25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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view post Posted on 22/11/2023, 19:08
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Claudia Gerini e Actionaid lanciano ‘Black Freeday’, la campagna contro i tagli ai fondi per la prevenzione contro la violenza sulle donne

Tra via del Corso e via Frattina, a Roma, un maxi cartellone per denunciare la decurtazione del 70% rispetto al 2022

Redazione


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Un cartellone luminoso in dimensioni mega da oggi campeggia tra via Frattina e via del Corso, cuore nevralgico dello shopping capitolino. Il volto di una donna esce dall’ombra e sovrasta la scritta a intermittenza: ‘Black Freeday -70%’. Ma non è uno sconto, non è il Black Friday. È il taglio che i fondi sulla prevenzione contro la violenza di genere hanno subito rispetto al 2022. E quel cartellone non è una pubblicità, ma una campagna di denuncia lanciata da Actionaid in vista del 25 novembre, Giornata per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne. A rafforzare il messaggio c’è Claudia Gerini, attrice e testimonial sensibile al tema della violenza sulle donne.

Le persone si fermano, le chiedono autografi, selfie, foto di gruppo. Lei sorride, non dice di no, sa che anche quello è un modo per attirare l’attenzione sul tema. “La violenza contro le donne in Italia è quotidiana- dice Gerini- Si manifesta in molti modi diversi, e devasta la vita di chi la subisce senza eccezioni. Intervenire in supporto di queste donne è fondamentale, ma arrivare dopo non basta. È necessario contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme, prima che si verifichi. Per questo fare sconti sulla prevenzione non è ammissibile“.

Uno sconto “incredibile che batte tutte le offerte del Black Friday e che arriva dall’attuale Governo”, ribadisce Actionaid. Il -70% è decurtato dagli oltre 17 milioni di euro del 2022, che così si abbassano a 5 milioni stanziati per il 2023. Eppure i numeri “sono abominevoli e non possono passare inosservati”, riprende l’attrice: “In Italia sono quasi 7 milioni le donne che hanno subito violenza fisica, oltre 2 milioni sono quelle che subiscono stalking e milioni coloro che subiscono violenza economica e psicologica. E dall’inizio dell’anno- scandisce Gerini- sono 104 i femminicidi“.

Per questo ActionAid con la campagna Black Freeday chiede al Governo “una strategia di prevenzione di medio e lungo periodo che agisca sulla diffusa cultura maschilista in Italia, che produce discriminazioni e violenza contro le bambine, le ragazze e le donne”.

LA CAMPAGNA

“In 10 anni- dice Katia Scannavini, vicesegretaria generale Actionaid Italia- le risorse economiche stanziate per la Legge sul femminicidio per il sistema antiviolenza sono aumentate del 156%, ma il numero delle donne uccise da uomini in ambito familiare-affettivo non è diminuito, restando simile di anno in anno. Questo dimostra come siano state inadeguate le politiche antiviolenza adottate, con una forte penalizzazione dei fondi destinati alla prevenzione, che nell’ultimo triennio sono stati solo il 12% del totale. Con la campagna Black Freeday vogliamo chiedere al Governo e al Parlamento di costruire davvero un futuro libero dalla violenza per bambine e ragazze, perché senza fondi sufficienti e politiche mirate alla prevenzione si continuerà ad intervenire sempre e solo in risposta alle violenze già subite dalle donne”.

