, mia madre mi lavò i piedi, li cosparse di allume e mi tagliò le unghie. Poi mi piegò le dita contro la pianta del piede, legandomele con una fascia lunga tre metri e larga cinque centimetri, cominciando dal piede destro e passando poi al sinistro. Mi ordinò di camminare, ma quando ci provai, il dolore fu insopportabile. Quella notte mi sentii i piedi in fiamme e non riuscii a dormire; mia madre mi picchiò perché piangevo. Nei giorni seguenti cercai di nascondermi, ma fui costretta a camminare sui miei piedi. Dopo alcuni mesi, tutte le dita, tranne l'alluce, erano schiacciate contro la superficie interna. Mia madre mi tolse le bende e lavò il sangue e il pus che mi colavano dai piedi. Mi disse che solo rimuovendo a poco a poco la carne, i miei piedi sarebbero diventati snelli. Ogni due settimane mi mettevo delle scarpe nuove: ogni nuovo paio era di qualche millimetro più piccolo del precedente. D'estate i piedi puzzavano tremendamente di pus e di sangue, d'inverno erano gelidi per la mancanza di circolazione. Le quattro dita arricciate all'indietro sembravano bruchi morti. Ci vollero tre anni perché potessi calzare le scarpe di otto centimetri, le mie caviglie erano sottili, i piedi erano diventati brutti e ricurvi. »

GwYnDfn
Documenti e ornamenti

uESsA7k
Una scarpa per i piedi fasciati, XIX secolo

La fasciatura dei piedi suscita stupore negli Occidentali, ma è stata paragonata al busto, che, oltre a essere doloroso, poteva deformare le costole, gli organi addominali e compromettere la gravidanza.

Storia

Secondo la leggenda, la pratica del Loto d'oro sorse intorno al 900 d.C. da una concubina imperiale. Per accaparrarsi il favore dell'imperatore si era fasciata i piedi con lunghe fasce di seta bianca per poi danzare la Danza della luna sul fiore del Loto.
Durante la dinastia Qing (1644-1912), i reggenti Manciù, che non erano cinesi e non fasciavano i piedi alle loro donne, tentarono inutilmente di eliminare l'usanza attraverso decreti che minacciavano severe sanzioni. Per contro, anche le donne mancesi cominciarono ad emulare la fasciatura usando scarpe affusolate e rialzate, ma senza piegare le dita sotto la pianta e provocare deformazioni. Promotori dell'abolizione della fasciatura e dell'emancipazione femminile, furono i Taiping, i missionari cristiani, gli intellettuali e tutti coloro che vennero in contatto con la cultura occidentale. Anche i Giapponesi, nella Taiwan occupata, promossero la liberazione della donna, soprattutto al fine di sfruttarne la forza lavoro.
In ultimo, la pratica fu abolita ufficialmente da un decreto imperiale del 1902, ma ci vollero 50 anni affinché la pratica scomparisse gradualmente. Il popolo, infatti, offrì molta resistenza al cambiamento delle usanze. Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli strati più poveri della popolazione a continuare la pratica, per i suoi vantaggi in ambito sociale. Quando gli uomini cominciarono a preferire i piedi grandi, per le donne con i piedi fasciati fu una seconda tragedia, perché videro vanificati anni di sofferenze e aspettative.

