La recensione shock: “Ho mangiato a fianco a dei gay e a un ragazzo disabile”. La titolare della pizzeria: “Non torni più”

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view post Posted on 12/1/2024, 18:46
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"Le chiedo, gentilmente, di non tornare da noi, a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati", dice la proprietaria

Serena Tropea


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ROMA – “Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay” e a “un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà”. È per questo la pizzeria si merita una stellina su cinque. Almeno per il cliente della pizzeria ‘Le Vigonole’ di Sant’Angelo Lodigiano, in provincia di Lodi, che, a scapito del motto che ‘il cliente ha sempre ragione’ questa volta (evidentemente) non ce l’ha. Ma la reazione della proprietaria che da anni gestisce il locale con il marito non si è fatta aspettare: “Le chiedo, gentilmente, di non tornare da noi“, scrive.

LA RECENSIONE DEL CLIENTE

“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay, non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà, mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più“, sono le parole che si possono leggere nella pagina Google della pizzeria e pubblicate sulla pagina Facebook del locale.

LA RISPOSTA DELLA PROPRIETARIA

Ecco la risposta di Giovanna Pedretti: “Egregio cliente, apprezziamo il suo impegno per valutare il nostro servizio attraverso la sua recensione, nonostante questo ci tenevo a farle presente che il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l’educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembra una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole. Non è passato inosservato il suo sguardo infastidito anche verso il ragazzino in carrozzina…detto ciò, davanti a queste bassezze umane e di pessimo gusto credo che il nostro locale non faccia per lei. Non selezioniamo i nostri clienti in base ai loro gusti sessuali e men che meno per la disabilità. Le chiedo, gentilmente, di non tornare da noi, a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati. Cordiali saluti e buona serata”.

Il locale di Giovanna e del marito Nello, il pizzaiolo, è dal 2020 che organizza ‘la pizza sospesa‘ destinata ai ragazzi e alle famiglie dell’associazione ‘Genitori amici dei disabili’ e del gruppo ‘Il Maggiolino’: chi vuole donare, nel periodo natalizio, può lasciare la propria ‘pizza sospesa’ e riceve un talloncino di ringraziamento, mentre un secondo coupon viene consegnato ai volontari dell’associazione che lo fanno pervenire alle famiglie.

LA SOLIDARIETA’

Numerosissime le esternazioni di solidarietà da parte dei clienti abituali e anche di chi quella pizzeria non l’ha mai frequentata ma che ha comunque deciso di lasciare un pensiero sulla pagina Google della pizzeria: “Mi dispiace di non poter venire di persona a testimoniarvi la mia solidarietà per la recensione negativa avuta da un campione di disumanità che avete, con giusta ragione, stigmatizzato pubblicamente. Grazie per la splendida dimostrazione di civiltà e di fraternità. Se l’amore che mettete nel vostro lavoro è pari a quello mostrato in questa vicenda, la pizza sarà sicuramente eccezionale!“.



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view post Posted on 15/1/2024, 10:46
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Trovata morta la ristoratrice che rispose ad una recensione difendendo gay e disabili

Il corpo della donna è stato trovato ieri nel fiume Lambro. Tra le prime ipotesi al vaglio ci sarebbe quella del suicidio

Sausan Khalil


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ROMA – È stato trovato ieri nel fiume Lambro, vicino a un ponte di Sant’Angelo Lodigiano, il corpo di Giovanna Pedretti, titolare della pizzeria ‘Le Vignole’, finita al centro di alcune polemiche social per aver segnalato una recensione negativa sul suo locale.

Dalle prime ricostruzioni, ieri la donna sarebbe uscita presto di casa. Il marito, non vedendola rientrare dopo alcune ore, si sarebbe preoccupato e avrebbe chiamato la polizia. Il corpo di Giovanna Pedretti è stato poi trovato nel fiume nelle prime ore del pomeriggio. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e i Vigili del fuoco. In attesa di sapere cosa è accaduto, tra le prime ipotesi al vaglio ci sarebbe quella del suicidio. A spingere la donna ad un gesto del genere, potrebbe essere stato l’odio social subito in questi giorni.

IL FATTO

Giovanna Pedretti si è ritrovata in un caos mediatico dopo aver risposto alla recensione di un cliente sul suo ristornate, che si lamentava di aver mangiato vicino ad un tavolo a cui erano seduti una coppia gay e un bambino disabile. “Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay. Non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà. Mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più”. Al commento, risalente all’estate scorsa, la ristoratrice aveva risposto: “Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l’educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole. A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto credo che il nostro locale non faccia per lei. Non selezioniamo i nostri clienti in base all’orientamento sessuale e men che meno la disabilità. Le chiedo gentilmente di non tornare da noi a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati”.

