Padre Pio

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view post Posted on 22/9/2011, 15:01
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Sgombra la mente dall'egoismo, sgombra l'animo dai desideri, solo così troverai la libertà

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Padre Pio da Pietrelcina
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San Pio da Pietrelcina

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Padre Pio
Sacerdote e religioso
Nascita Pietrelcina, 25 maggio 1887
Morte San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968
Venerato da Chiesa cattolica
Beatificazione Città del Vaticano, 2 maggio 1999 da Papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione Città del Vaticano, 16 giugno 2002 da Papa Giovanni Paolo II
Santuario principale San Giovanni Rotondo
Ricorrenza 23 settembre
Patrono di Volontari per la difesa civile, adolescenti cattolici.
Padre Pio da Pietrelcina, al secolo Francesco Forgione (Pietrelcina, 25 maggio 1887 – San Giovanni Rotondo, 23 settembre 1968), è stato un religioso cattolico italiano appartenente all'Ordine dei Frati Minori Cappuccini ed un sacerdote; la Chiesa cattolica lo venera come santo e ne celebra la memoria liturgica il 23 settembre, anniversario della morte.

È stato destinatario, ancora in vita, di una venerazione popolare di imponenti proporzioni, anche in seguito alla fama di taumaturgo da lui acquisita derivante da capacità soprannaturali attribuitegli dai seguaci, così come è stato oggetto di forti critiche e di sospetti in ambienti ecclesiastici e no.



I primi anni (1887-1918)
Francesco Forgione nacque a Pietrelcina, un piccolo comune alle porte di Benevento, il 25 maggio 1887. Fu battezzato il giorno successivo nella chiesa di Sant'Anna. Gli venne dato il nome Francesco per desiderio della madre, devota a san Francesco d'Assisi

Il 27 settembre 1899 ricevette la comunione e la cresima dall'allora arcivescovo di Benevento Donato Maria dell'Olio.

La madre era una donna molto cattolica e le sue convinzioni ebbero una grande influenza sulla formazione religiosa del futuro frate.

Il giovane non frequentò le scuole in maniera regolare perché doveva rendersi utile in famiglia lavorando la terra. Solo quando ebbe dodici anni cominciò a studiare sotto la guida del sacerdote Domenico Tizzani che, in un biennio, gli fece svolgere tutto il programma delle elementari. Poi, passò alla scuola per gli studi ginnasiali.

Il desiderio di diventare sacerdote fu sollecitato dalla conoscenza di un frate del convento di Morcone, fra' Camillo da Sant'Elia a Pianisi, che periodicamente passava per Pietrelcina a raccogliere offerte. Le pratiche per l'entrata in convento furono iniziate nella primavera del 1902, quando Francesco aveva 14 anni, ma la sua prima domanda ebbe esito negativo. Solo nell'autunno del 1902 arrivò l'assenso.

Francesco sostenne di aver avuto una visione, il 1º gennaio 1903 dopo la comunione, che gli avrebbe preannunciato una continua lotta con Satana. La notte del 5 gennaio, l'ultima che passava con la sua famiglia, dichiarò di aver avuto un'altra visione in cui Dio e Maria lo avrebbero incoraggiato assicurandogli la loro predilezione Il 22 gennaio dello stesso anno, a 15 anni, vestì i panni di probazione del novizio cappuccino e diventò "fra' Pio"

Concluso l'anno del noviziato, fra Pio emise la professione dei voti semplici (povertà, castità ed obbedienza) il 22 gennaio del 1904. Intraprese gli studi ginnasiali a Sant'Elia a Pianisi (CB). Il 27 gennaio 1907 professò i voti solenni. Nel novembre del 1908, completati gli studi, si recò a Montefusco dove studiò teologia. Il 18 luglio del 1909 ricevette l'ordine del diaconato, nel noviziato di Morcone. Il 10 agosto fu ordinato sacerdote. Nonostante fosse ancora ventitreenne, il vescovo decise per un'eccezione alle disposizioni del diritto canonico che all'epoca prevedevano un'età minima per l'ordinazione di 24 anni.

In tale periodo gli agiografi collocano la comparsa sulle sue mani delle stimmate. Fra' Pio diede comunicazione per la prima volta l'8 settembre 1911, in una lettera indirizzata al padre spirituale di San Marco in Lamis: qui il frate racconta che il fenomeno andrebbe ripetendosi da quasi un anno, e che avrebbe taciuto perché vinto «sempre da quella maledetta vergogna». Il 7 dicembre 1911 fece ritorno a Pietrelcina per ragioni di salute, restandovi, salvo qualche breve interruzione, sino al 17 febbraio 1916.



Ritratto di Padre Pio disegnato da Roberto Dughetti.
Il 10 ottobre dello stesso anno fra' Pio rispose alle domande perentorie, rivoltegli da padre Agostino da San Marco in Lamis, affermando che avrebbe ricevuto le stimmate, «visibili, specie in una mano», e che, pregando il Signore, il fenomeno sarebbe scomparso, ma non il dolore che sarebbe rimasto «acutissimo»; sostenne inoltre che avrebbe subito quasi ogni settimana, da alcuni anni, la coronazione di spine e la flagellazione.

Prestò il servizio militare a Benevento dal 6 novembre 1915. Un mese dopo venne assegnato alla decima compagnia sanità di Napoli.. Svolse il servizio con molte licenze per motivi di salute, sino a essere definitivamente riformato tre anni più tardi, a causa di una «broncoalveolite doppia», il 16 marzo 1918, dall'ospedale principale di Napoli.

Il 17 febbraio 1916 fra' Pio giunse a Foggia, restandovi sette mesi circa e dimorando nel convento di Sant'Anna. La sera del 28 luglio, accompagnato da padre Paolino da Casacalenda, arrivò per la prima volta a San Giovanni Rotondo. Pur sentendosi meglio in tale luogo, dopo una settimana circa scese di nuovo a respirare l'aria afosa di Foggia, poiché il permesso chiesto al padre provinciale, anche se non necessario, tardava a venire. In ragione di ciò il 13 agosto Pio scrisse al provinciale, chiedendo di poter «passare un po' di tempo a San Giovanni Rotondo» anche perché, a suo dire, Gesù gli avrebbe assicurato che là sarebbe stato meglio. Fra' Pio venne infine lasciato in tale convento, con l'ufficio di direttore spirituale del seminario serafico.

La comparsa delle stigmate (1918-1920)

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Padre Pio ha detto di aver ricevuto le stigmate il 20 settembre 1918 davanti a questo crocifisso.
Nell'agosto del 1918 fra Pio affermò di aver avuto delle visioni su di un personaggio che lo avrebbe trafitto con una lancia, lasciandogli una ferita costantemente aperta (transverberazione). Poco tempo dopo, in seguito ad una ulteriore presunta visione, fra Pio affermò che avrebbe ricevuto delle stigmate. Tali lesioni vennero variamente interpretate: come segno di una particolare santità, o come una patologia della cute (per es. piaghe da psoriasi), o come auto-inflitte.

L'inizio del manifestarsi delle stigmate risalirebbe al 1910, quando per la sua malattia il religioso aveva avuto il permesso di lasciare il convento e di vivere nella sua casa natale a Pietrelcina. Non distante dal paese, tutti i giorni dopo aver celebrato la messa, si recava in una località detta Piana Romana, dove il fratello Michele aveva costruito per lui una capanna e dove aveva la possibilità di pregare e meditare all'aria aperta, che giovava molto ai suoi polmoni malati. Il fenomeno delle stigmate, rivelò al suo confessore, cominciò a manifestarsi proprio in quel luogo, nel pomeriggio del 7 settembre 1910, e si manifestò con maggior intensità un anno dopo nel settembre 1911, quando il frate scrisse al suo direttore spirituale:

« In mezzo al palmo delle mani è apparso un po' di rosso, grande quanto la forma di un centesimo, accompagnato da un forte ed acuto dolore. Questo dolore è più sensibile alla mano sinistra. Anche sotto i piedi avverto un po' di dolore. »
Nello stesso periodo cominciarono a circolare voci secondo le quali la sua persona aveva cominciato a emanare un "inspiegabile" profumo di gelsomino.