Aspetti sociali

Anche in Occidente il piede piccolo è considerato bello, basta pensare alle ballerine o alle scarpe con i tacchi a spillo, che causano un'andatura oscillante ed hanno la punta. Si consideri anche la fiaba di Cenerentola.
L'usanza si diffuse inizialmente fra le classi più facoltose della popolazione, per motivi estetici. Ma presto cambiò significato, diventando simbolo di status sociale: una donna con i piedi fasciati, impossibilitata a svolgere lavori pesanti o rurali, aveva un marito facoltoso. Per questo stesso motivo, la pratica cominciò a diffondersi nelle classi meno abbienti che potevano dare in sposa una figlia ad una famiglia facoltosa, stabilendo legami interfamiliari che aumentavano il prestigio della propria famiglia. Le ragazze povere venivano anche vendute come concubine e il prezzo era legato alle dimensioni e alla perfezione dei piedi. L'usanza era tramandata da madre in figlia, allo stesso modo dell'infibulazione.
La pratica fu incoraggiata dal Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una dimostrazione perfetta di sottomissione della donna all'uomo, che legava le donne molto più delle pratiche di menomazione sessuale diffuse in altre zone del mondo. Le donne con i piedi fasciati erano fisicamente dipendenti dal loro uomo, ed era estremamente difficile allontanarsi dalla propria casa a causa della difficoltà di equilibrio. Alla fine la pratica divenne così popolare che una donna che non aveva i piedi fasciati non aveva speranza di contrarre un buon matrimonio, tra le classi meno agiate era addirittura impossibile sposarsi. Era l'unica cosa a cui una donna rispettosa, e una madre premurosa, avevano obbligo di pensare. Una buona fasciatura dei piedi sostituiva qualunque altra dote di una donna:
garantiva che la sposa avrebbe compiaciuto in ogni modo il marito, pur di non essere ripudiata

era prova di un'alta sopportazione del dolore
era dimostrazione di coraggio
era simbolo di docilità caratteriale di una donna.

Tuttavia, la sottomissione della donna non è l'unica chiave, molto occidentale, di lettura. Se le donne erano segregate in casa ed escluse dalla vita pubblica, controllavano però la vita all'interno della famiglia, comandando sui figli e soprattutto sulle figlie. La figura della suocera era spesso la più dispotica. Aspetto molto importante era il passaggio ad uno status sociale superiore attraverso il matrimonio combinato, spesso fin dall'infanzia, tra le famiglie.
I futuri suoceri avevano diritto di controllare prima del matrimonio la dimensione dei piedi. Va notato che per quanto fossero le donne le destinatarie della pratica, le loro vicende furono sempre decise dagli uomini, che inizialmente diffusero il loto d'oro, poi si batterono contro di esso e ne ordinarono la sospensione. Inizialmente l'abbandono della pratica era stato fortemente osteggiato: le donne non fasciate venivano denigrate in pubblico, e le bambine venivano spaventate con la storia dei piedi da elefante; all'interno di ogni famiglia l'ultima decisione sulla pratica era affidata alla donna più anziana della famiglia, ed era più facile che disconoscesse la bambina prima di acconsentire a toglierle le fasce: una donna con i "piedi grandi" era considerata viziata, poco adattabile, una moglie non condiscendente che difficilmente avrebbe avuto la forza di appoggiare il marito nella sua vita pubblica.

Erotismo

Il piede fasciato, piccolo e a forma di mezzaluna, suscitava un forte impulso erotico negli uomini cinesi, che bramavano toccarlo. Esistevano diverse tecniche di manipolazione e il piede veniva anche portato alla bocca. La punta dei piedi che sporge dall'orlo dei pantaloni, spesso sottolineato da un bordo colorato, svolgeva la stessa funzione dei seni in Occidente, stimolando l'immaginazione e partecipando al gioco del mostrare e nascondere. Le difficoltà di deambulazione costringevano ad un'andatura oscillante, come del resto i tacchi a spillo, e mantenevano i muscoli delle gambe sempre in tensione, modellandole. Gli uomini ritenevano che la diversa andatura stimolasse l'ingrossamento dei muscoli adduttori delle gambe (muscoli che avvicinano le gambe fra loro), provocando così un restringimento della vagina.

