25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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marisa56
view post Posted on 25/11/2012, 12:53 by: marisa56
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25 Novembre: Questo non è un mondo per donne…

"...I problemi fondamentali degli uomini nascono da questioni economiche, razziali, sociali, ma i problemi fondamentali delle donne nascono anche e soprattutto da questo:il fatto di essere donne...".



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Oggi 25 Novembre, come ogni anno da quando nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite designò questa data come la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, in tutto il mondo sono state organizzate manifestazioni, fiaccolate, dibattiti, mostre fotografiche ed eventi di ogni sorta per sensibilizzare l’opinione pubblica ad affrontare più chiaramente e a dire di NO alla violenza sulla donne.

Ma perché proprio il 25 Novembre? In pochi sanno che questa data fu scelta da un gruppo di femministe latinoamericane e dei Caraibi nel 1981, durante un incontro femminista tenutosi a Bocotà (Colombia) in memoria delle sorelle Mirabal. Le Mirabal altro non erano che tre giovani donne che negli anni Sessanta ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro Paese (la Repubblica Dominicana), opponendosi a una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leónidas Trujillo Molina. La storia delle sorelle Mirabal è tanto semplice quanto cruenta: a causa del loro impegno rivoluzionario, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto, furono torturate, massacrate di colpi e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

A distanza di ben cinquantadue anni da questa vicenda, molte cose sono cambiate in meglio nel mondo ma c’è una cosa è rimasta invariata: oggi come allora, nonostante tutto, questo NON è ancora un mondo per donne. Solitamente si dice (ognuno riferendosi al proprio) che “questo non è un Paese per donne”, ma guardandomi intorno e con fatti di cronaca e dati statistici in mano, arrivo all’idea che se c’è un ambito in cui di piena globalizzazione si può parlare, quello è certamente quello della violenza sulle donne. Quando si parla di questo argomento, come di sessismo, maschilismo e cultura patriarcale, il pensiero corre sempre all’Islam, ai Paesi arabi e in toto alla cultura musulmana. I Paesi della sponda sud del Mediterraneo e del Vicino Oriente, sono visti infatti come l’incarnazione perfetta di un rapporto tra i sessi che vede fronteggiarsi il dominatore (l’uomo) e il subalterno (la donna), e che si contrappone a quello paritario che vige ( sarebbe meglio dire che “si crede sia vigente”) in Occidente. Questa idea sul mondo musulmano è senza dubbio imprigionata da cliché che andrebbero eliminati con uno studio approfondito dell’Islam in tutte le sue componenti, ma è anche una concezione il cui fondamento non è inventato…anzi.

Non c’è dubbio per esempio che la famiglia nel mondo musulmano sia fondata su un ordine patriarcale e che il capofamiglia sia senza dubbio l’uomo che detiene il ruolo di punta e di maggior forza all’interno dell’istituzione familiare. Non c’è dubbio che per le ragazze sposarsi, quindi diventare mogli e madri, rappresenta un mutamento sostanziale della loro identità, mentre per i giovani maschi l’essere sposati non altera in profondità il loro status sociale e la loro autonomia, perché l’uomo possiede già il potere decisionale e lo mantiene, anzi lo rafforza dopo il matrimonio. Non c’è dubbio che l’uomo, molto più che la donna, con il contratto nuziale acquisisce diritti di esclusività sul corpo della moglie e sulla sua persona, così come acquisisce in molti Paesi arabi (Marocco, per esempio) la capacità unilaterale di sciogliere il vincolo matrimoniale attraverso il ripudio. Non c’è dubbio che ci siano Paesi musulmani in cui è ancora costituzionalmente legale il delitto d’onore ( la Giordania, per esempio). Non c’è dubbio che uccidere una donna scagliandole addosso delle pesanti pietre sia un’orribile pratica ancora diffusa, e che costituisce la pena a cui le donne sovente vengono condannate per il reato di adulterio.

Tutto quanto elencato costituisce sicuramente il paradigma di una mentalità piuttosto diffusa, anche se non in modo totalizzante, che va contro le donne, che le vede inferiori, complementari al massimo, ma non uguali all’uomo.