La voce della comparsa delle stigmate fece il giro del mondo e San Giovanni Rotondo divenne meta di pellegrinaggio da parte di persone che speravano di ottenere grazie. I pellegrini gli attribuirono il merito di alcune conversioni e guarigioni "inaspettate", grazie alla sua intercessione presso Dio. La popolarità di padre Pio e di San Giovanni Rotondo crebbe ancora grazie al passa-parola e la località dovette cominciare ad attrezzarsi per l'accoglienza di un numero di visitatori sempre maggiore.

La situazione divenne imbarazzante per alcuni ambienti della Chiesa cattolica: il Vaticano infatti non aveva notizie precise su cosa stesse realmente accadendo; le scarne informazioni ricevute ben si prestavano ad alimentare il timore di una macchinazione, di fatto sommovente interessi economici, eventualmente perpetrata sfruttando il nome della Chiesa e la tonaca. Un primo inconcludente rapporto fu stilato dal Padre Generale dei cappuccini, il quale a sua volta aveva inviato Giorgio Festa. Questi ipotizzò una possibile origine soprannaturale del fenomeno, ma proprio il suo entusiasmo ne minò la credibilità. Si commissionarono perciò ulteriori indagini, molte delle quali condotte in incognito.[senza fonte]




Le stimmate.
Le indagini (1919-1923)
Il primo medico a studiare le ferite di Padre Pio fu il professore Luigi Romanelli, primario dell'ospedale civile di Barletta, per ordine del padre superiore Provinciale, nei giorni 15 e 16 maggio 1919. Nella sua relazione fra le altre cose scrisse: «Le lesioni che presenta alle mani sono ricoperte da una membrana di colore rosso bruno, senza alcun punto sanguinante, niente edema e niente reazione infiammatoria nei tessuti circostanti. Ho la certezza che quelle ferite non sono superficiali perché, applicando il pollice nel palmo della mano e l'indice sul dorso e facendo pressione, si ha la percezione esatta del vuoto esistente».

Due mesi dopo, il 26 luglio, arrivò a San Giovanni Rotondo il professore Amico Bignami, ordinario di patologia medica all'Università di Roma. Le sue considerazioni mediche non si discostarono da quelle del prof. Romanelli, in più però affermò che secondo lui quelle "stigmate" erano cominciate come prodotti patologici (necrosi neurotonica multipla della cute) ed erano state completate, forse inconsciamente per un fenomeno di suggestione, o con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio.

Nel 1920 padre Agostino Gemelli, medico, psicologo e consulente del Sant'Uffizio, fu incaricato dal cardinale Merry Del Val di visitare padre Pio ed eseguire "un esame clinico delle ferite". Il Segretario del Sant'Uffizio, chiamato in causa per via dei sospetti su presunte attività scandalose del cappuccino, scelse il Gemelli, è dato supporre, sia per le sue conoscenze scientifiche, sia per i suoi studi specialistici sui "fenomeni mistici", che aveva condotti sin dal 1913.

"Perciò - pur essendosi recato nel Gargano di propria iniziativa, senza che alcuna autorità ecclesiastica glielo avesse chiesto - Gemelli non esitò a fare della sua lettera privata al Sant'Uffizio una sorta di perizia ufficiosa su padre Pio"

Il Gemelli volle invece esprimersi compiutamente in merito e volle incontrare il frate, nonostante una malcelata ritrosia di questi. Padre Pio, infatti, mostrò nei confronti del nuovo investigatore un atteggiamento di netta chiusura, non alleviando le polemiche, nonostante l'approccio iniziale del messo vaticano fosse stato di buona apertura sul piano personale.

Il frate rifiutò la visita adducendo che mancava l’autorizzazione scritta del Sant'Uffizio. Furono vane le proteste di padre Gemelli che, incaricato dal Sant'Uffizio e inviato di persona dal cardinal Merry Del Val riteneva di avere il diritto di effettuare un esame medico delle stigmate. Mario Guarino interpreta questo rifiuto come un'implicita ammissione di colpa da parte di padre Pio. Il frate, sostenuto dai suoi superiori, condizionò l'esame ad un permesso da richiedersi per via gerarchica, disconoscendo le credenziali di padre Agostino Gemelli, che comunque era in missione ufficiale. Questi abbandonò dunque il convento, irritato e offeso.

Padre Gemelli espresse quindi la diagnosi:

« È un bluff... Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell'isterico e dello psicopatico... Quindi, le ferite che ha sul corpo... Fasulle... Frutto di un'azione patologica morbosa... Un ammalato si procura le lesioni da sé... Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti... tipico della patologia isterica »
e più brevemente lo chiamò "psicopatico, autolesionista ed imbroglione"; i suoi giudizi, che come si è visto non potevano contare sull'esame clinico rifiutatogli, avrebbero pesantemente condizionato, per l'autorevolezza della fonte, la vicenda del frate.

Tra aprile e maggio del 1921, i vertici del Sant'Uffizio decretarono l’invio di un visitatore apostolico a San Giovanni Rotondo, per avviare una inchiesta che si premurasse di studiare la personalità di padre Pio. La scelta del Vaticano cadde sul vescovo della diocesi di Volterra: Raffaele Carlo Rossi. Dal rapporto finale che il vescovo Rossi consegnò al Sant'Uffizio, intitolato Sul P. Pio da Pietrelcina, risulta che il visitatore apostolico si trattenne a San Giovanni per una settimana. Per quanto riguarda l’indagine sui presunti prodigi che gli venivano attribuiti, particolarmente gli episodi di bilocazione e le guarigioni, padre Pio rispose spesso con un “non mi consta” mutuato dal “non constat” del latino giurisprudenziale. Richiestogli se un giorno gli fosse davvero occorso di essere a Foggia, presso il comando della Divisione militare, pur senza muoversi dal convento di San Giovanni, padre Pio replicò: «Eccellenza, non mi consta nulla di tutto questo. Delle imprudenzate ce ne sono state per parte di persone che hanno voluto fare il mio nome, per cose che io non avrei mai pensato né di dire, né di far sapere. C’era da impazzire e devo ringraziare il Signore che la più grande grazia che riconosco di aver ricevuto in proposito sia stata appunto quella di non aver perduto la ragione, e la salute per quante frottole si dicevano». Nella relazione finale trasmessa alla Santa Sede monsignor Rossi si dimostrò scettico riguardo i presunti prodigi che le convinzioni popolari attribuivano al cappuccino. A differenza dei miracoli di Gesù, quelli di padre Pio andavano messi tra virgolette. «Nemmeno uno dei miracoli sussiste», fu l’impietoso bilancio del vescovo Rossi. In seguito alle indagini condotte dal vescovo, esercitando un controllo diretto sui soggetti interessati, risultarono falsi tutti i presunti miracoli presi in esame dal monsignore. In particolare: il claudicante cancelliere della Pretura di San Giovanni Rotondo non aveva ottenuto il risanamento del piede; ad una bambina muta, portata al cospetto di padre Pio, non era stata restituita la favella; un povero ebete, «di statura lillipuziana», gobbo, storpio e guercio non era stato guarito: «L’ho veduto io stesso: è un infelice, fa pietà», e non corrispondeva al vero che un «giovanetto affetto da gibbosità» si fosse «almeno in parte raddrizzato». Risultò altresì falsa anche la voce secondo cui la campana della chiesa parrocchiale di San Giovanni era andata improvvisamente in pezzi, a seguito di un torto commesso dall’arciprete ai confratelli di padre Pio. «Cose da ridere! E il popolino gridava al miracolo!».

Come risultato di queste vicende, il 31 maggio 1923, arrivò un decreto vero e proprio in cui si pronunciava la condanna esplicita. Il Sant'Uffizio dichiarava il non constat de supernaturalitate circa i fatti legati alla vita di padre Pio ed esortava i fedeli a non credere e a non andare a San Giovanni Rotondo. La formula specifica utilizzata, nel linguaggio ecclesiastico, equivale ad asserire che al momento non sono stati evidenziati elementi sufficienti ad affermare la soprannaturalità dei fenomeni, pur non escludendo che possano esserlo in futuro. Il decreto venne pubblicato dall'Osservatore Romano, organo di stampa del Vaticano, il 5 luglio successivo e subito ripreso dai giornali di tutto il mondo.