I DATI SU RISORSE ECONOMICHE E POLITICHE ANTIVIOLENZA

Qual è stato l’effettivo impegno di Governo e Parlamento nello sradicare un fenomeno sistemico che ha luogo dentro e fuori le mura domestiche, e che colpisce donne di ogni età, nazionalità e classe sociale? È la domanda a cui risponde lo studio di Actionaid Prevenzione sottocosto: “Nei 10 anni della Legge 119/2013, le risorse allocate hanno avuto una crescita importante, il maggiore incremento di fondi (67%) si è avuto tra il 2020 e il 2023, periodo in cui lo Stato ha impegnato circa 248,8 milioni di euro. Di questi, solo il 12%, cioè 30,9 milioni di euro, sono stati destinati alla prevenzione. E per gli interventi di educazione e sensibilizzazione che hanno l’obiettivo di scardinare norme e comportamenti sociali che producono e riproducono la violenza, la cosiddetta prevenzione primaria, è stato stanziato solo il 5,6% rispetto al totale dei fondi antiviolenza 2020-2023. Ma l’urgenza di intervenire sulla prevenzione primaria con azioni di impatto e lunga durata- spiega Actionaid- è evidenziata anche dai dati mondiali del Gender Social Norm Index delle Nazioni Unite (Undp 2023), che misura stereotipi e credenze che danno vita alle diseguaglianze di genere. Oggi, rivela l’Indice, più di un quarto della popolazione mondiale ritiene giustificabile che un uomo picchi la moglie. L’Italia ha indici particolarmente preoccupanti: il 61.58% della popolazione italiana ha pregiudizi contro le donne e il 45% ha convinzioni che possono condurre a giustificare la violenza fisica, sessuale e psicologica da parte del partner. In confronto, la Spagna negli anni ha fatto meglio di noi: c’è solo il 50,74% della popolazione con pregiudizi e il 29% che giustifica la violenza. Solo un lavoro culturale che contrasti le consuetudini e i modelli di violenza contro le donne e le ragazze può quindi invertire la rotta”.



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“Puttana, ti rovino”: l’Emilia-Romagna denuncia la violenza sulle donne con dei manifesti sui muri

La campagna choc della regione per sensibilizzare, 12 manifesti per 2024

Redazione


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BOLOGNA – “Se mi lasci ti rovino”, “Puttana”, “Dove cazzo sei stata? Dammi il cellulare”, “Stai zitta, devi obbedirmi”. La Regione Emilia-Romagna sceglie frasi dure come schiaffi per sensibilizzare la popolazione contro la violenza sulle donne: frasi che per tutto il 2024 sarà possibile leggere nelle strade e nelle piazze attraverso “Se te lo dice è violenza”, la nuova campagna di comunicazione ideata dalla Regione che partirà da gennaio. Si tratta di 12 frasi violente rivolte dagli uomini alle donne: una per ciascun mese del prossimo anno.

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“Ciò che sta accadendo non è un’emergenza, è un problema sociale“, affermano il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessora alle Pari opportunità Barbara Lori. “Praticamente ogni giorno- affermano- leggiamo di donne picchiate o uccise da compagni ed ex. L’ultimo caso è quello di Giulia Cecchettin, ma purtroppo ce ne sono molti altri. Anche negli ultimi giorni in Emilia-Romagna ci sono stati episodi gravissimi di donne scampate per miracolo alla violenza dei partner. È arrivato il momento di rispondere con la stessa forza. Serve informare e educare a un modello relazionale sano e mai dominante, a partire dalle scuole. Ma serve, subito, andare oltre finte cautele, per aiutare le donne a riconoscere la violenza in tempo, prima che degeneri, e fare in modo che chiedano sostegno alla rete dei servizi sul territorio, ai Centri antiviolenza. Perché la violenza psicologica non invisibile, si vede benissimo“.

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Con questa campagna, affermano ancora Bonaccini e Lori, “diciamo concretamente cosa significa umiliare una donna, facendo esempi concreti, scrivendo chiaramente le frasi dette dagli uomini, risultato di una cultura patriarcale che deve cessare, affermazioni che non possono essere considerate normali: sono violente e nessuna donna deve mai sentirsele dire. Sopportarle in silenzio, mentre il tempo passa, ha conseguenze negative per l’autostima e potrebbe averne per l’incolumità fisica. Basta”.

I femminicidi “sono la ‘punta dell’iceberg’ di un fenomeno molto più esteso, che è la violenza di genere. Espressione di un pensiero patriarcale, arcaico, seppure ancora molto radicato, la cui più diffusa manifestazione è la violenza psicologica”, sottolinea Cristina Magnani, presidente del coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. “Questa è terreno fertile di ogni altro abuso. L’emersione dalla società della violenza di genere presuppone un radicale cambiamento culturale. Non ci può essere cambiamento senza riconoscimento di cosa sia la violenza. Per questo è importante chiarire che le parole non sono indifferenti. Insulti, denigrazioni, svilimenti sono il primo segnale di una personalità prepotente, padronale e costituiscono violenza essi stessi. E’ importante che la società non sia assuefatta a determinate espressioni, lesive della dignità e del decoro delle donne, ma le riconosca per quello che sono: atti di violenza. Per questo la campagna ‘se te lo dice è violenza’ è un passo importante per orientare le coscienze al cambiamento culturale, al rispetto della donna”.



