“Addio rivoluzionario”: la morte di Beckenbauer sulla stampa estera

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view post Posted on 9/1/2024, 19:41
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Germania, Spagna, Inghilterra e Francia: le migliori firme celebrano il Kaiser

Redazione


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Foto: profilo Instagram Franz Beckenbauer

ROMA – “L’unico motivo per cui gioco a calcio è che non so fare nient’altro. Per esempio quando leggo Schopenhauer, non lo capisco”. E il mondo non può fare nient’altro che assumersi il lutto del giorno dopo con sofferta condiscendenza: la morte di Franz Beckenbauer è una tessera storica, dopo Pelé e Maradona è il grande calcio che perde i suoi pezzi pregiati. In campo le migliori firme del giornalismo non solo sportivo, per ricordare il Kaiser: la rassegna stampa internazionale di Slalom è ricchissima.
In Germania tessono ricordi e citazioni. Il Die Welt scrive: “avremmo puntato la sveglia anche alle tre del mattino per vedere Beckenbauer”. Ora il tempo s’è fermato. Era “tutto quello di cui avevamo bisogno, un altro che potesse giocare a calcio come Pelé, o almeno in modo tale che il resto del mondo non pensasse più ai carri armati”. “Tutti fissavano la scia luminosa che lo avvolgeva, diventavano ciechi di fronte al suo carisma, regolavano le luci delle telecamere, allineavano i microfoni e cadevano dalle sue labbra”.
“Per molto tempo è stato l’uomo che sapeva fare tutto con disinvoltura – scrive la Suddeutsche Zeitung – e in questa sua disinvoltura era il tedesco che in realtà non esiste. Ha sperimentato le ombre della vita solo tardi”.

“Per decenni difficilmente si poteva trascorrere un’ora guardando la televisione senza imbattersi in Franz Beckenbauer, vederlo giocare, allenare, salire su un elicottero o semplicemente parlare. Beckenbauer era ovunque e sempre lì – e poi all’improvviso non c’era più. Alcune persone invecchiano, altre scompaiono”, si legge sul Die Zeit. “Franz Beckenbauer – scrive lo Stern – ha portato il calcio al centro della società e ha smentito il cliché del professionista tedesco che lottava con coraggio ma raramente era virtuosistico. Come nessun altro ha simboleggiato il cambiamento dei tempi nella Repubblica federale”.
“È stato molto più di un calciatore – aggiunge lo Spiegel – Ha plasmato la Repubblica federale come Konrad Adenauer e Willy Brandt. Poi certe rivelazioni lo hanno travolto. Ma resta una figura del nostro secolo”.

Lo celebrano in Inghilterra, i grandi avversari battuti nella finale mondiale del 1966. Il Guardian dice “Kaiser gli si addiceva e serviva a presentarlo in anticipo. Proprio come nel ciclismo il suo quasi contemporaneo Eddy Merckx il Cannibale. Non aveva un gesto tipico in grado di rivaleggiare con la famosa virata di Johan Cruyff, ma forse era migliore di chiunque altro nella scelta del momento giusto per entrare in contrsato, aspettando fino all’ultimo momento per scivolare e togliere la palla all’avversario in modo pulito. A dire il vero non c’erano aspetti del gioco in cui non eccellesse”. Il Telegraph cita l’esilarante partita dei filosofi dei Monty Python, “dove due gruppi di grandi pensatori della storia si sfidano l’uno contro l’altro in una battaglia di ingegno. Ci sono i greci – Aristotele, Epicuro, Diogene – contro i tedeschi, che hanno nella loro squadra, accanto a Hegel e Nietzsche un certo Franz Beckenbauer. Era chiaramente uno scherzo, uno sketch comico che faceva satira anche sui commentatori televisivi. Eppure l’inclusione di Beckenbauer nella formazione era significativa. Perché il Kaiser aveva una reputazione unica che si estendeva ben oltre i confini del gioco. Era considerato un pensatore profondo, un rivoluzionario tattico, un modernizzatore; il primo a chiarire che il muscolo più importante a disposizione di ogni giocatore è il cervello”.

In Francia L’Equipe gli dedica la copertina e Vincent Duluc scrive: “Prima di lui il libero, ruolo ormai scomparso, era l’ultimo difensore. Franz Beckenbauer lo ha reso il primo contropiedista. Quell’uomo bello ed elegante era allo stesso tempo l’uomo della sicurezza e della libertà, un trequartista in posizione bassa, uno che tagliava e divorava lo spazio”. La stampa spagnola gli rende onore con le migliori firme. A cominciare dal Pais. Beckenbauer è stato “un calciatore in frac”, per Ramon Besa: “La famiglia Cruyff conserva come il più prezioso dei trofei la maglia con cui Beckenbauer vinse i Mondiali del 1974 in finale contro l’Olanda. Le due icone di quella famosa partita se la scambiarono e Jordi Cruyff la custodisce così amorevolmente da essersi rifiutato più volte di restituirla in cambio del recupero di quella di suo padre, morto all’età di 68 anni nel 2016”.

Per Fernando Aramburu, lo scrittore di Patria, “la sua radiosità personale gli ha dato un enorme rispetto, dentro e fuori dai campi da gioco. Nessun calciatore della Bundesliga si è mai permesso di dargli un calcio”. Alfredo Relano su Diadio As lo definisce “un calciatore di velluto, con una disinvoltura quasi stucchevole con la palla”.



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