Il 15 dicembre del 1924 il dottor Giorgio Festa, chiese alle autorità ecclesiastiche l'autorizzazione a sottoporre il Padre ad un nuovo esame clinico per uno studio ulteriore e più aggiornato, ma non l'ottenne.

L'inchiesta sul frate si chiuse con l'arrivo del quinto e definitivo decreto di condanna (23 maggio 1931) con l'invito ai fedeli di non considerare come sovrannaturali le manifestazioni psichiatriche certificate dal Gemelli, ma i più fedeli sostenitori di Padre Pio non considerano il divieto di Roma vincolante. A Padre Pio venne vietata la celebrazione della messa in pubblico e l'esercizio della confessioni


La revoca delle restrizioni e le ulteriori indagini (1933-1968)

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Padre Pio mentre celebra una messa.
Nel 1933 papa Pio XI revocò le restrizioni precedentemente imposte a padre Pio. Una fonte indipendente suggerisce però che, formalmente, il decreto ufficiale di sconfessione di padre Pio non sarebbe mai stato revocato. Infatti il Sant'Uffizio non ritrattò i suoi decreti e, ufficialmente, padre Pio continuò a essere condannato dalla Chiesa. A San Giovanni Rotondo accorrevano comunque gente comune, ma anche personaggi famosi. Nel 1938 arrivò Maria José di Savoia che volle farsi fotografare accanto a padre Pio. Giunsero i reali di Spagna, la regina del Portogallo in esilio, Maria Antonia di Borbone, Zita di Borbone-Parma, Giovanna di Savoia, Ludovico di Borbone-Parma, Eugenio di Savoia e tanti altri. Nel 1950 il numero di persone, in particolare donne, che si volevano confessare era talmente imponente, che venne organizzato un sistema di prenotazioni. Il 9 gennaio 1940 iniziò la costruzione del grande ospedale Casa Sollievo della Sofferenza.

Papa Giovanni XXIII ordinò ulteriori indagini su padre Pio, inviando monsignor Carlo Maccari: nello spirito del Concilio Vaticano II si voleva intervenire con decisione verso forme di fede popolare considerate arcaiche. All'inizio dell'estate 1960, papa Giovanni fu informato da monsignor Pietro Parente, assessore del Sant'Uffizio, del contenuto di alcune bobine audio registrate a San Giovanni Rotondo. Da mesi Roncalli assumeva informazioni sulla cerchia delle donne intorno a Padre Pio, si era appuntato i nomi di tre fedelissime: Cleonice Morcaldi, Tina Bellone e Olga Ieci», più una misteriosa contessa. Il Papa annota il 25 giugno 1960, su quattro foglietti rimasti inediti fino al 2007 e rivelati da Sergio Luzzatto:

« Stamane da mgr Parente, informazioni gravissime circa P.P. e quanto lo concerne a S. Giovanni Rotondo. L’informatore aveva la faccia e il cuore distrutto. »
« Con la grazia del Signore io mi sento calmo e quasi indifferente come innanzi ad una dolorosa e vastissima infatuazione religiosa il cui fenomeno preoccupante si avvia ad una soluzione provvidenziale. Mi dispiace di P.P. che ha pur un’anima da salvare, e per cui prego intensamente »
« L’accaduto—cioè la scoperta per mezzo di filmine, si vera sunt quae referentur [se sono vere le cose riferite], dei suoi rapporti intimi e scorretti con le femmine che costituiscono la sua guardia pretoriana sin qui infrangibile intorno alla sua persona— fa pensare ad un vastissimo disastro di anime, diabolicamente preparato, a discredito della S. Chiesa nel mondo, e qui in Italia specialmente. Nella calma del mio spirito, io umilmente persisto a ritenere che il Signore faciat cum tentatione provandum, e dall’immenso inganno verrà un insegnamento a chiarezza e a salute di molti. »
« Motivo di tranquillità spirituale per me, e grazia e privilegio inestimabile è il sentirmi personalmente puro da questa contaminazione che da ben 40 anni circa ha intaccato centinaia di migliaia di anime istupidite e sconvolte in proporzioni inverosimili. »


Pasqua 1968: Padre Pio incontra monsignor Lefevbre a san Giovanni Rotondo
Padre Carmelo Durante da Sessano riporta una discussione che si sarebbe avuta tra l'arcivescovo di Manfredonia Andrea Cesarano e papa Giovanni XXIII, in cui il papa sarebbe stato "tranquillizzato" circa le questioni riguardanti Padre Pio:

« “Che mi racconti di Padre Pio?” “Santità…” “Non chiamarmi santità – lo interruppe – “chiamami don Angelo come hai sempre fatto. Dimmi di lui!” “Padre Pio è sempre l’uomo di Dio che ho conosciuto all’inizio del mio trasferimento a Manfredonia. È un apostolo che fa alle anime un bene immenso”. “Don Andrea, adesso si dice tanto male di Padre Pio”. “Ma per carità, don Angelo. Sono tutte calunnie. Padre Pio lo conosco sin dal 1933 e t’assicuro che è sempre un uomo di Dio. Un santo”. “Don Andrea, sono i suoi fratelli che l’accusano. E poi… quelle donne, quelle registrazioni… Hanno perfino inciso i baci”. Poi il Santo Padre tacque per l’angustia e il turbamento. Monsignor Cesarano, con un fremito che gli attraversava l’anima e il corpo, tentò di spiegare: “Per carità, non si tratta di baci peccaminosi. Posso spiegarti cosa succede quando accompagno mia sorella da Padre Pio?” “Dimmi”. E monsignor Cesarano raccontò al Santo Padre che quando sua sorella incontrava Padre Pio e riusciva a prendergli la mano, gliela baciava e ribaciava, tenendola ben stretta, malgrado le vive rimostranze nel timore di sentire un ulteriore male per via delle stigmate. Il buon Papa Giovanni alzò lo sguardo al cielo ed esclamò: “Sia lodato Dio! Che conforto che mi hai dato. Che sollievo! »
In quel periodo il superiore locale di padre Pio era padre Rosario da Aliminusa (al secolo Francesco Pasquale, 1914-1983), che ricopriva l'incarico di guardiano della comunità di san Giovanni Rotondo; padre Rosario da Aliminusa, fermo custode delle regole dell'ordine, in diversi scritti testimoniò che padre Pio non venne mai meno ai suoi doveri d'obbedienza; ne mise inoltre in risalto il rigore teologico.

Nel 1964, il nuovo Papa Paolo VI concesse personalmente ma ufficiosamente a Padre Pio da Pietrelcina l'Indulto (reintegro) per continuare a celebrare, anche pubblicamente, la Santa Messa secondo il rito di San Pio V, sebbene, dalla Quaresima del 1965 fosse in attuazione la riforma liturgica. Contemporaneamente, molteplici attività finanziare gestite da Padre Pio passarono in gestione alla Santa Sede.
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Padre Rosario da Aliminusa, inoltre, in relazione alla nomina - da parte della Santa Sede - di padre Clemente da Santa Maria in Punta quale amministratore apostolico destinato a gestire la situazione giuridico-economica dei beni della Casa Sollievo della Sofferenza, fu nominato procuratore generale dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini, una delle massime cariche dell'ordine, incaricato, per la funzione, di mantenere i rapporti tra l'Ordine e la Santa Sede, cosa questa che favorì una ricomposizione della frizione che stava insorgendo in relazione alla gestione dei beni e delle donazioni: padre Pio istituì nel suo testamento la Santa Sede quale legataria di tutti i beni della Casa Sollievo della Sofferenza.

Alle ore 2:30 del mattino di lunedì 23 settembre 1968 Padre Pio morì all'età di 81 anni. Ai suoi funerali parteciparono più di centomila persone giunte da ogni parte d'Italia.


La canonizzazione

Le pratiche giuridiche preliminari del processo di beatificazione iniziarono un anno dopo la morte del Padre, nel 1969, ma incontrarono molti ostacoli, da parte di coloro che erano stati nemici dichiarati di Padre Pio. Furono ascoltati decine di testimoni e raccolti 104 volumi di disposizioni e documenti, e nel 1979 tutto il materiale fu inviato a Roma al vaglio degli esperti del Papa. Il procedimento che portò alla canonizzazione ebbe inizio con il nihil obstat del 29 novembre 1982.