Tuttavia, questo elenco di abominevoli pensieri e azioni, non è altro che soltanto UNA delle facce con cui l’odio verso le donne si manifesta, e l’altra? Per vedere l’altra faccia non credo sia necessario affacciarsi oltre il Mar Mediterrano, basta guardare intorno sé, qui ovunque ci si trovi. I motivi che mi inducono ad affermare questa cosa, che agli occhi di molti potrà sembrare infondata e alquanto folle, sono molteplici, sono concreti e sono sotto gli occhi di tutti…quelli che vogliono vederli, s’intende.

120 sono le donne uccise solo in Italia dall’inizio del 2012.
Il 60% delle donne, con età compresa tra i 20 e i 54 anni, subisce più tipi di violenza ( fisica, sessuale, psicologica) ma tutti da un uomo che ha in casa.
L’85% delle violenze e dei maltrattamenti provengono da relazioni sentimentali.
Il 79,5% delle donne dichiara di aver avuto nella propria vita rapporti sessuali non desiderati.
2 donne su 5 ammettono di aver subito addirittura uno stupro.


Tutti questi dati non sono altro che il frutto di una ““cultura”” maschilista e avversa alle donne, che è radicata in Occidente tanto quanto nel mondo arabo-musulmano sopra citato. Questa ““cultura”” è quella che continua ad “educare” l’uomo a dominare, controllare e considerare la donna come un proprio possesso più che come un essere umano. Si tratta di una ““cultura”” avversa e violenta verso le donne per cui si diffonde l’idea che indossare una minigonna sia più liberatorio che indossare un velo, senza badare anche al fatto che per aver indossato quella minigonna, la quasi totalità del pubblico maschile si sente in diritto di farti delle avances, commentarti in modo volgare, guardarti in modo ossessivo per strada, metterti le mani addosso e finanche a stuprarti. Si tratta di una ““cultura”” avversa e violenta verso le donne per cui un fidanzato geloso o un marito respinto possono avere il cosiddetto “raptus” in cui ti sfregiano, ti picchiano o ti ammazzano e dopo tu finisci sui giornali come l’ennesimo caso di “delitto passionale”, quando invece di passione in tutto questo c’è ben poco. Si tratta di una ““cultura”” avversa e violenta verso le donne per cui, sebbene ci sia una legge che te lo consente, non sei libera di decidere di non voler portare avanti una gravidanza per il semplice fatto che l’obiezione di coscienza ti pone davanti ad un muro. Si tratta di una ““cultura”” avversa e violenta verso le donne per cui le donne vengono educate alla vergogna della violenza subita, a sentirsi colpevoli anziché in diritto e in dovere di denunciare. Si tratta di una ““cultura”” avversa e violenta verso le donne per cui si è uniformemente convinti che l’infinità di donne nude in tv, pubblicità e giornali simboleggi una sessualità femminile liberata, senza capire invece che la mercificazione del corpo femminile e la sua continua rappresentazione come puro oggetto del piacere maschile, è qualcosa di molto diverso dall’emancipazione e dalla libertà.

Dunque Oriente o Occidente che sia, ogni parte del globo ha coltivato e coltiva la ““cultura”” della violenza sulle donne a modo proprio, quello che non cambia è il soggetto, o sarebbe meglio dire l’oggetto: le donne, appunto. Impegnati troppo spesso a cercare la trave nell’occhio altrui, nessuno considera la cosiddetta “pagliuzza” che sta nel proprio e, anche quando la si considera, questa è tendenziosamente vista come migliore di quella dell’ “altro”.

Che esista dunque una violenza sulla donne migliore dell’altra?

NO, esiste LA violenza che va combattuta, senza “se”, senza “ma”, senza inibizioni, con aiuti legislativi applicabili e applicati concretamente, affinché il mondo cominci ad essere un mondo per tutti…anche per le donne.



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209 replies since 23/11/2012, 21:12   14651 views
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