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Donna: né sottomessa né devota, ti voglio bella, libera e folle












Donna: né sottomessa né devota, ti voglio bella, libera e folle, questa frase rimane ancora oggi una delle più belle mai pronunciate sul genere femminile. Purtroppo ai giorni nostri è ancora necessario ricordarlo, e non possiamo negare che ci resta ancora molta strada da percorrere affinché tutti comprendano e mettano in pratica questa frase.

Non si tratta di essere uomini o donne, quindi, ma di avere rispetto del mondo e di tutte le persone che lo abitano. Lasciamo da parte gli stereotipi che portano a pensare che una donna debba solo sfruttare il proprio corpo, ignorare i suoi bisogni e sacrificarsi per gli altri fino all'esaurimento.

È essenziale smettere di alimentare l'idea della donna come persona che deve compiacere gli altri, senza aspettative né bisogni personali. Dobbiamo riprendere in mano la nostra identità, toglierci quella maschera che a volte indossiamo da sole, e rivendicare il nostro diritto a vivere la nostra vita come meglio crediamo.


La donna non sottomessa, lontana dal dominio


Come sostiene la scrittrice spagnola Alicia Giménez Bartlett, le donne d'oggi non hanno bisogno di nessuno che le assecondi. Ma la verità è che essere donna in un mondo che a volte sembra fatto su misura per gli uomini non è sempre facile, perché alcune idee sono radicate dentro di noi e ci fanno cadere nei pregiudizi senza nemmeno rendercene conto.
 
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Segnale di aiuto



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Descrizione del segnale

Il segnale di aiuto, o segnale di aiuto della violenza domestica, è un gesto con una mano sola che può essere utilizzato, durante una videochiamata o di persona, per avvisare gli altri che ci si trova sotto minaccia e si ha bisogno di aiuto. È stato originariamente creato come strumento per combattere l'aumento dei casi di violenza domestica in tutto il mondo a seguito delle misure di autoisolamento legate alla pandemia COVID-19.

Descrizione

Il segnale viene eseguito tenendo la mano in alto con il pollice piegato nel palmo, quindi piegando le altre dita verso il basso, intrappolando simbolicamente il pollice tra le dita. È stato intenzionalmente progettato come un unico movimento continuo della mano, piuttosto che un segno tenuto in una posizione, che potrebbe essere facilmente visibile.

Il segnale di aiuto è stato introdotto per la prima volta in Canada dalla Canadian Women's Foundation il 14 aprile 2020 e il 28 aprile 2020 negli Stati Uniti dalla Women's Funding Network (WFN). Ha ricevuto elogi diffusi da media nazionali e internazionali per aver contribuito a fornire una soluzione moderna al problema dell'aumento dei casi di violenza domestica.

Il segnale è stato riconosciuto da oltre 40 organizzazioni in Canada e negli Stati Uniti come uno strumento utile per aiutare a combattere la violenza domestica.

Affrontando le preoccupazioni che gli autori di abusi possano venire a conoscenza di un'iniziativa online così diffusa, la Canadian Women's Foundation e altre organizzazioni hanno chiarito che questo segnale non è "qualcosa che salverà la situazione", ma piuttosto uno strumento che qualcuno potrebbe usare per ottenere aiuto.

Sono state anche create istruzioni su cosa fare se un individuo vede il segnale e su come effettuare la segnalazione in sicurezza.



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Signal For Help, il gesto che può salvare le donne dalla violenza: come riconoscerlo e cosa fare

Il lockdown ha fatto esplodere i casi di violenza domestica, rendendo difficile chiedere aiuto. Un’associazione canadese ha pensato a un semplice gesto per segnalare un pericolo in corso, un “sos silenzioso” da lanciare durante una videochiamata con gli amici o quando si riceve una consegna a domicilio.