Il 20 marzo 1983 iniziò il processo diocesano per la sua canonizzazione. Il 21 gennaio 1990 Padre Pio venne proclamato venerabile, fu beatificato il 2 maggio 1999 e proclamato santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro da papa Giovanni Paolo II come san Pio da Pietrelcina. La sua festa liturgica viene celebrata il 23 settembre.

Tra i segni miracolosi che gli vengono attribuiti troviamo le "stigmate" che avrebbe portato per 50 anni (20 settembre 1918 - 23 settembre 1968), il dono della bilocazione, la profezia e la scrutazione dei cuori e delle coscienze (capacità di leggere nei cuori e nella mente delle persone). Tra i molti miracoli che gli vengono attribuiti c'è quello della guarigione del piccolo Matteo Pio Colella di San Giovanni Rotondo, sul quale è stato celebrato il processo canonico che ha portato poi alla elevazione agli altari di San Pio.

Tra i racconti di bilocazione che lo avrebbero visto protagonista c'è quello fornito da Luigi Orione, secondo il quale nel 1925, mentre si trovava in piazza San Pietro per i festeggiamenti in onore di Teresa di Lisieux, gli sarebbe apparso inaspettatamente Padre Pio da Pietrelcina, che in realtà non si mosse mai dal convento che lo ospitava dal 1918 sino alla morte.


Il miracolo per la canonizzazione


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Santuario di S.Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo.
In generale, ai fini della canonizzazione, la Chiesa cattolica ritiene necessario un secondo miracolo, dopo quello richiesto per la beatificazione: nel caso di Padre Pio, ha ritenuto miracolosa la guarigione di Matteo Pio Colella, un bambino di sette anni nato a San Giovanni Rotondo.

Il 20 gennaio 2000, mentre era a scuola, Matteo si sentì male: fu portato a casa, ma nella serata la situazione precipitò e il padre, urologo dell'ospedale "Casa Sollievo della Sofferenza", lo accompagnò al pronto soccorso dello stesso ospedale, dove fu diagnosticata una meningite fulminante.

Ricoverato in rianimazione, il 21 gennaio Matteo ebbe un edema polmonare e non si riusciva più a rilevare la pressione arteriosa; successivamente collassarono nove organi; i medici emisero una diagnosi infausta, non essendo compatibile con la vita la compromissione di più di cinque organi, secondo la casistica riportata nella letteratura medica internazionale.

In favore del bambino si sviluppò una catena di preghiere rivolte a Padre Pio, a cominciare dai genitori, devoti del frate. La madre riferì di aver avuto una visione di Padre Pio, e la stessa cosa riferì Matteo una volta uscito dal coma. Contrariamente alle previsioni, il bambino cominciò a migliorare, e il 25 febbraio fu dimesso. Dopo un altro mese di terapie riabilitative poté riprendere la scuola, con un successivo completo recupero psico-fisico.

La Consulta medica della Congregazione per le Cause dei Santi, il 22 novembre 2001, dichiarò che "La guarigione, rapida, completa e duratura, senza postumi, era scientificamente inspiegabile". Il decreto sul presunto miracolo fu promulgato il 20 dicembre 2001 alla presenza di Giovanni Paolo II, che procedette alla canonizzazione il 16 giugno 2002.

I sospetti ed il dibattito sulle stimmate



Altare maggiore del Santuario di Santa Maria delle Grazie, a San Giovanni Rotondo, dove San Pio celebrò la sua ultima Messa il 22 settembre 1968
La vicenda di Padre Pio fu sempre accompagnata da un lato da manifestazioni di fede popolare ineguagliate per la loro intensità, e dall'altro da sospetti anche di alte personalità della Chiesa.

Di Padre Pio si sospettava innanzitutto una motivazione volta a procacciare un risultato economico (ancorché indiretto) da donazioni e lasciti attraverso una mitizzazione della persona. Questo sospetto fu in parte attenuato quando il frate designò la Chiesa di Roma come erede universale di tutte le sue cose. Parimenti, i flussi di denaro riguardanti le iniziative culminate nella costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, continuarono ad essere oggetto di illazioni e di scontro con le gerarchie ecclesiastiche. Il commercio di pezzuole apparentemente macchiate dalle stigmate (in realtà il sangue risultò poi essere sangue di gallina), andava, stando ai risultati dell'indagine, molto bene. A seguito dell'indagine in questione alcuni frati che avevano tradito il voto di povertà furono spostati altrove.

Riguardo alle stigmate, alcuni rapporti medici indicarono una possibile causa non soprannaturale: il medico napoletano Vincenzo Tangaro, che incontrò Padre Pio ed ebbe cura di osservarne le mani, scrisse in un articolo pubblicato dal Mattino: «Le stigmate sono superficiali e presentano un alone dal colore caratteristico della tintura di iodio». Altri medici, osservando il fenomeno, non furono in grado di determinarne la causa con certezza, ma parlarono in ogni caso di un possibile fenomeno artificiale e/o patologico. A titolo d'esempio, il professor Amico Bignami inviato dal Sant'Uffizio ad esaminare le stigmate scrisse nella sua relazione: «Le [stigmate]…rappresentano un prodotto patologico, sulla cui genesi sono possibili le seguenti ipotesi: a) …determinate artificialmente o volontariamente; b) …manifestazione di uno stato morboso; c) …in parte il prodotto di uno stato morboso e in parte artificiale… Possiamo… pensare che… siano state mantenute artificialmente con un mezzo chimico, per esempio la tintura di iodio. Ho notato... una pigmentazione bruna dovuta alla tintura di iodio. È noto che la tintura di iodio vecchia… diventa fortemente irritante e caustica»

L'ex abate della basilica romana di San Paolo, il teologo Giovanni Franzoni, riguardo al fenomeno delle stigmate di Padre Pio, ricorda il giudizio negativo di padre Agostino Gemelli e le diagnosi cliniche di Luigi Cancrini che parlavano di «istrionismo pulsionale» e di «necessità di mettersi in mostra». Per quanto riguarda le ferite alle mani Franzoni dichiarava: «Le stimmate sono una nota malattia della pelle. Le ho viste anche in persone che nulla avevano di santo. Padre Pio non è mai parso monastico e ritratto in se stesso, ma idolatrato e sovraesposto già da un’iconografia miracolistica»

Nuovi dubbi sull'origine soprannaturale delle stigmate sono stati avanzati dallo storico Sergio Luzzatto, che riporta la testimonianza del 1919 di un farmacista, il dottor Valentini Vista, e di una sua cugina, Maria De Vito, anch’essa titolare di una farmacia, ai quali Padre Pio ordinò dell'acido fenico e della veratrina, sostanze adatte per la loro causticità a procurare lacerazioni nella pelle simili alle stigmate. Chiamato a testimoniare dal vescovo di Foggia – monsignor Salvatore Bella – il dottor Vista si dichiarò colpito dalla richiesta di acido fenico puro che il frate aveva affidato alla confidenza di Maria De Vito e, persuaso che la richiesta fosse dettata da motivi innocenti, aveva consegnato alla cugina la bottiglia con l’acido. Ma la perplessità del farmacista si accentuò nel momento in cui padre Pio trasmise alla donna – sempre con la preghiera di mantenere il segreto– una seconda richiesta nella quale il frate sollecitava l’invio di quattro grammi di veratrina, una sostanza estremamente tossica e fortemente caustica. A quel punto il dottor Vista, condividendo i propri dubbi con la cugina Maria, suggerì a quest’ultima di non dare più seguito alle richieste del frate.

Una risposta ai dubbi suscitati dalle informazioni riportate da Luzzatto è arrivata dai giornalisti Saverio Gaeta e Andrea Tornielli autori del libro Padre Pio, l'ultimo sospetto. La verità sul frate delle stimmate, che hanno consultato i documenti del processo canonico. Secondo Gaeta e Tornielli la testimonianza della farmacista sarebbe poco attendibile in quanto in realtà presentata in Vaticano dall’arcivescovo di Manfredonia Pasquale Gagliardi, che loro dicono esser stato nemico giurato di Padre Pio.

I due giornalisti riportano inoltre la testimonianza del dottor Giorgio Festa che esaminò le stimmate del frate il 28 ottobre 1919 e nella sua relazione scrisse che esse «non sono il prodotto di un traumatismo di origine esterna, e che neppure sono dovute all’applicazione di sostanze chimiche potentemente irritanti».