Il revisionismo di Dorothy Ko

Dorothy Ko, cattedra di storia alla Columbia University, contesta l'immagine fortemente negativa dell'usanza, spiegando che gli Occidentali vennero a contatto della realtà cinese solo negli ultimi due secoli, quando la fasciatura dei piedi fu condotta ai suoi eccessi. Nei secoli precedenti le fasciature non erano così strette da compromettere i movimenti e la vita sociale delle donne. Esistevano infatti alcuni accessori destinati all'uso esterno, come i para pioggia; anche in tempi recenti una parte delle donne con i piedi fasciati era in grado di svolgere attività lavorative e pubbliche. In un primo periodo, inoltre, le scarpe erano piccole e appuntite, ma i piedi non venivano fasciati né deformati. Furono soprattutto le donne a sviluppare la tradizione, in qualità di moda e attrattiva estetica.

Oggi

In molti mercatini cinesi si possono tuttora trovare in vendita le scarpine indossabili da chi praticava il Loto d'oro, così piccole da dubitare che non una donna adulta, ma persino una bambina potesse indossarle.


fonte

 
Web  Top
view post Posted on 24/11/2015, 14:32
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


zFfqJ5f

 
Web  Top
view post Posted on 24/11/2015, 19:25
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


La violenza sulle donne private della libertà e violate nell’animo

Cosa significa essere vittime di violenza? Essere picchiate, violentate, stuprate? Non solo. La violenza sulle donne è privazione della libertà, manipolazione e riduzione in una schiavitù psicologica dalla quale si riesce ad uscire solo se aiutate. Non voltiamo il nostro sguardo altrove, ascoltiamoci.


jRb6q0M

Avete presente quei sogni in cui non riesci a correre? Le gambe sono pesantissime, non ti muovi di un passo, ma dentro di te stai combattendo e ti ripeti che è pura finzione e che quindi se vuoi puoi scappare, ma tanto poi alla fine non ce la fai e ti svegli angosciata.

Avete presente quei sogni in cui non riesci a raggiungere il fondo di una strada? Cammini, cammini, cammini, ma diventi sempre più piccola, mentre il percorso si fa sempre più lungo, non ti arrendi, ti ripeti che è pura finzione, prosegui cercando di raggiungere il tuo obiettivo, ma tanto poi alla fine non ce la fai e ti svegli angosciata.

Avete presente quei sogni in cui non riesci a difenderti da un'aggressione? Combatti, ti copri con le braccia e le mani eppure vieni colpita, a volte con un coltello altre con una pistola, ma non riesci a vedere in faccia il colpevole, il dolore non lo percepisci e ti ripeti che è pura finzione, che tanto non morirai, ma poi alla fine non ce la fai e ti sveglia angosciata.

Avete presente cosa significhi rivedersi in questi sogni con la consapevolezza che purtroppo rappresentano la vostra realtà?

L'impossibilità di fuggire, l'incapacità di liberarsi, l'indifferenza del dolore dai quali non ci si sveglia, ma dai quali ci si nasconde, negando l'innegabile, giustificando l'ingiustificabile, arrendendosi alla resa. Come un cane che, legato ad una catena, continua comunque a fare la guardia e a scodinzolare di gioia quando vede il suo carceriere.

Quando parliamo di violenza sulle donne spesso ci immaginiamo le botte, i lividi, il sangue, la morte, ma questi sono solo la punta di un iceberg e sono forse ciò che ferisce meno.

Come fa quella donna a non lasciare il compagno che la picchia?

Perché ci si abitua a tutto? Perché si ha paura? Perché ci si arrende? Perché si pensa che quella sia la vita toccata in sorte?

Probabilmente per tutti questi motivi. Ma alla base di una violenza c'è la privazione della libertà, la libertà di dire no. Un divieto che un subdolo manipolatore violento non impone direttamente, ma attraverso un sottile lavoro di lavaggio del cervello incentrato sul bisogno di amare e di essere amata, sul senso di colpa, sul disagio e sulla poca autostima.

