27 gennaio GIORNO DELLA MEMORIA - PER NON DIMENTICARE MAI

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view post Posted on 27/1/2016, 14:47
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#AccaddeOggi nel 1945,
Venne liberato il lager di Auschwitz dalle truppe sovietiche, rivelando al mondo intero l'assurdità e la follia del genocidio nazista. Il 27 gennaio viene celebrato come "Giornata della Memoria".

 
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view post Posted on 27/1/2016, 16:04
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Dio esiste! ma non sei tu! RILASSATI

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Fotografia aerea alleata del campo di Birkenau eseguita il 25 agosto 1944



fonte wikipedia

 
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view post Posted on 15/1/2017, 17:58
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Dio esiste! ma non sei tu! RILASSATI

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view post Posted on 16/1/2017, 09:54
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“Difficile da riconoscere, ma era qui.
Qui bruciavano la gente.
Molta gente è stata bruciata qui.
Si, questo è il luogo.
Nessuno ripartiva mai di qui.
I camion a gas arrivavano là...
C’erano due immensi forni...
e dopo, gettavano i corpi in quei forni,
e le fiamme salivano fino al cielo.
Fino al cielo?
Si.
Era terribile.
Questo non si può raccontare.
Nessuno può immaginare quello che è successo qui.
Impossibile. E nessuno può capirlo.
e anche io, oggi...
Non posso credere di essere qui.
No, questo non posso crederlo.
Qui era sempre così tranquillo. Sempre.
Quando bruciavano ogni giorno duemila persone, ebrei,

***********************************

Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi”.
Primo Levi, 1947

***********************************
Vedrai che è bello vivere
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.
La poesia porta la data del 1941, non si conosce il nome di chi l’ha scritta.



Edited by marisa56 - 16/1/2017, 10:53
 
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view post Posted on 16/1/2017, 15:59
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PER NON DIMENTICARE LA FEROCIA DI QUEI PAZZI TEDESCHI


AUSCHWITZ CAMPO DI STERMINIO DI INNOCENTI 27 GEN 1945


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view post Posted on 17/1/2017, 18:22
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view post Posted on 20/1/2017, 21:19
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Giorno della Memoria 2016: Cosa Significa Shoah
Si sente spesso parlare della Shoah, riferendosi a questi fatti, ma cosa significa questa parola? Approfittando della Giornata della Memoria 2016 è giusto informare e far conoscere anche ai più giovani questi fatti. ll termine Shoah è la parola con cui in ebraico si indica una catastrofe. Il significato letterale è catastrofe, ma ad oggi ha sostituito la parola #Olocausto, che un tempo veniva utilizzata per definire lo sterminio compiuto dai nazisti (ma Olocausto è un termine che richiama al sacrificio biblico e rischierebbe di dare un senso ad una strage che senso non ne avrà mai). Il giorno della Memoria non deve esser solo un omaggio a quelle vittime, ma soprattutto una presa di coscienza collettiva per ricordare un fatto che non dovrà mai più accadere.

Io chiedo come può l'uomouccidere un suo fratelloeppure siamo a milioniin polvere qui nel vento.

Io chiedo quando saràche l'uomo potrà impararea vivere senza ammazzaree il vento si poserà.

(Francesco Guccini-Auschwitz)
 
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view post Posted on 21/1/2017, 02:29
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oie_0hfUIvROhaxd

Qualcuno ci dice…

– Ma c'è ancora bisogno di ricordare la Shoah?

Tanto ormai è notissima ed è passato tanto tempo! -



In una società come la nostra, così pervasa da

ignoranza, inciviltà, razzismo, bassi istinti e violenza,

serve eccome…


ma non solo come ricordo

bensì anche e soprattutto per tener alta la guardia

al fine di evitar la rinascita di pseudo-culture vili e violente

che vedono negli ebrei e nei diversi di ogni genere

la colpa di tutto… soprattutto in questi momenti di crisi.


SHOAH


PENSIERI.. POESIE.. IMMAGINI..
OPERE D'ARTE E…
PER NON DIMENTICARE


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Sono dunque passati 70 anni da quel giorno
ma l'immensità dell'orrore non può cadere nell'oblio.

Prima di dar un mio modesto contributo alla memoria
di questa storica giornata desidero
esprimere qualche piccolo pensiero personale.


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Quello che più mi rattrista ed indigna è che
quanto accaduto è stato un frutto diabolico
di quella che riteniamo, e giustamente,
la nostra grande civiltà europea…


Aggiungo poi che oggi,
da varie parti in Italia e nel mondo
c'è il tentativo di crear un confuso calderone
e così mischiando le carte
non riconoscere e/o sminuire l'immensa vergogna…
per tutto il genere umano…
di questo genocidio…


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Ci sono poi anche i negazionisti…
che non solo offendono la memoria delle vittime…
ma anche la realtà… la storia e la nostra intelligenza.


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2 poesie molto belle e significative

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SE QUESTO E’ UN UOMO
Primo Levi


«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi».


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C’E’ UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
Joyce Lussu

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora
la marca di fabbrica
c’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c’è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c’è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono
c’è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.


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2 opere d'arte dedicate all'orrore umano

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Edvard Munch – L’urlo

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David Olère – Camera a gas

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Anna Frank

E' un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze

perché esse sembrano assurde e inattuabili.


Le conservo ancora, nonostante tutto,

perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo.