La risposta della signora Pedretti, ha fatto il giro della rete e ricevuto anche l’approvazione della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli. Nei giorni seguenti, però, alcuni utenti hanno accusato la ristoratrice di aver creato una fake news ad hoc, perché il post era stato cancellato e la signora aveva tenuto uno screenshot.

L’INTERVENTO DI BIAGIARELLI E LUCARELLI

Sulla vicenda della pizzeria sono intervenuti anche Selvaggia Lucarelli e il compagno Lorenzo Biagiarelli. Proprio lo chef, sul suo profilo Instagram, ha pubblicato un post in cui dichiarava di essersi preso la briga di aver chiamato Giovanna Pedretti e di fatto smontato la news come fake.

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Riassunto: locale pubblica lo screenshot di una recensione omofoba e abilista con la risposta della titolare che invita l’avventore a non tornare più. Pieno di like, articoli su tutti i giornali (ma davvero tutti). Io sollevo il dubbio che quello screen fosse un fake (lo trovate un paio di post prima di questo).


In seguito alla tragedia di ieri, Biagiarelli, è tornato sul fatto affermando di aver ricevuto sui social messaggi di odio: “Mi dispiace che pensiate che la ricerca della verità possa avere queste conseguenze (…). Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in una storia, grande o piccola che sia, dovesse tenere questo epilogo, a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social”.

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“Una persona inventa una storia usando disabili e gay per avere quella popolarità sui social che ormai tutti vogliono”, ha scritto Selvaggia Lucarelli su Instagram. “Lo fa confezionando un commento fatto male, molto ingenuo da un punto di vista tecnico. Era chiaramente falso al primo sguardo. Tutta la stampa italiana va dietro al primo che dà la notizia senza verificare. Tutta. Gli influencer la riprendono. La signora diventa l’eroina nazionale. La signora è la star del giorno. Qualcuno si prende la briga di fare debunking. Qualcuno dice che la notizia che è in home su tutti i giornali è falsa. Normale amministrazione ormai. Purtroppo. La signora viene trovata morta“. Per la giornalista “si sta parlando di gogna ma di fatto non c’era manco stata questa gogna di cui si sta parlando sui social. Temo quindi che si sappia troppo poco dei pregressi, della storia personale. Come sempre, del resto. E i pregressi – drammatici – purtroppo ci sono, ma non è il momento di parlarne”.



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Giovanna Pedretti, la ristoratrice morta vittima di dicotomia popolarità-vergogna

Ascesa e caduta sui social possono fare molto male, specie alle persone fragili. L'analisi di Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, e Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia

Rachele Bombace


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ROMA – Prima la celebrità, poi il buio. Giovanna Pedretti, titolare della pizzeria ‘Le Vignole’, trovata ieri sera senza vita nel Fiume Lambro, è rimasta vittima della dicotomia popolarità-vergogna. Perché la sovraesposizione agli attacchi social può generare in una persona esattamente quello che causa una brutta figura: l’esperienza della vergogna.

“La vergogna è il crollo del velo di un’identità posticcia, una caduta a cui non c’è mai riparazione. E una volta che è fatta, è fatta. Di colpo la signora si è trovata in una situazione molto popolare, un picco da cui si può solo cascare. La vergogna fa crollare il velo di come gli altri ci percepiscono. Prima la ristoratrice è stata percepita in maniera molto positiva, riconosciuta per un gesto assolutamente nobile, e ne ha beneficiato la sua identità. Ma dietro questo gesto si celava probabilmente altro – forse una possibile strumentalizzazione per motivi ancora da comprendere – che l’ha collocata nel versante opposto. Il punto è capire qual è la struttura mentale rispetto a chi fa esperienza della vergogna, perché davanti a una brutta figura c’è chi reagisce con ironia, chi con aggressività, chi ha un esordio psicotico o chi arriva al suicidio”. Federico Tonioni, psichiatra e psicoterapeuta, conosce molto bene i pericoli del Web. Ha fondato e dirige dal 2009 il primo Ambulatorio in Italia sulla Dipendenza da Internet, divenuto nel 2016 Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web, presso la Fondazione Policlinico Gemelli di Roma.