Può iniziare con un'innocente richiesta di “non indossare la gonna quando si esce sole con le amiche”, una gelosia giustificata dal senso di possesso che, se in prima istanza può gratificare, nella realtà dei fatti mostra solo l'impotenza e la pochezza dell'uomo con cui abbiamo a che fare, un individuo che in cuor suo sa di non valere e spera che non ce ne accorgiamo. La gelosia è forse un gioco intrigante, ma pur sempre pericoloso. In ogni caso non è amore. Amore è fiducia, è rispetto, è, ancora una volta, libertà.

La violenza su una donna non è solo provocarle dolore fisico, ma annullarla psicologicamente. E dal nulla è difficile scappare.

Chiedete a vostra sorella, a vostra madre, ad una vostra amica come si sente quando sceglie di indossare un paio di pantaloni invece di una gonna quando sa che deve prendere la metropolitana o passare attraverso un quartiere poco raccomandabile, o quando sceglie di indossare una maglietta accollata perché il collega e il capo altrimenti le guarderebbero il seno, o quando passeggia da sola di sera in città.

La consapevolezza di essere vulnerabili è violenza.

La consapevolezza di non essere in grado di difendersi da sole è violenza.

La consapevolezza di non poter scontrarsi alla pari è violenza.

Il 35% di noi è stata vittima di violenza fisica o sessuale, significa che 1,27 miliardi di donne (su 3,64 miliardi) sono state stuprate, picchiate e violate. Ma quante sarebbero se si includesse anche la violenza psicologica?

E non basta affidarci alla nostra forza e ripeterci che a noi non capiterà mai, perché può accadere a chiunque. Per questo dobbiamo sempre essere buone complici e saperci consigliare e aiutare, leggere tra le righe dei racconti della vicina, della collega o dell'amica e non limitarci a credere che non sia un problema nostro o che chi ha bisogno di aiuto sa dove trovarci, perché non tutti riescono a far sentire la propria voce

[Foto copertina di Mitya Ku]



fonte



Violenza sulle donne: in Italia in 7 milioni hanno subito abusi

Domani sarà la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. In Italia sono sei milioni e 788 mila le donne hanno subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza, il 31,5% della popolazione femminile che ha tra i 16 e i 70 anni. Polemiche sugli strumenti per combattere gli abusi.


KIKm2Gg

Domani sarà la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza voluta con la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999 dall'Onu. Per le Nazioni Unite, il 35% delle donne del mondo ha subito una violenza fisica o sessuale, da parte del proprio partner o di un'altra persona. Il nostro paese non fa eccezione: in Italia, secondo i dati Istat di giugno, sono sei milioni e 788 mila le donne hanno subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza. Un numero che equivale al 31,5% della popolazione femminile che nel nostro paese ha tra i 16 e i 70 anni. Una violenza che può essere fisica, come nel 20,2% dei casi o sessuale (21%), fino ad arrivare fino a stupri o tentati stupri (5,4%).

In tutto nel nostro paese sono 652 mila le donne che sono state vittime di stupri e 746 mila di tentati stupri. Numeri in calo rispetto all'ultima indagine: negli ultimi cinque anni le violenze sono passate dal 13,3% all'11,3%, rispetto ai 5 anni precedenti il 2006. Nonostante sia diffusa la convinzione che ci siano gruppi sociali più pericolosi, la situazione è praticamente identica, sia che si parli di straniere o di italiane. Le due categorie hanno subito violenza fisica o sessuale in misura molto simile nel corso della loro vita: 31,3% contro 31,5%. La differenza, semmai, è nel "tipo" di violenza più frequente: fisica fra le straniere (25,7% contro 19,6%), sessuale tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Nonostante questo, le donne straniere corrono maggiormente il rischio di essere stuprate – il 7,7% di loro, contro il 5,1% delle italiane.

In 3 milioni 466 mila hanno subìto stalking nel corso della propria vita, il 16,1% della popolazione femminile. Un milione 524 mila di queste l'ha subìto dall'ex partner, 2 milioni 229 mila da persone diverse dall'ex fidanzato o marito.