A cura di Beatrice Manca


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Madison van Rijn

Tra i tanti effetti secondari del Covid e del lockdown c'è l'impennata dei casi di violenza domestica in tutto il mondo, Italia compresa: il luogo che dovrebbe essere più sicuro, la casa, diventa spesso la prigione da cui è impossibile scappare. Così molte donne si sono trovate costrette a stare tutto il giorno insieme al proprio aggressore, facendo impennare i casi di violenza e di femminicidio. Denunciare per troppe donne è difficile, per questo le associazioni hanno pensato a modi semplici per chiedere e ricevere aiuto: gesti apparentemente banali che possono salvare una vita. Un esempio è il "Signal For Help", lanciato dall'associazione "Canadian Women's Foundation" proprio durante il lockdown.

Cos'è il Signal For Help e quando si usa

Il gesto è semplice da fare: si piega il pollice della mano, lasciando prima le quattro dita in alto e poi chiudendole a pugno. Lo scopo è lanciare un sos silenzioso in una situazione quotidiana, che non venga notata dal partner violento. Per esempio si può usare durante una videochiamata con amici, colleghi o parenti mentre si parla di tutt'altro o ci si scambiano ricette. Oppure con il fattorino che consegna la cena, o con il corriere o il postino. Non si lasciano tracce digitali e non si corre il rischio di essere ascoltati, uno dei motivi per cui le donne che vivono in contesti violenti hanno paura di telefonare alla polizia o ai centri che potrebbero aiutarle.

Cosa fare se si vede il Signal For Help

Chi è dall'altra parte ovviamente non può mettere la vittima in condizione di esporsi, per esempio facendole domande ad alta voce: l'ideale è dimostrare di aver capito (magari annuendo) e poi avvertire le autorità, per esempio telefonando al numero anti-violenza 1522, che è sempre gratuito. Per questo è importante che tutti imparino a riconoscerlo: potrebbe bastare un attimo per salvare una donna dalle violenze.

fanpage.it

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“Canto delle donne” di Alda Merini

Io canto le donne prevaricate dai bruti
la loro sana bellezza, la loro “non follia”
il canto di Giulia io canto riversa su un letto
la cantilena dei salmi, delle anime “mangiate”
il canto di Giulia aperto portava anime pesanti
la folgore di un codice umano disapprovato da Dio,

Canto quei pugni orrendi dati sui bianchi cristalli
il livido delle cosce, pugni in età adolescente
la pudicizia del grembo nudato per bramosia,

Canto la stalla ignuda entro cui è nato il “delitto”
la sfera di cristallo per una bocca “magata”.

Canto il seno di Bianca ormai reso vizzo dall’uomo
canto le sue gambe esigue divaricate sul letto
simile ad un corpo d’uomo era il suo corpo salino
ma gravido d’amore come in qualsiasi donna.

Canto Vita Bello che veniva aggredita dai bruti
buttata su un letticciolo, battuta con ferri pesanti
e tempeste d’insulti, io canto la sua non stagione
di donna vissuta all’ombra di questo grande sinistro
la sua patita misura, il caldo del suo grembo schiuso
canto la sua deflorazione su un letto di psichiatra,
canto il giovane imberbe che mi voleva salvare.

Canto i pungoli rostri di quegli spettrali infermieri
dove la mano dell’uomo fatta villosa e canina
sfiorava impunita le gote di delicate fanciulle
e le velate grazie toccate da mani villane.

Canto l’assurda violenza dell’ospedale del mare
dove la psichiatria giaceva in ceppi battuti
di tribunali di sogno, di tribunali sospetti.

Canto il sinistro ordine che ci imbrigliava la lingua
e un faro di marina che non conduceva al porto.

Canto il letto aderente che aveva lenzuola di garza
e il simbolo-dottore perennemente offeso
e il naso camuso e violento degli infermieri bastardi.

Canto la malagrazia del vento traverso una sbarra
canto la mia dimensione di donna strappata al suo unico amore
che impazzisce su un letto di verde fogliame di ortiche
canto la soluzione del tutto traverso un’unica strada
io canto il miserere di una straziante avventura
dove la mano scudiscio cercava gli inguini dolci.