Tonioni chiarisce che il sentimento di vergogna è proporzionale alla visibilità: “Oggi non riesci a contare le persone che ti possono vedere su un social. Quindi è molto più forte il viraggio dal sentirsi aggredito al sentirsi perseguitato, proprio perché non si ha contezza di quante persone possono vederci”.

I LEONI DA TASTIERA

Cosa spinge tanti utenti a dare addosso a una sconosciuta? “È rabbia pura- risponde il medico- In internet i corpi non sono vicini e di conseguenza l’aggressività non viene contenuta. Se litigo in chat sono più violento che in un incontro dal vivo e questo perché i corpi contengono gli impulsi. La rabbia che si vede nel cyberbullismo non si verifica mai dal vivo. Manca la dimensione concreta e poi c’è l’anonimato”.

L’ANALISI DEL CASO DELLA RISTORATRICE

La signora Pedretti “aveva un problema di bassa autostima, perché altrimenti avrebbe tollerato la frustrazione. L’autostima non viene dalle performance, ma è una questione di amore, di sentirsi amati quando si deludono le aspettative”, aggiunge Tonioni. Andava apprezzato in ogni caso, secondo Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) e past president della Società Italiana di Psichiatria, “quello che Giovanna Pedretti aveva detto. Vero o non vero, mi risulta difficile pensare che fosse tutta una messa in scena per aumentare il numero dei clienti della sua ristorazione. Spero che ci siano messaggi sui social che mettano sotto il giusto senso di indignazione comportamenti, veri o falsi, ma sempre da condannare riguardo persone disabili o che hanno fatto altre scelte di genere”. Il tema è la tempesta di cattiverie: “Questa persona è stata violata nel suo senso di riserbo, di ritegno, e anche di modestia, in una comunità dove ha impegnato tutto il suo lavoro. È stata ferita per delle parole che fanno sempre bene, parole di insegnamento- continua Mencacci- credo che questa condizione l’abbia fortemente stressata e colta in un momento di fragilità. Non tutti sono pronti ad affrontare un alto livello di sopportazione del cinismo. Certe esposizioni così cangianti, come un picco di visibilità e poi la caduta, soprattutto per chi non è addestrato, possano diventare una miccia esplosiva. Tutto questo ha rappresentato un fattore precipitante su una condizione che da clinico non posso non aver colto. Se i dati riportati erano corretti, eravamo alla vigilia di una ricorrenza familiare e affettiva molto dolorosa: il 12 gennaio di una decina di anni fa la donna aveva perso il fratello morto suicida a Sant’Angelo Lodigiano”.

L’ORARIO DEI PENSIERI DA DIMENTICARE

Inoltre il presidente della Sinpf nota un particolare rilevante: “Giovanna Pedretti si è allontanata alle 4 del mattino, orario in cui il nostro cervello è nel momento massimo della sua debolezza, in una visione cognitiva sempre negativa. È il momento della spazzatura. Consiglio alle persone di non ascoltare mai qualsiasi pensiero dalle 3 e mezza alle 5 di mattina. Le 4 di mattina rappresentano l’orario massimo in cui vengono commessi i gesti anticonservativi”. Queste poi “sono giornate delicate, quelle dell’inizio dell’anno, e oggi è il Blue Monday (il giorno più triste dell’anno)”, ricorda Mencacci.

ATTACCO SUI SOCIAL, COSA FARE

Come aiutare una persona sotto attacco social? Secondo Tonioni la persona “deve capire che non ha fatto cose per cui è a rischio di arresto e basta solo non andare sui social per non soffrire. Se intuisco che qualcuno dirà una cosa che mi farà male, come l’invidia, il più umano dei sentimenti, e da lì poi il pettegolezzo, non dovrò dare spazio a queste cose, che di fatto non esistono. Dipende tanto da noi, da quanto valore diamo a questi accadimenti. Le situazioni persecutorie le alimentiamo noi– conclude- ma non siamo come ci rappresentiamo su Instagram o Facebook, siamo molto più complessi”. Non è facile anticipare i gesti estremi. “La signora Pedretti non aveva dato segnali: in genere questi atti sono preceduti da lunghe notti insonni, da un continuo soverchiare– termina Mencacci- insisto sul suo senso di vergogna in un paese che ha tutta la natura della sua intimità. Una persona che da tutti era molto amata si sarà sentita assolutamente indifesa senza avere gli strumenti per rispondere. Questa impotenza insieme ad una ricorrenza dolorosa hanno creato il punto di rottura in un’ora, quelle 4 del mattino che rappresentano la massima fragilità”.




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