La violenza e il "troppo amore"

Qualche giorno fa il Rapporto sulla violenza contro le donne e gli stereotipi di genere "Rosa shocking 2", curato da WeWorld Onlus, aveva fatto emergere un dato preoccupante sui giovani italiani tra i 18 e i 29 anni. Per il 32% di loro, gli episodi di violenza andrebbero affrontati tra le mura domestiche. Non solo: la violenza istintiva, il raptus, è per il 25% dei ragazzi "giustificato dal troppo amore", o dal fatto che le donne possano esasperare gli uomini. In effetti, anche secondo l'Istat, sono i partner – attuali o ex – a compiere le violenze più gravi: il 62,7% degli stupri è commesso da un convivente, un marito, un fidanzato, o qualcuno che lo è stato. Gli sconosciuti sono autori prevalenti di molestie sessuali – 76,8%.

Ma violenza tra le mura di casa vuol dire anche davanti a figli che assistono. Un numero in crescita, se si considera che le vittime con prole sono aumentate: dal 60,3% del dato del 2006 al 65,2% rilevato nel 2014. Nonostante questo, la violenza fisica e sessuale da parte di partner o ex partner è in calo rispetto all'ultimo rapporto Istat: dal 5,1% al 4% la fisica, dal 2,8% al 2% la sessuale. La diminuzione più sensibile è per la categoria delle studentesse: i casi passano dal 17,1% all'11,9% per gli ex partner, dal 5,3% al 2,4% per partner attuale e dal 26,5% al 22% per gli sconosciuti. Sono scesi anche gli episodi di violenza psicologica da parte di fidanzati o mariti: il dato è di 26,4% contro il 42,3%. Il fatto che le donne riescano a uscire da relazioni violente significa, per l'Istat, che sempre più spesso considerano le vessazioni subite un reato – dal 14,3% al 29,6% per la violenza da partner- e, conseguentemente, le denunciano alle forze dell'ordine. Un numero in crescita ma ancora basso: dal 6,7% all'11,8%. La violenza viene più spesso confidata a qualcuno (dal 67,8% al 75,9%) o raccontata verso centri specializzati o sportelli (dal 2,4% al 4,9%). Una situazione che riguarda non solo le vessazioni subite in casa o dal partner, ma anche dagli sconosciuti.

Se da un lato ci sono segnali positivi, dall'altro le violenze sono diventate più gravi. Sono aumentate quelle che hanno causato ferite, passate dal 26,3% al 40,2% tra quelle a opera dei partner. Ed è cresciuto anche il numero delle donne che hanno temuto per la propria vita: dal 18,8% del 2006 si è arrivati al 34,5% del 2014.

Poca trasparenza nei fondi per i centri antiviolenza

Il governo con la legge 15 ottobre 2013 n. 119 – la "legge sul femminicidio" – ha stanziato 17 milioni di euro (diventati poi 16 milioni e 450 mila) per il biennio 2013/2014 destinati alle case anti violenza e ai centri rifugio per donne in difficoltà. Il dipartimento Pari Opportunità ha pubblicato questa settimana un monitoraggio che sintetizza l’entità e l’uso dei fondi nazionali arrivati alle Regioni.

Secondo una ricerca di ActionAid, però, solo sette amministrazioni locali – Veneto, Piemonte, Puglia, Sardegna e Sicilia, Firenze e Pistoia – fanno sapere in modo chiaro e trasparente come stanno utilizzando i fondi. Per le altre i dati sono frammentari, deducibili reperendo altri atti amministrativi o recuperabili a causa del numero ridotto di strutture presenti. Per il resto delle Regioni non è stato invece possibile reperire alcun dato. Per Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid, "la mancanza di dati e informazioni complete su come sono stati spesi i fondi stanziati attraverso la Legge 119/2013 rimane un fatto grave. La trasparenza è un presupposto per poter valutare gli interventi e disegnare strategie future".