Tuttavia, dai contenuti degli atti depositati in Vaticano, risulta che lo stesso padre Pio ammise di essersi procurato dell’acido fenico e della veratrina, giustificando la necessità di avere a disposizione queste sostanze con l’esigenza di dover disinfettare delle siringhe per quanto riguarda l’acido fenico, e con il bisogno di dover compiere uno scherzo ai propri confratelli per quanto riguarda la veratrina: afferma padre Pio di avere avuto l’intenzione di mischiare la veratrina al tabacco da fiuto per far starnutire irresistibilmente i confratelli. La richiesta di segretezza fu giustificata dal frate come rimedio per l’assenza di una ricetta medica. Esistono inoltre testimonianze scritte, in forma di lettere vergate da padre Pio, contenenti esplicita richiesta delle sostanze già menzionate. Inoltrando a Roma le testimonianze giurate del farmacista Valentini Vista e della cugina De Vito, il vescovo di Foggia, monsignor Bella, accluse un documento rappresentato da un foglio sul quale padre Pio aveva messo nero su bianco la richiesta di acido fenico:

« Carissima Maria, Gesù ti conforti sempre e ti benedica! Vengo a chiederti un favore. Ho bisogno di avere da duecento a trecento grammi di acido fenico puro per sterilizzare. Ti prego di spedirmela la domenica e farmela mandare dalle sorelle Fiorentino. Perdona il disturbo. (ACDF, Santo Offizio, Dev. V. 1919, I, Cappuccini, P. Pio da Pietrelcina, doc. 14, p. 10) »
Agli atti del Sant’Uffizio figura anche la trascrizione di una seconda lettera autografa del frate destinata a Maria De Vito:
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« Avrei bisogno di un 4 grammi di veratrina. Ti sarei molto grato, se me la procurassi costì, e me la mandassi con sollecitudine. (ACDF, Santo Offizio, Dev. V. 1919, I, Cappuccini, P. Pio da Pietrelcina, doc. 14, allegato 3, p. 28) »

A settembre 2009, in occasione di un convegno su Padre Pio a San Giovanni Rotondo, il professor Ezio Fulcheri, docente di anatomia patologica all’università di Genova e di paleopatologia all’università di Torino, ha invece dichiaratodi aver esaminato molto materiale fotografico e documentario sulle stimmate di Padre Pio e su queste basi ha affermato: «Non posso immaginare quali sostanze permettano di tenere aperte le ferite per cinquant’anni, impedendone la naturale evoluzione [...] Più si studia l’anatomia e la fisiopatologia delle lesioni, più ci si rende conto che una ferita non può rimanere aperta com’è accaduto invece per le stimmate di Padre Pio, senza complicazioni, senza conseguenze per i muscoli, i nervi, i tendini. Le dita del frate stimmatizzato erano sempre affusolate, rosee e pulite: con ferite che trapassavano il palmo e sbucavano sul dorso della mano, avrebbe dovuto avere le dita gonfie, tumefatte, rosse, e con un’importante impotenza funzionale. Chi subisce lesioni come quelle, ha le dita rattrappite con sensibilità alterata. Per Padre Pio, invece, le evidenze contrastano con la presentazione e l’evoluzione di una ferita così ampia, quale ne sia stata la causa iniziale. Questo è ciò che dice la scienza».

Lo psichiatra Luigi Cancrini (Università La Sapienza di Roma), più recentemente, ha tentato di classificare Padre Pio secondo il DSM-IV (edizione aggiornata del manuale internazionale dei disturbi mentali). Secondo questa teoria le stigmate sarebbero quindi particolari sintomi di "conversione somatica" (vedi bibliografia), ovvero la moderna definizione dei disturbi somatici generati da una patologia psichiatrica di tipo isterico.

Secondo le biografie che riportano le testimonianze di persone che ebbero modo di assistere di persona alla preparazione del corpo per la sepoltura, sulla salma di Padre Pio non ci sarebbe stata alcuna traccia delle stigmate. Queste testimonianze sono confermate dalle fotografie scattate al corpo del santo subito dopo la sua morte.


Le malattie



Cella di San Pio, dove dimorò dal 1943, sino alla morte avvenuta il 23 settembre 1968
Nel diario di padre Agostino da San Marco in Lamis, direttore spirituale di padre Pio, si legge che nel 1892, quando il giovane Francesco Forgione aveva solo 5 anni era affetto da diverse malattie. A 6 anni venne colpito da una grave enterite, che lo costrinse al letto per un lungo periodo. A 10 anni si ammalò di febbre tifoidea.

Nel 1904, fra' Pio venne inviato, con gli altri giovani che insieme a lui avevano superato l'anno di prova di noviziato, a Sant'Elia a Pianisi in provincia di Campobasso, per iniziare il periodo di formazione. Ma quasi subito cominciò a star male accusando inappetenza, insonnia, spossatezza, svenimenti improvvisi e terribili emicranie per questo non andò nel convento di Sicignano degli Alburni dove era stato destinato. Vomitava spesso e riusciva a nutrirsi soltanto con del latte.

Gli agiografi raccontano che proprio in quel periodo, insieme ai malanni fisici, cominciarono a manifestarsi fenomeni a detta dei testimoni inspiegabili. Secondo i loro racconti, di notte, nella sua stanza, si udivano rumori sospetti a volte urli o ruggiti, durante la preghiera, fra' Pio restava come intontito, quasi fosse assente (va ricordato che fenomeni di questo tipo sono frequentemente descritti, nelle agiografie di santi e mistici di ogni tempo, e secondo la psichiatria contemporanea sono spiegabili come sintomi di psicosi o schizofrenia). Qualche confratello disse addirittura di averlo visto in estasi, sollevato da terra. Nel giugno del 1905 la salute del frate era talmente compromessa che i superiori decisero di mandarlo in un convento di montagna, nella speranza che il cambiamento d'aria gli facesse bene. Le condizioni di salute però, peggioravano ed allora i medici consigliarono di farlo tornare nel suo paese. Anche qui però il suo stato di salute peggiorò.

Negli anni giovanili padre Pio fu anche colpito da "bronchite asmatica", di cui continuò a soffrire fino alla morte. Aveva anche una calcolosi renale grave, con coliche frequenti. Un'altra malattia molto dolorosa fu una specie di gastrite cronica, che poi si trasformò in ulcera. Soffrì di infiammazioni dell'occhio, del naso, dell'orecchio e della gola e infine di rinite e otite croniche.

Nell'estate del 1915, il religioso dovette lasciare Pietrelcina per adempiere al servizio militare. Aveva fatto la visita di leva nel 1907 ed era stato dichiarato abile ma lasciato a casa con un congedo illimitato, fu però richiamato ed il 6 novembre del 1915 si presentò al distretto militare di Benevento, e venne assegnato alla Decima compagnia sanità di Napoli con il numero di matricola 2094/25. Ma dopo circa un mese a causa di continui disturbi cui andava soggetto, venne mandato in licenza per 30 giorni. Tornato in servizio fu sottoposto ad altre visite mediche e rimandato ancora in licenza a per 6 mesi. Trascorse questo periodo di licenza in un convento di Foggia. Ma anche lì il religioso stava male. Si decise quindi di spostarlo a San Giovanni Rotondo, un paesino sul Gargano a 600 m di altezza, dove anche nei mesi caldi faceva relativamente fresco. Arrivò in questo convento il 28 luglio del 1916.

A dicembre riprese il servizio militare, ma fu rimandato a casa per altri 2 mesi. Al rientro venne giudicato idoneo e destinato alla caserma di Sales in Napoli, dove rimase fino al marzo del 1917, quando dopo una visita all'ospedale di Napoli gli fu diagnosticata una "tubercolosi polmonare" accertata dall'esame radiologico e mandato a casa con un congedo definitivo. Nel 1925 fu operato per un'ernia inguinale, e un po' dopo sul collo si formò una grossa cisti che dovette essere asportata.