Io canto l’impudicizia di quegli uomini rotti
alla lussuria del vento che violentava le donne.

Io canto i mille coltelli sul grembo di Vita Bello
calati da oscuri tendoni alla mercé di Caino
e canto il mio dolore d’esser fuggita al dolore
per la menzogna di vita
per via della poesia.



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“Il mio primo trafugamento di madre” di Alda Merini

Il mio primo trafugamento di madre
avvenne in una notte d’estate
quando un pazzo mi prese
mi adagiò sopra l’erba
e mi fece concepire un figlio.

O mai la luna gridò così tanto
contro le stelle offese,
e mai gridarono tanto i miei visceri,
né il Signore volse mai il capo all’indietro,
come in quell’istante preciso
vedendo la mia verginità di madre
offesa dentro a un ludibrio.

Il mio primo trafugamento di donna
avvenne in un angolo oscuro
sotto il calore impetuoso del sesso,
ma nacque una bimba gentile
con un sorriso dolcissimo
e tutto fu perdonato.

Ma io non perdonerò mai
e quel bimbo mi fu tolto dal grembo
e affidato a mani più « sante »,
ma fui io ad essere oltraggiata,
io che salii sopra i cieli
per avere concepito una genesi.



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Violenza sulle donne, Mattarella: “È il fallimento della società”

Il Capo dello Stato: "Dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini"

Redazione


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ROMA – “Drammatici fatti di cronaca scuotono le coscienze del Paese. Una società umana, ispirata a criteri di civiltà, non può accettare, non può sopportare lo stillicidio di aggressioni alle donne, quando non il loro assassinio. La pena e il dolore insanabili di famiglie e di comunità ferite sono lo strazio di tutti“. Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Per Mattarella “quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini”.

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne “richiama tutti a un rinnovato, personale, impegno. Non soccorrono– continua- improvvisate analisi di psicologia sociale a giustificare la persistenza di una piaga che non si riesce a guarire nonostante gli sforzi. Abbiamo bisogno del lavoro delle Istituzioni, delle associazioni, del mondo produttivo, della scuola, della cultura, del contributo di ciascuno, per sradicare un fenomeno che tradisce il patto su cui si fonda la nostra stessa idea di comunità”.

Inoltre “il numero di donne vittime di aggressioni e sopraffazioni è denuncia stessa dell’esistenza di un fenomeno non legato soltanto a situazioni anomale. Ad esso non possiamo limitarci a contrapporre indignazioni a intermittenza. Siamo lontani dal radicamento di quel profondo cambiamento culturale che la nostra Carta costituzionale indica. Un percorso in cui le donne e gli uomini si incontrano per costruire insieme una umanità migliore, nella differenza e nella solidarietà, consapevoli che non può esserci amore senza rispetto, senza l’accettazione dell’altrui libertà. Una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere”, conclude Mattarella.



Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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Giornata mondiale contro la violenza sulle donne 2023, le frasi più significative per il 25 novembre

Oggi, sabato 25 novembre 2023, si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Abbiamo scelto le frasi e le citazioni più significative da condividere per l’occasione.

A cura di Vincenzo Nasto


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25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Oggi, sabato 25 novembre 2023, si celebra la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Tutto questo a pochi giorni dal femminicidio avvenuto nei confronti della 22enne Giulia Cecchettin, originaria di Vigonovo, di cui è accusato il suo ex fidanzato Filippo Turetta. Secondo i dati del Viminale, dal 1 gennaio al 19 novembre 2023 sono stati registrati 295 omicidi, con 106 vittime donne, di cui 87 uccise in ambito familiare o affettivo; di queste, 55 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. La giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne vede la sua istituzione il 17 dicembre 1999, attraverso la risoluzione 54/134. La data ricorrente del 25 novembre è tutt'altro che casuale: esso segna il brutale assassino avvenuto nel 1960 nella Repubblica Dominicana delle tre sorelle Mirabal. Esse, legate al gruppo di liberazione 14 giugno, contro la dittatura nel paese, vennero sequestrate e uccise a bastonate, prima di esser gettate in un dirupo. La loro scomparsa diventò un simbolo di ribellione, istituzionalizzato nel 1999 dalle Nazioni Unite. Abbiamo scelto di raccogliere le frasi e le citazioni più significative da condividere per l'occasione, come la nota lettera di Cristina Torres-Cáceres, un'architetta e attivista femminista peruviana, ripresa da Elena Cicchettin, sorella di Giulia, dopo la sua scomparsa.

Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima. (Cristina Torres-Cáceres)
Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne. (Alda Merini)

Quando si violentano, picchiano, storpiano, mutilano, bruciano, seppelliscono, terrorizzano le donne, si distrugge l’energia essenziale della vita su questo pianeta. Si forza quanto è nato per essere aperto, fiducioso, caloroso, creativo e vivo a essere piegato, sterile e domato. (Eve Ensler)

I mass media trattano la violenza sulle donne, ad esempio lo stupro, le percosse e l'omicidio di mogli e fidanzate, o l'incesto maschile con i propri figli, come aberrazioni che riguardano solo l'individuo. Nascondendo il fatto che in verità qualsiasi violenza maschile nei confronti delle donne fa parte di una operazione pianificata. (Marylin French)

Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano. (Margaret Atwood)

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25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Tanto più la mano che ci colpisce ci è cara, tanto più sentiamo il colpo. (Madeleine de Puisieux)

Una femminista è chiunque riconosca l'uguaglianza e la piena umanità di donne e uomini. (Gloria Steinem)

Non sarò libera finché ogni donna non sarà libera, anche se le sue catene sono molto diverse dalle mie. (Audre Lorde)

Nessuna donna dovrebbe essere detto che non può prendere decisioni sul proprio corpo. Quando i diritti delle donne sono sotto attacco, noi reagiamo. (Kamala Harris)

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25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

Giustizia significa assicurarsi che essere educate non significhi essere silenziose. In effetti, molto spesso, la cosa più giusta che puoi fare è scuotere il tavolo. (Alexandria Ocasio-Cortez)

Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all’uomo, tanto più l’uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo e violento. (Michela Marzano)

Non sono un uccello; e non c’è rete che possa intrappolarmi: sono una creatura umana libera, con una libera volontà. (Charlotte Brontë)

Finché ci sarà una sola donna minacciata in quanto donna, noi non avremo pace. (Lidia Ravera)

L’indifferenza è peggio della violenza. Dall’indifferenza non puoi difenderti. (Liliana Segre)

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25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne



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Signal for Help, come funziona il segnale per chiedere aiuto in caso di violenza

Grazie al segnale, una 19enne è riuscita a salvarsi da un'aggressione a Milano

Redazione


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ROMA – Molestata e abusata su una panchina in centro a Milano, una 19enne è riuscita a salvarsi grazie a un gesto con la mano. L’aggressione è avvenuta lo scorso 21 novembre a piazza della Scala. A commetterla un 23enne senza documenti che la vittima aveva conosciuto al termine di un concerto. Terrorizzata dagli abusi, la giovane è stata costretta a seguire il suo aguzzino, ma arrivati davanti ad un Mc Donald’s di via Torino, è riuscita a chiedere aiuto utilizzando il ‘Signal for Help’. Una dipendente del fast food ha riconosciuto subito il segnale di aiuto ed ha prontamente allertato la polizia che, giunta sul posto, ha arrestato l’aggressore.

COME FUNZIONA IL SIGNAL FOR HELP

Il Signal for Help è un segnale per chiedere aiuto in modo silenzioso in caso di violenza. Consiste nell’alzare la mano, con il pollice ripiegato sul palmo, e aprire e chiudere le altre quattro dita a pugno, finché l’altra persona non lo recepisce. Un simbolo conosciuto a livello globale, utilizzato per avvisare gli altri che ci si trova sotto minaccia quando si è impossibilitati a farlo con le parole.

Il segnale è stato creato dalla Canadian Women’s Foundation e introdotto il 14 aprile 2020, una misura contro i casi di violenza domestica in aumento per il lockdown dovuto al Covid. Ben presto è diventato virale su TikTok ed è stato adottato negli Stati Uniti dalla Women’s Funding Network (Wfn). Successivamente, è stato riconosciuto a livello mondiale come un utile strumento per chiedere aiuto quando non è possibile farlo a voce.



Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


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Primo studio sulle vittime di femminicidio: collo, bocca, seni e pube le zone più colpite dagli assassini

Il mezzo usato sono le mani, i calci, e le armi bianche. Utile conoscere i segni per capire se un femminicidio scampato potrà essere fatale in seguito

Redazione


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ROMA – Le ferite inferte sul corpo di una donna come una mappa che porta dritti alla predizione e definizione di un femminicidio e forse, questo lo scopo, alla sua prevenzione. Esiste un modo ‘simbolico‘ di colpire il corpo femminile nel femminicidio, che ha un suo macabro codice, e che potrebbe diventare anche uno strumento di prevenzione quando la donna arriva al pronto soccorso o in un centro antiviolenza. E’ questa l’intuizione di Rossana Cecchi, ordinaria di Medicina legale a Modena che ha promosso una ricerca che oggi coinvolge le Scuole di Medicina Legale italiane, sostenute dalla Società italiana di Medicina Legale (SIMLA), con il fine di “studiare il fenomeno del femminicidio con un metodo scientifico valido” che finora mancava.

“Partendo- dopo un’accurata ricerca- dalla distinzione tra femminicidio definito come ‘atto per impedire l’autodeterminazione della donna’ (questa la definizione a cui si è giunti) e un omicidio di donna generico è possibile rilevare dei markers sui corpi martoriati delle vittime.

Grazie a questo lavoro di squadra sono stati studiati i corpi di 1.100 donne e i primi risultati mostrano un maggiore interessamento del collo, la zona più vulnerabile, con mezzi manuali per lo più, il viso come a voler cancellare l’identità, la bocca e il cavo orale come a zittire, il seno e anche il pube, mai interessato invece negli omicidi di donna. Il mezzo usato sono le mani, i calci, e le armi bianche. Poi c’è l’over killing quando appunto vengono inferti colpi eccedenti quelli sufficienti”. Un quadro che, come ha spiegato la professoressa Cecchi alla Dire, deve servire a intercettare da subito, “se una donna viene al centro antiviolenza con i denti rotti, lo strangolamento, le labbra spaccate a riconoscere in tempo questi segni come markers di prevenzione“: a dirle, in buona sostanza, che sono quelli i segni del femminicidio scampato che potrà esserle fatale la seconda volta.

Uno studio inedito che è partito “dal buio. Tre anni fa- ha ricordato la docente- abbiamo deciso di studiare gli omicidi di donna per verificare se fosse possibile, studiando la lesività e le informazioni sul reato, trovare dei markers specifici del femminicidio. Il problema riscontrato è che partivamo al buio, senza una definizione chiara: quando è che l’omicidio di donna è un femminicidio? Allora abbiamo fatto una revisione sia della normativa sovranazionale (Oms, Comunità Europea, Nazioni unite), sia della letteratura medico legale sul tema e abbiamo proposto alla comunità internazionale la definizione di femminicidio ‘quando una donna viene uccisa perchè non le viene riconosciuta l’autodeterminazione, il diritto alla libertà’. Il resto è altro. Era importante stigmatizzarlo perchè è un reato che merita una legislazione specifica: non solo hai ucciso, ma hai ucciso in quanto non hai riconosciuto la libertà“.
E’ nato così “un modello scientifico” che ha visto approfondire il fenomeno anche attraverso altre angolature con diverse figure, dallo psicologo, allo psichiatra, al sociologo, all’ingegnere mettendo a sistema un approccio transdisciplinare che ha portato alla pubblicazione di tre articoli sulla rivista scientifica Legal Medicine.