Secondo l'analisi, il finanziamento medio per centro varia molto da Regione a Regione: circa 60mila in Piemonte, 30 mila in Veneto e Sardegna, 12mila euro in Puglia, 8 mila in Sicilia, 12 mila nelle ex province di Firenze e Pistoia, 6mila in Abruzzo e Val d’Aosta. In Veneto – una delle Regioni più trasparenti – non si è riusciti a erogare tutti i fondi stanziati tramite bando per carenza di strutture idonee. Tra gli enti più trasparenti c’è anche la Sicilia, "che ha reso reperibile la lista dei centri ma ha deliberato in ritardo – nella primavera del 2015 – rispetto alla scadenza fissate dal Governo a fine dicembre 2014".

Secondo la rete dei centri antiviolenza Di.Re – Donne in Rete contro la violenza, gran parte di quanto stanziato nel 2013/2014 non è arrivato a destinazione. Tra l'altro, "in sole sei Regioni c’è stato confronto fra l’Ente locale e le Associazioni per impostare la spesa. Nella stragrande maggioranza delle Regioni i finanziamenti non sono ancora stati spesi e talvolta non si è provveduto neppure all’impegno. Molti uffici regionali tendono a distribuire le risorse a fruitori non specializzati, anche senza alcuna esperienza. Manca una valutazione delle priorità per le donne che subiscono violenza, che può essere fatta soltanto ascoltando i Centri e le Case che operano già da anni e conoscono bene le fragilità del sistema".

La Convenzione di Istanbul

L'Italia ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, più nota come Convenzione di Istanbul, uno strumento con lo scopo di "prevenire e contrastare la violenza intrafamiliare e altre specifiche forme di violenza contro le donne, di proteggere e fornire sostegno alle vittime di questa violenza nonché di perseguire gli autori".

Secondo le legali delle case delle donne e dei centri antiviolenza della D.i.Re, però, nel nostro paese sarebbero diffuse alcune prassi giudiziarie che minano l'attuazione degli obiettivi della convenzione. Per l'associazione, "l’accesso alla giustizia e la conseguente richiesta di tutela per la propria incolumità psicofisica è pregiudicato dalla non tempestività dell’intervento da parte degli operatori coinvolti in violazione degli articoli 49 e 50 della Convenzione". Le forze dell'ordine "non sempre trasmettono con immediatezza la notizia di reato alle Procure, così ritardando l’immediata iscrizione della notizia di reato e lasciando la donna priva di tutela proprio nel momento di massimo rischio per la sua incolumità". Dopo la presentazione della denuncia, infatti, solitamente l'uomo diventa più violento, per punire la scelta della donna.

Le legali lamentano poi il fatto che spesso l'autorità giudiziaria sottovaluti la pericolosità dell’uomo violento: "non si applicano le misure cautelari idonee a prevenire fatti di violenza più gravi di quelli denunciati, poche volte si procede, in caso di violazione della misura cautelare, all’aggravamento delle stesse, troppo spesso la misura cautelare perde di efficacia prima della sentenza di primo grado". Prassi che per l'associazione violano gli obblighi della Convenzione. "Non è un caso che nella maggioranza dei casi le donne sono state uccise dai partner o ex partner dopo aver presentato la querela".