Un terzo intervento lo subì all'orecchio, si era formato un epitelioma, l'esame istologico eseguito a Roma disse che si trattava di una forma tumorale maligna. Dopo l'operazione padre Pio fu sottoposto a terapia radiologica, che ebbe successo, sembra, in sole due sedute. Nel 1956 fu colpito da una grave "pleurite essudativa", la malattia venne accertata radiologicamente dal professore Cataldo Cassano che estrasse personalmente il liquido sieroso dal corpo del Padre. Rimase a letto per 4 mesi consecutivi. Negli anni della vecchiaia il Padre fu tormentato dall'artrite e dall'artrosi.

Le ipertermie





Interno della nuova Chiesa di Padre Pio, a San Giovanni Rotondo
Un fenomeno misterioso che si sarebbe manifestato nel corpo di Padre Pio furono le febbri alte. Secondo quanto riportato da Renzo Allegri, tale evento sconcertò alcuni dei medici che in qualche modo si erano interessati alla sua salute. I primi a osservarle furono i medici dell'ospedale militare di Napoli durante una visita di controllo. La febbre era così alta che il termometro clinico non era in grado di misurarla in quanto fuori scala. In altre occasioni, sempre durante il periodo del servizio militare, sarebbero state rilevate temperature elevate fino a 52 °C. Il primo a misurare con esattezza il grado di temperatura della febbre di padre Pio fu un medico di Foggia, quando il frate era ospite di un convento del luogo e continuava a stare male. Il medico ricorse a un termometro da bagno che avrebbe registrato una temperatura di 48 °C.

Lo studio scientifico di quelle febbri altissime fu ripreso dal dottor Giorgio Festa nel 1920, che aveva sentito parlare di tale anomalia e riteneva il fenomeno impossibile. Iniziò pertanto a misurargli la temperatura con metodo, due volte al giorno, e diede ordine ai superiori del convento di fare altrettanto in sua assenza. Secondo il rapporto stilato da Festa, a giorni in cui la temperatura oscillava tra i 36.2 e i 36.5 °C si alternavano altri in cui si evidenziavano picchi di temperatura a 48-48.5 °C. Quando veniva colto da tali temperature elevate, il frate appariva molto sofferente e agitato sul suo letto, ma senza delirio e senza i comuni disturbi che di solito accompagnano alterazioni febbrili notevoli.

Secondo Francesco Castelli, il Padre Lorenzo da San Marco in Lamis, superiore dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo, interrogato il 16 giugno 1921 dal Visitatore Apostolico, dichiarò di avere verificato a più riprese la temperatura di Padre Pio, alla presenza del dottor Francesco Antonio Gina e del dottor Angelo Merla, riscontrando successivamente 43 °C, 45 °C e 48 °C[54]. Dopo uno o due giorni tutto rientrava nel suo stato normale, e al terzo giorno lo si vedeva nuovamente nel confessionale.

Da un punto di vista medico-scientifico si tratterebbe di un fenomeno inspiegabile, in quanto temperature così elevate dovrebbero condurre in breve tempo alla morte: in generale, infatti, "la temperatura corporea più elevata considerata ancora compatibile con la vita è 42 °C anche se, per brevi periodi, è possibile sopravvivere a temperature più elevate, sino a 43 °C"[56]. Tuttavia viene riportato che dopo tali attacchi febbrili il frate era in grado di tornare ai suoi compiti senza apparente danno.

Il fenomeno delle ipertermie è oggetto di discussione e di diverse interpretazioni. Ad esempio, secondo Pier Angelo Gramaglia, anche se Padre Pio «interpretava il fenomeno come un segno di inusuali esperienze mistiche», «in realtà l’ipertermia ha per lo più cause neuropatologiche e può accompagnare le reazioni emotive di individui che subiscono facilmente stati di dissociazione, perdendo nel delirio febbricitante conseguente il senso del limite tra fantasia allucinata e realtà. L’ipertermia provocava anche deliri, grida e crisi isteriche, sempre acriticamente intese quali esperienze soprannaturali e di eventi carismatici».

Riesumazione
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Il 6 gennaio 2008 il vescovo Domenico D'Ambrosio annunciò durante la messa nel santuario di Santa Maria delle Grazie che nel mese di aprile 2008 il corpo di Padre Pio sarebbe stato riesumato per una ricognizione canonica con l'esposizione alla pubblica venerazione sino al mese di settembre 2009 in vista del quarantesimo anniversario della sua morte.

Nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2008 è stata riaperta la bara che contiene il cadavere di san Pio. Secondo le dichiarazioni del locale arcivescovo le unghie e il mento erano ben conservati pur essendo trascorsi quarant'anni dalla sua morte, ma non sono rese state pubbliche fotografie.

Esposizione della salma
Dal 24 aprile 2008 al 23 settembre 2009 a San Giovanni Rotondo è stata esposta la salma di Padre Pio, all'interno di una teca di cristallo costruita appositamente. Essa in realtà è stata poco visibile: il volto, conservato solo nella parte inferiore, è talmente decomposto da essere stato ricoperto da una maschera di silicone che ne riproduce le sembianze. La salma poggia su un piano di plexiglas forato e rivestito di tessuto. Al di sotto ci sono due contenitori in pvc pieni di gel di silice per la regolazione dell’umidità.

Nella teca è stato immesso azoto per evitare ulteriori decomposizioni.

Il 23 settembre 2009, nell'anniversario della morte, si è conclusa l'esposizione della salma con una solenne cerimonia.


Traslazione della salma
Il 19 aprile 2010 la salma di San Pio è stata traslata nella cripta della nuova Chiesa di Padre Pio, decorata con i mosaici del sacerdote gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik e con il soffitto ricoperto di foglia oro, ricavato dalla fusione degli ex-voto che i fedeli negli anni hanno donato a San Pio. Tuttavia, l'inaugurazione di una siffatta cripta è stata contrassegnata da forti polemiche, sia da parte del mondo laico che da parte degli stessi cattolici, in quanto un tale sfarzo è decisamente contrario agli ideali dell'Ordine Francescano (al quale Padre Pio ca]apparteneva) improntati all'umiltà e alla povertà.



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stampalo e tienilo sempre con te
Dick



Edited by marisa56 - 23/9/2020, 10:55
 
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Padre Pio, fu amato ma avversato da Chiesa
Pesanti accuse gli vennero da ambienti ecclesiastici


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La vera guerra si scatena sulla gestione delle grandi somme di denaro che arrivavano e che il frate voleva destinare alla costruzione dell'ospedale "Casa sollievo della sofferenza". "Maneggia denari senza il permesso dei superiori", è la nuova accusa. Pio XII, papa dal 1939 al 1958, il più convinto difensore di padre Pio, nel '53 lo esonera dai voti di poverta' e di obbedienza ai superiori affinché, rispondendo solo al Papa, possa guidare i Gruppi e realizzare la "Casa" che viene inaugurata nel '56. E tuttavia con papa Pacelli ripresero le ispezioni. Ci sono due ''visite apostoliche", cioé ispezioni. Sta intanto scoppiando lo scandalo Giuffré, 'il finanziere di Dio', che, offrendo interessi altissimi, raccoglieva fondi soprattutto in ambienti religiosi che vengono coinvolti nel successivo crack. Qualcuno spera di salvarsi con i 585 milioni liquidi che sono nelle casse della "Casa" di padre Pio, che rischia così di essere coinvolto dallo scandalo. Ma il frate resiste: non vuole che quei soldi vengano distolti dagli scopi per cui gli sono stati dati. E' così che un registratore viene trovato nel confessionale di padre Pio, per provare i colloqui troppo 'confidenziali' con le sue 'figlie'. Siamo nel 1960; il 'visitatore' mons. Carlo Maccari scriverà conclusioni durissime contro il frate: "in lui regna il demonio dell'impurità", "la sua vita è un sensualismo mistico". Il rapporto a Giovanni XXIII viene praticamente smentito dal segretario di Stato, card. Tardini che richiama a Roma Maccari. Uomo di carattere energico, fa anche profezie sulla vita delle persone e non di rado caccia qualcuno che cerca di accostarsi al suo confessionale, quando non riscontra un pentimento sincero. Riceve visite da tutto il mondo: nel '47, tra i tanti che si fanno confessare c'é anche un giovane prete polacco, Karol Wojtyla. Nasce una leggenda, che non ha mai trovato conferma, secondo la quale padre Pio avrebbe predetto: "tu diventerai papa, ma io vedo anche sangue e violenza su di te". Nel '63 diviene papa Paolo VI, che annulla i provvedimenti contro padre Pio. Il frate, stanco e provato, muore cinque anni dopo, il 23 settembre del '68