Dei tre articoli: “Uno è stato appunto dedicato alla definizione di femminicidio ed è stato accostato a determinati tipi di lesioni che le donne hanno subito per vedere se c’era una prevalenza di alcuni tipi- ha spiegato alla Dire lo psichiatra Emanuele Caroppo del Dipartimento di Salute mentale dell’Asl Roma 2 che ha preso parte al lavoro scientifico- il secondo (basato sulla casistica dell’Istituto di Medicina legale di Parma) è stato incentrato sul collegamento tra ferite e le aree del corpo che si associano di più al femminicidio e il terzo articolo è stato dedicato a chi ha commesso il femminicidio. Abbiamo fatto una review di più di 3.500 articoli scientificinegli ultimi 10 anni- ha spiegato lo specialista primo firmatario dell’articolo- per capire se questi soggetti avessero disturbi psichiatrici, un’ ipotesi che i risultati hanno pressochè scartato evidenziando un nesso di causalità estremamente debole e non significativo dal punto di vista statistico. E’ stato riscontrato invece che c’è un rischio incrementato con sostanze psicoattive incluso l’alcol per chi è già aggressivo. Il terzo passaggio infine è l’aspetto culturale che favorisce. E’ stata messa in croce Elena, la sorella di Giulia Cecchettin, per aver usato il termine patriarcato- ha ricordato Caroppo- ma è un dato di fatto che le culture patriarcali sono più a rischio femminicidio: questo avviene addirittura nelle isole Fijii. Non è solo questione di educazione sentimentale e rieducazione all’amore e al rispetto, ma bisogna fare un’azione di emancipazione culturale. Il femminicidio ha diversi fattori e quindi il modo corretto di studiarlo è avere un approccio transdisciplinare”.

Dà una lettura sistemica e meno legata al singolo individuo invece la sociologa coinvolta nello studio, Alessandra Sannella. Non è il patriarcato, secondo lei, la sola ragione del femminicidio. Questa è la visione che s’ispira al pensiero del filosofo Slavoj Žižek: “Da sociologa- ha dichiarato alla Dire- voglio ribadire che il fenomeno non si inscrive nelle sole dinamiche del patriarcato, ma nel rispetto e nel riconoscimento delle relazioni. Il femminicidio è una ‘violenza di struttura’, non è il singolo e quando le Istituzioni sono assenti l’individuo cade nel baratro. Lo Stato che non riesce a tutelare- ha spiegato- amplifica il fenomeno stesso della violenza. Individuo e contesto sono legati, le agenzie di socializzazione- scuola, famiglia, gruppo dei pari, religioni- tutto il contesto è disseminato e desocializzato e gli adulti devono prendersi la responsabilità di aver fallito con i diritti delle donne. Dall’analisi di 3.546 articoli scientifici (dal 2013 al 2023) attraverso una Systematic Literature Review (SLR) per valutare come (e se) i casi di femminicidio fossero correlati ai disturbi mentali- ha sottolineato Sannella- è emerso che non pensiamo ai disturbi mentali e al percorso psichiatrico per il femminicidio. I risultati dimostrano che molte forme di femminicidio emergono in tutto il mondo man mano che i valori, le credenze, gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone si evolvono“, ha concluso.



Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it


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La violenza non è solo fisica.

LA VIOLENZA È:


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• Tu non esci
• Dammi il telefono
• Togliti quel rossetto
• Vestiti meglio
• Pettinati meglio
• Truccati di più
• Non vai da tua madre
• Le tue amiche sono poco di buono
• Stai zitta
• Non vali niente
• Tu non lavori, pensa ai figli
• In palestra no
• Non combini mai nulla di buono
• Controllarti le spese
• Non starti vicino nel momento del bisogno, ma pretendere che tu ci sia sempre quando ha bisogno lui.
LA VIOLENZA È LUI:
• Che ti tradisce
• Che ti umilia
• Che non si prende cura della famiglia
• Che non ti fa mai un complimento
• Che il sesso è un obbligo
• Che ti rifiuta
• Che ti imbarazza
• Che ti guarda e tu hai paura di parlare.
Le ingiustizie uccidono donne già morte umiliandole ancora una volta.

(dal web)



25 novembre •❖• GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE 👠

Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero dell'Interno, nello specifico relativi al periodo 1° gennaio-19 novembre 2023, le vittime di omicidio di «sesso femminile» sono 107: di queste, 87 sono state uccise in ambito familiare e affettivo e in 55 casi l'omicida era un partner o un ex partner.

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Nell'immagine: Giulia Cecchettin, 22 anni, uccisa dall'ex fidanzato l'11 novembre 2023; Giulia Tramontano, 29 anni, incinta al settimo mese, uccisa dal compagno il 27 maggio 2023.

 
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