Di.Re denuncia ritardi anche in sede civile – otto/dieci mesi per un'udienza di separazione – e poche tutele tutele per i minori: "troppo spesso viene disposto l’affidamento condiviso dei figli minori senza tener conto della pendenza di un processo penale per maltrattamenti nei confronti del padre oppure dell’applicazione di misure cautelari emesse dal tribunale penale e, a volte, anche della sentenza di condanna per maltrattamenti".



fonte

 
Web  Top
view post Posted on 25/11/2015, 06:47
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


V5fRwV0
 
Web  Top
view post Posted on 25/11/2015, 15:01
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


PRMLB2d



oFg1pEP



wv0hvwU

 
Web  Top
view post Posted on 5/11/2016, 07:04
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


Xbqlim4

 
Web  Top
view post Posted on 6/11/2016, 06:21
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


ANWAnPg



Sibg0ty



FppW992



immagini fonte fb

 
Web  Top
view post Posted on 11/11/2016, 11:34
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


Bruciata viva dal marito, Angela e le altre: i femminicidi più cruenti del 2016

Angela Deppiu è morta bruciata viva nella sua villetta di Sassari. La donna è stata picchiata selvaggiamente, cosparsa di benzina e data alle fiamme dal marito. È solo l'ultima vita di una strage di mogli, madri e figlie che solo nell'ultimo anno ha mietuto centinaia di vittime.


ODRpjA4
in foto: Carla Caiazzo, Sara Di Pietrantonio e Giuia Ballestri. Solo la prima è sopravvissuta alla furia del compagno

Angela Deppiu, 66 anni è morta bruciata viva nella sua villetta alla periferia di Sassari, in Sardegna. È stata picchiata selvaggiamente dal marito Nicola Amadu, 67 anni, suo compagno da oltre 40 anni e padre dei suoi figli. La sua "colpa" era quella di aver chiesto la separazione. Suo marito l'ha presa a pugni e calci, poi l'ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. Avvolta nelle fiamme, Angela ha trovato la forza di alzarsi e correre verso l'ingresso della villetta in un disperato, tragico tentativo di sfuggire a una morte orribile. La mamma di Sassari è solo l'ultima delle vittime di una strage silenziosa che ogni anno porta via madri, mogli, compagne.

Tutte si spengono per mano degli uomini che le hanno amate o hanno creduto di farlo. Spesso la scintilla che innesca la furia omicida è la fine della relazione. Un tempo questo genere di delitti godeva di attenuanti specifiche nel caso che la vittima fosse considerata una moglie infedele. I "delitti d'onore" erano normati dalla legge e prevedevano pene ridotte per chi commettesse omicidio, ‘in stato d'ira', nei confronti del coniuge, figlia e sorella, a seguito di ‘illegittima relazione carnale'. Solo nel 1981 la legge 442 cancellò i concetti di ‘nozze riparatrici' e di ‘delitto d'onore'. Il retaggio della legittimità di un omicidio "carnale", istillato nell'immaginario comune dalle leggi e dalla morale del Ventennio, però, sembra non essere mai stato cancellato se nel 2016 la risposta all'interruzione di una relazione o al rifiuto sessuale è ancora la violenza. In Italia, i due terzi delle vittime di omicidio in ambito familiare sono donne. Il 16% delle donne è stata vittima di episodi di stalking e circa il 30% ha subìto violenza fisica (percosse, aggressioni con l'acido e altri episodi) o sessuale. Ecco quali sono i casi di cronaca più cruenti dell'ultimo anno.

Stefania Formicola, uccisa a colpi di pistola dal marito

È stata uccisa a 33 anni a Sant'Antimo (Napoli), 19 ottobre. Il marito, Carmine D'Aponte, le ha sparato con la sua pistola legalmente detenuta dopo che lei aveva palesato la volontà di separarsi. Stefania ha lasciato due bambini di 4 e un anno.

IFwhTK2

Giulia Ballestri, ammazzata a bastonate

Giulia Ballestri, 39 anni, è stata uccisa a bastonate nella villa di famiglia in via Padre Genocchi a Ravenna lo scorso 18 ottobre. Della sua morte è accusato il marito e padre dei suoi due figli Matteo Cagnoni dal quale la donna si stava separando dopo aver intrapreso una nuova relazione. L'uomo, noto dermatologo assiduo dei salotti televisivi, aveva sostenuto un evento contro il femminicidio un anno prima della morte della moglie.