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Dieci anni fa la santificazione
Wojtyla proclamo' santo il frate di Pietralcina


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Padre Pio, le stimmate gli procurarono fedeli ma pure nemici

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Padre Pio, capace di affascinare le anime

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Padre Agostino Gemelli che lo avverso' definendolo imbroglione

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Padre Pio ricevette le stimmate durante la I Guerra Mondiale, quando era cappellano militare

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Padre Pio mori' in fama di santita' il 23 settembre del 1968

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Il miracolo della guarigione di un bimbo lo porto' verso la beatificazione

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Padre Pio ricevette le stimmate nel 1918

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Padre Pio

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Padre Pio, santificato dieci anni fa

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Padre Pio, capace di affascinare le anime

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Padre Pio, un fascinatore di anime

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Papa Wojtyla lo beatifico' dieci anni fa

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Padre Pio, un ignorante figlio di contadini ma capace di affascinare le anime. Tanto da essere considerato santo già in vita, da avere milioni di seguaci radunati in gruppi di preghiera in tutto il mondo che guardavano alla canonizzazione da parte del Papa come a una festa di famiglia, e non come a una conferma di santità di cui nessuno di loro aveva bisogno. La festa si svolgeva in piazza San Pietro con il rito di canonizzazione e, attraverso maxischermi e gruppi organizzati, in piazza San Giovanni in Laterano, e nei luoghi del frate cappuccino. Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, era nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento, il 25 maggio del 1887, entrato in noviziato a 16 anni, il 10 maggio del 1910 era stato ordinato prete a san Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, dove poi creò dal nulla un grande ospedale e diverse opere caritative.

E questi due luoghi della sua biografia condividono o si contendono il titolo di città del santo. San Giovanni Rotondo affiderà poi all'arte di Renzo Piano la costruzione del nuovo santuario dedicato al frate. Padre Pio, dei minori cappuccini, era noto anche per le stimmate: il segno su mani e piedi dei chiodi della croce di Gesù che, per i credenti, sono concessi o imposti ai mistici, che così si immedesimano sempre di più con Cristo. Raccontava di averle ricevuto durante la prima guerra mondiale, quando era cappellano militare. E' il 20 settembre 1918, lui ha 31 anni e sta pregando a San Giovanni Rotondo, nel coro di Santa Maria delle Grazie, quando gli appare un "misterioso personaggio con le mani, i piedi e il costato che grondavano di sangue. Ciò che sentii in quell' istante - racconterà poi - non saprei dirvelo.

La vista del personaggio si ritirò ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano di sangue". Le stimmate sono evidenti, il corpo di padre Pio sanguina, lo notano i confratelli e vengono informati i superiori. Comincia ad essere circondato da fama di santità e da grande devozione popolare, che dà vita ai Gruppi di preghiera e si traduce anche in forti somme di denaro che arrivano da tutto il mondo. Ma le stimmate oltre ai fedeli gli procurano nemici e l'accusa di essere un impostore. Padre Agostino Gemelli, uno dei padri dell' Università cattolica, lo definisce "psicopatico, autolesionista, imbroglione". Altre accuse da ambienti ecclesiastici, di rapporti disonesti in confessionale, una inchiesta del Sant'Uffizio culminata con il divieto, dal '22 al '31, di qualsiasi contatto con i fedeli. Fedeli che gli restano devoti nonostante tutte le critiche e non cessano di rivolgersi a lui. Muore in fama di santità il 23 settembre del '68. Il 20 marzo dell'83 si apre il processo canonico. Il miracolo accertato come tale dalla commissione medica perché la Chiesa possa proclamarlo santo è la guarigione inspiegata dalla scienza di un bimbo, Matteo Pio Colella, da una meningite fulminante.


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view post Posted on 25/8/2012, 20:26
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Un bellissimo e significativo dipinto del Maestro Paolo De Caro pittore ufficiale di Padre Pio. Le Sue opere sono esposte nella Chiesa di San Pio e Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo. Tante altre foto esclusive e testimonianze su www.pellegrinodipadrepio.it

 
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Padre Pio, da giugno ostensione permanente

Per i pellegrini sarà possibile pregare sulle spoglie del Santo


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Dal prossimo primo giugno sarà permanente l'ostensione del corpo di san Pio da Pietrelcina nella chiesa inferiore a lui intitolata a San Giovanni Rotondo. Sarà il prefetto della Congregazione delle cause dei santi, card.Angelo Amato, a presiedere la celebrazione eucaristica per l'inizio dell'esposizione.
Il Cardinal Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, presiederà la celebrazione eucaristica per l'inizio dell'esposizione: ''Giungeranno in pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, per venerare le spoglie del Santo, tutti i collaboratori che prestano il loro servizio presso il Dicastero'' ha dichiarato il Cardinale in una nota.

Concelebreranno la funzione l'arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Monsignor Michele Castoro, l'arcivescovo, Monsignor Marcello Bartolucci e numerosi sacerdoti, cappuccini e diocesani. La decisione è maturata in seguito alle numerose richieste dei pellegrini, nelle quali si esprime il desiderio di poter pregare nuovamente dinanzi alle reliquie del Cappuccino. I Frati e l’Arcivescovo hanno preso questa decisione anche in virtù del corrente “Anno della fede” per rinnovare nei cuori dei pellegrini il credo, una virtù della quale Padre Pio è stato testimone esemplare attraverso i suoi scritti, la spiritualità e l’esempio della sua vita.


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Cinque cose che forse non sapete sulla vita di San Pio da Pietrelcina…

Alcuni aneddoti tratti dalla vita del fraticello, del quale, il 23 settembre, si celebra l’anniversario della scomparsa.

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“Da morto farò più chiasso che da vivo.” Aveva proprio ragione padre Pio da Pietrelcina, diventato San Pio dopo la canonizzazione del 2002. Anche quest’anno a San Giovanni Rotondo si attende una enorme folla per la celebrazione eucaristica in occasione dell’anniversario della morte, che cade il 23 settembre: sono ormai passati ben quarantasei anni. Papa Francesco sa bene che si tratta di un evento molto importante per milioni di cattolici nel mondo, al punto di aver deciso di inviare uno dei suoi collaboratori più stretti per presiedere la messa solenne: il prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, cardinale George Pell. Su san Pio tanto si è detto e scritto, in migliaia di articoli di giornale, libri, documentari televisivi, fiction. Tuttavia, ci sono ancora tanti aneddoti della vita dell’umile fraticello beneventano che la maggior parte delle persone non conosce. Eccone qualcuno.

Un bambino religiossimo. Nato nel 1887 a Pietrelcina in una famiglia modesta, fin da bambino Francesco Forgione, che sarebbe diventato, anni dopo, padre Pio, voleva dedicarsi totalmente a Dio. Le sue prime esperienze mistiche ebbero luogo quando aveva appena cinque anni: per lui, estasi e visioni divennero una cosa normalissima, alla pari delle sue continue visite a Gesù ed alla Madonna nella chiesa del paese. Preferiva rimanere in preghiera che giocare con gli altri bambini perché, protestava, questi avevano la cattiva “abitudine di bestemmiare.”

“Suoni la chitarra?” Un anno prima di essere nominato sacerdote, Francesco, che era di salute malferma, passava ore e ore immerso nella preghiera e nello studio nei pressi di un olmo che gli faceva ombra a pochi chilometri dal centro di Pietrelcina, in una zona nota come Piana Romana. Fu in quel luogo che, nel 1910, il giovane, durante un’estasi, ricevette le stimmate. Quella stessa sera, Francesco tardò a tornare a casa per la cena, che la madre aveva già messo in tavola. Arrivò a casa e non disse una parola, ma scuoteva continuamente le mani come se gli bruciassero. La madre non capì cosa fosse successo e si rivolse a lui ironica dicendogli “Ecchè, suoni la chitarra?”