Anna Frank




KgxTqOk

 
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view post Posted on 26/1/2017, 12:22
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view post Posted on 26/1/2017, 23:53




Auschwitz per non dimenticare


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I bambini dell’Olocausto


Questo testo è tratto da Olocausto (1975) un poemetto di Charles Reznikoff, completato poco prima di morire. Reznikoff (1894-1976) è stato uno dei massimi esponenti del cosiddetto oggettivismo. L’intero poemetto è stato pubblicato nel 2014 dalla casa editrice Benway Series nella traduzione di Andrea Raos.

Bambini

1
Una volta, tra i convogli, ce ne fu uno di bambini – due treni merci
pieni.
I giovani che selezionavano gli averi di quelli portati alle camere a gas
dovettero spogliare i bambini – erano orfani –
e poi condurli al “Lazarette”.
Lì le SS li fucilarono.

2
All’ospedale arrivò un grosso camion a otto ruote
su cui c’erano dei bambini;
sui due rimorchi – camion scoperti – c’erano donne malate e uomini
sdraiati sul fondo.
I tedeschi buttavano i bambini nei camion
dal primo piano e dai balconi –
bambini da uno a dieci anni;
li buttavano nei camion sopra i malati.
Alcuni bambini cercavano di attaccarsi ai muri,
graffiavano i muri con le unghie;
i tedeschi però gridavano
e picchiavano i bambini e li spingevano verso le finestre.

3
I bambini arrivarono al campo con degli autobus,
sorvegliati da gendarmi del governo francese di Vichy.
Gli autobus si fermarono al centro del cortile
e tutti i bambini furono tirati giù in fretta
per lasciare spazio agli altri autobus che arrivavano.
Spaventati ma tranquilli,
i bambini scesero in gruppi da cinquanta o sessanta fino a ottanta;
i più piccoli stavano attaccati ai più grandi.
Furono portati di sopra, in stanzoni vuoti,
senza mobili,
ma solo sacchi di paglia sporca sul pavimento, pieni di scarafaggi;
bambini piccoli, anche di due, tre o quattro anni,
tutti sporchi e laceri, perché avevano già passato due o tre settimane in altri campi
senza nessuno che si occupasse di loro;
e ora erano diretti a un campo di sterminio in Polonia.
Alcuni avevano una scarpa sola.
Molti avevano la diarrea
ma non avevano il permesso di andare in cortile
dove c’erano i gabinetti;
e, benché ci fossero vasi da notte nei corridoi di ciascun piano,
erano troppo larghi per i bambini più piccoli.

Anche le donne che erano deportate nel campo
e che stavano per essere condotte in altri campi
erano in lacrime;
dovevano alzarsi prima dell’alba
e andare nelle camerate dove stavano i bambini –
da cento a centoventi in ognuna –
per sistemare i vestiti dei bambini;
le donne però non avevano né sapone per pulire i bambini,
né biancheria pulita da dargli,
solo acqua fredda con cui lavarli.
Quando arrivava la zuppa per i bambini,
non c’erano cucchiai;
ed era servita in tazze di latta,
a volte però le tazze di latta erano troppo calde perché i bambini
potessero tenerle in mano.

Dopo le nove, nessuno – tranne tre o quattro che avevano un permesso – poteva stare con i bambini.
A quel punto ogni stanzone era immerso nel buio,
tranne una lampadina dipinta di blu secondo le istruzioni sull’oscuramento.
Di notte, i bambini si svegliavano
chiamando la mamma,
e allora si svegliavano a vicenda,
e a volte tutti nella stanza cominciavano a piangere
fino a svegliare anche i bambini nelle altre stanze.

Una volta un visitatore fermò uno dei bambini:
un ragazzino di sette o otto anni, bello, sveglio e allegro.
Aveva una scarpa sola e l’altro piede era nudo,
e il suo cappotto di buona qualità non aveva bottoni.
Il visitatore gli chiese come si chiamava
e poi cosa facevano i suoi genitori;
e lui disse: “Mio padre lavora in ufficio
e mia madre suona il pianoforte”.
Poi lui chiese al visitatore se presto avrebbe raggiunto i genitori –
ai bambini dicevano sempre che di lì a poco sarebbero partiti per raggiungere i genitori –
e il visitatore rispose: “Certo. Tra un giorno o due”.
Allora il bambino estrasse dalla tasca
un mezzo biscotto dell’esercito che gli era stato dato al campo
e disse: “Questa metà la tengo per la mamma”;
e a quel punto il bambino che era stato così allegro
scoppiò in lacrime.

4
Altri bambini, anche loro separati dai genitori,
arrivarono con degli autobus,
e furono fatti scendere nel cortile del campo –
un cortile circondato da filo spinato
e sorvegliato da gendarmi.
Il giorno della partenza per il campo di sterminio
furono svegliati alle cinque del mattino.
Nervosi, mezzo addormentati, la maggior parte di loro si rifiutò di
alzarsi e di scendere in cortile.
Delle donne – volontarie francesi, perché erano ancora in Francia – sollecitavano con gentilezza i bambini a obbedire – bisogna! – e a sgombrare gli stanzoni.
Nonostante questo, molti non volevano abbandonare i sacchi di paglia
su cui dormivano
e a quel punto entrarono i gendarmi,
e presero in braccio i bambini;
i bambini strillavano impauriti,
lottavano e cercavano di aggrapparsi l’uno all’altro.

5
Alcune sorveglianti della sezione femminile del campo di concentramento
mettevano sui camion i bambini piccoli perché venissero portati nelle camere a gas
e anche se per calmarli le sorveglianti cercavano di dargli delle
caramelle,
i bambini gridavano e piangevano: “Mamma, mamma”.



Edited by marisa56 - 27/1/2019, 11:07
 
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