9hmiVPV

Elisa Pavarani, uccisa a coltellate

Elisa Pavarani, 30 anni, è stata uccisa a coltellate a Parma lo scorso 10 settembre. Per il suo omicidio è stato arrestato l'ex compagno, Luigi Colla, 42 anni, saldatore. Era stata Elisa a chiudere la loro storia.

FX3OSR4

Diana Gogoroia, sgozzata dal marito

Antonio Missud, 51 anni è accusato dell'omicidio della moglie Diana Gogoroia, sgozzata lo scorso 10 luglio a Torino. Dopo aver tagliato la gola alla 36enne l'uomo si è suicidato impiccandosi.

ueqemH2

Michela Di Baldo, freddata a colpi di pistola

Manuel Venier, 37 anni, ex guardia giurata, ha ucciso l'ex fidanzata a colpi di pistola lo scorso 8 giugno a Spilimbergo (Pordeonone) e poi si è tolto la vita. L'uomo non accettava la fine della loro relazione.

d5ustDU

Sara di Pietrantonio, strangolata e bruciata a 22 anni

Sara di Pietrantonio, 22 anni, è stata strangolata la notte tra il 28 e il 29 maggio a Roma. Il suo corpo è stato dato alle fiamme dall'assassino ex fidanzato Vincenzo Paduano, reo confesso. Lo aveva lasciato alcuni giorni prima.

KLB1rW8

La strage di Rovigo: Rodica giustiziata dal marito insieme alla madre

Afrim Begu ha ucciso la moglie Rodica Monteanu nel casolare a Fenil del Turco, una frazione di Rovigo lo scorso 27 febbraio. L'uomo ha fatto inginocchiare la moglie e le ha sparato, poi ha freddato la suocera e ferito il compagno di lei. Infine, ha puntato l'arma contro se stesso e si è tolto la vita.

C6XVZ6c

Isabella Noventa, uccisa con un martello dall'ex


È stata uccisa il 15 gennaio 2016 dall'ex fidanzato Freddy Sorgato in concorso con la sorella Debora e l'amante Manuela Cacco. È stata colpita con un martello. Il suo corpo non è mai stato trovato.

yR5Y9oW

Larisa Elena e la madre Mirela, fatte a pezzi e gettate nell'Adige

Il 13 febbraio la 12 anni Larisa è stata uccisa ad Albaredo d'Adige (Verona) per mano del fratellastro Andrei Filip, 20 anni. La piccola è stata strangolata per aver assistito all'omicidio della madre, uccisa a coltellate. I corpi delle vittime sono stati successivamente fatti a pezzi e gettati nell'Adige.

6Yv6PIt

Marina Havrylyuk e la figlioletta Katia uccise con un'ascia

Volodymir Havrylyukha ucciso la mohlie Marina Havrylyuk e la loro figlioletta Katia, 4 anni. La 30enne e la bimba sono state finite a colpi di ascia nella loro abitazione di Licola (Napoli) lo scorso 9 gennaio.

9dAUojG

Carla Caiazzo, arsa viva dal compagno all'ottavo mese di gravidanza

xKDTtDM

Carla Caiazzo è stata aggredita dal compagno Paolo Pietropaolo il 1 febbraio 2016. L'uomo l'ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco al culmine di una lite. Carla era incinta di 8 mesi della piccola Giulia Pia. La bimba è stata fatta nascere con un intervento d'urgenza mentre la madre era in coma. Carla è sopravvissuta al tentato omicidio e continua a sostenere dolorose e costose terapie per le ustioni. È diventata un simbolo della lotta alla violenza sulle donne.

fanpage.it

fonte

 
Web  Top
view post Posted on 13/11/2016, 12:49
Avatar

Millennium Member

Group:
Founder
Posts:
218,383
Location:
bologna

Status:


V5g7u2J

 
Web  Top
209 replies since 23/11/2012, 21:12   14630 views
  Share