La rabbia del diavolo. Nel convento di San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, non era raro sentire, di notte, il frastuono che proveniva dalla cella dove padre Pio combatteva la sua battaglia contro il demonio. Stufo e probabilmente un po’ incredulo, il padre guardiano, Nazareno, decise un giorno di esorcizzare il convento in seguito ad una nottata particolarmente movimentata che si era conclusa con un profondo tonfo che aveva fatto tremare tutti i frati. Entrando, con cotta, stola e secchiello dell’acqua santa nella cella del confratello, gli ordinò di dirgli, per obbedienza, cosa fosse successo la sera prima. Padre Pio cercò di svicolare dalla conversazione ed iniziò a ridere. Padre Nazareno insistette, così padre Pio raccontò che a volte, lui e Satana combattevano, ma che alla fine riusciva sempre a sconfiggerlo grazie all’intervento di Dio. “E quella detonazione, allora?” chiese, sorpreso, Nazareno, al che Pio rispose: “Il diavolo, per la rabbia, schiattò”.

Il frate ed il generale. Il generale Luigi Cadorna, artefice principale della disfatta di Caporetto durante la Prima Guerra Mondiale, subito dopo essere stato rimosso per incompetenza dalla guida dell’esercito italiano, cadde in uno stato di depressione, al punto di decidere di suicidarsi. Una sera, entrando nel suo appartamento, diede ordine di non essere disturbato da nessuno e tirò fuori una pisola per puntarsela alla tempia. A quel punto sentì una voce che gli diceva: “Suvvia, generale, non vorrete mica compiere questa sciocchezza?”. Si girò e vide un frate sorridente. Sconvolto, uscì fuori per chiedere al suo attendente perché mai avesse fatto entrare quell’uomo, ma gli fu risposto che nessuno era stato lasciato passare. Nel 1920, saputo che sul Gargano viveva un frate che “faceva miracoli”, Cadorna si recò in corriera a San Giovanni Rotondo per incontrarlo in incognito. Con sua grande sorpresa, i frati gli dissero subito che padre Pio lo aspettava ed appena Cadorna lo vide riconobbe in lui il frate che gli aveva salvato la vita. Il cappuccino gli sorrise e gli sussurrò subito: “L’abbiamo scampata bella quella sera, eh generale?”

La dispensa dal voto di povertà. Quando padre Pio ebbe l’intuizione di far costruire un enorme ospedale a San Giovanni Rotondo, la Casa Sollievo della Sofferenza, in tanti provarono a mettere le mani sull’enorme quantità di denaro che arrivava quotidianamente, soprattutto grazie alla devozione di cui era oggetto il frate cappuccino. Anche uomini di chiesa provarono a sottrarre a padre Pio l’organizzazione di quella enorme opera materiale e spirituale, che senza di lui sarebbe, senza dubbio, presto naufragata. Gli venne in soccorso, inaspettatamente, Paolo VI, che intimò ai superiori di padre Pio di comportarsi con lui come “se non fosse tenuto al voto di obbedienza”. Il Papa, cosa più importante, lo sollevò dal suo voto di povertà, consentendogli di amministrare i beni necessari per la costruzione dell’ospedale, di cui padre Pio era “legittimo padrone”. Nessun altro frate francescano nella storia ha mai avuto un onore simile.






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Che cos'è la felicità se non il possedimento di ogni sorta di bene, che rende l'uomo del tutto pago? Ma su questa terra si trova mai qualcuno che sia pienamente felice? No, certamente. L'uomo sarebbe stato tale, se si fosse mantenuto fedele al suo Dio. Ma giacché l'uomo è pieno di delitti, cioè pieno di peccati, non può mai essere pienamente felice. Quindi solo in cielo si trova la felicità: ivi non pericoli di perdere Dio, non patimenti, non morte, ma sempiterna vita con Gesù Cristo.
(San Pio da Pietrelcina)

 
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Era la mattina del 20 settembre, dopo la celebrazione della Santa Mesa...mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue.
(San Pio da Pietrelcina)

 
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OGGI E' SAN PADRE PIO

Nato a Pietrelcina, in provincia di Benevento, il 25 maggio 1887 col nome di Francesco Forgione, P. Pio e' entrato nell'Ordine dei Cappuccini a 16 anni. Porta le stimmate, ossia le piaghe della Passione di Gesu', dal 20 settembre 1918 e per tutto il tempo che gli resta di vivere. Quando muore, il 23 settembre 1968, le piaghe, che avevano sanguinato per 50 anni e tre giorni, scompaiono misteriosamente dalle mani, dai piedi e dal costato. Molte le doti soprannaturali di Padre Pio tra le quali la capacita' di emanare profumo, percepito anche a distanza; la bilocazione, cioe' essere visto contemporaneamente in luoghi diversi; le ipertermie: i medici hanno accertato che la sua temperatura corporea saliva fino a toccare i 48 gradi e mezzo; la capacita' di leggere nel cuore, e poi le visioni e le lotte col demonio.


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view post Posted on 8/12/2015, 20:07
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Maria adora ed ama per noi colui che per amore si è fatto bambino.
(San Pio da Pietrelcina)



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Spero che non sarete quei cristiani che fanno consistere la festa del Natale nel piacere sensuale.
(San Pio da Pietrelcina)

 
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view post Posted on 30/12/2015, 13:13
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Dopo 100 anni le spoglie di Padre Pio tornano a Pietrelcina

Dall'8 al 14 febbraio prossimi, dopo l'esposizione nella basilica di San Pietro, a Roma, l'urna con i resti tornerà nel paesino natale del frate sannita.


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I cento anni "profetizzati" dal frate di Pietrelcina sono trascorsi e Padre Pio sta per fare ritorno (con le sue spoglie) nel paese natio. Nei primi giorni del 2016 le spoglie del Santo nel comune della provincia di Benevento. Dall'8 al 14 febbraio prossimi, dopo l'esposizione nella basilica di San Pietro, a Roma, in occasione dell'Anno Santo, l'urna tornerà di nuovo del paesino natale del frate sannita, prima di ritornare a San Giovanni Rotondo. La notizia è stata diffusa dai Cappuccini del locale convento

Padre Pio, disse addio alla sua terra il 17 febbraio del 1916 per entrare nella comunità religiosa dei frati cappuccini di Sant’Anna a Foggia. Dopo qualche mese partì per San Giovanni Rotondo dove rimase fino alla sua morte il 23 settembre 1968. Pochi mesi prima della sua morte, parlando con Mariano da Santa Croce, che lo assisteva nella malattia, disse che avrebbe visitato il suo paese natio "parecchi anni dopo la morte".



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view post Posted on 4/1/2016, 09:30
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view post Posted on 10/1/2016, 10:39
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Rubata reliquia di Padre Pio a Roma, il Satanismo dietro al furto?

Giovedì notte qualcuno è entrato nella chiesa della Madonna del Rosario a Selva Nera, Roma e ha rubato alcune ostie consacrate e una reliquia di Padre Pio.


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Giovedì notte qualcuno è entrato nella chiesa della Madonna del Rosario a Selva Nera, Roma e ha rubato alcune ostie consacrate e una reliquia di Padre Pio. A rivelarlo è stata la stessa parrocchia che sul sito internet scrive: "La notte scorsa, Giovedì 7 Gennaio, ignoti hanno violato la Chiesa della Madonna del Rosario a Selva Nera, hanno divelto il tabernacolo portando via alcune ostie consacrate e gettandone a terra altre; è stata trafugata anche la Reliquia di Padre Pio e sono stati danneggiati gli arredi sacri. Un gesto gravissimo, una offesa inaudita e totale alla presenza reale del Signore nel Sacramento dell’Eucaristia e alla fede di tutta la Chiesa".

Dopo aver appreso la notizia dal parroco, Monsignor Reali ha dichiarato formalmente la scomunica per gli autori del gesto. Il Vescovo ha disposto anche, per riparare al sacrilegio, la celebrazione di una messa, in programma nel pomeriggio di lunedi 11 gennaio, alla quale dovrà seguire un momento di prolungata adorazione eucaristica. "Nasce spontaneamente in tutti – si legge ancora sul sito della chiesa – l’esigenza di pregare perché non abbiano mai più a ripetersi fatti simili che definire “gravi” è poco, per l’offesa che recano a Gesù Sacramentato e per il profondo dolore che causano nel cuore di ogni credente". Sconosciuti ancora i motivi del furto, ma gli investigatori lavorano anche sulle piste del satanismo e delle messe nere.



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