LE CARTE DEI TAROCCHI NEGLI ARCANI MAGGIORI
Appena si parla delle carte dei Tarocchi, si pensa immediatamente alle cartomanti che le usano per predire il futuro.
Immagino che si sappia che le carte degli Arcani maggiori, in realtà, sono un libro: Il libro di Thot (dio o figura mitica dell'antico Egitto), il quale, pare, abbia scritto anche altri libri profetici, oggi dispersi.
Gli Arcani Maggiori, pur rivestendo un'iconografia classica medioevale, mantengono, in loro, gli antichi simbolismi che lo sconosciuto autore gli volle dare.
Essi narrano la storia evolutiva dell'uomo, partendo dal "Bagatto" (l'iniziato, il Giocoliere), per arrivare al "Mondo", la completa realizzazione nella conoscenza della materia; inoltre vi è la carta del "Matto", che è senza numero perché il suo simbolismo è dubbio, in quanto è l'individuo fuori dal contesto umano e quindi sembra quasi che non debba far parte della storia.
Sicuramente gli Arcani Maggiori contengono una forte carica simbolica, ed è plausibile che questa possa dare adito a interpretazioni sul futuro del richiedente, come lo è qualunque altro mezzo che sia in grado di stimolare la parte più profonda del veggente o del sensitivo.
Però non sono nati per prevedere il futuro degli uomini, piuttosto per raccontare la loro storia, la quale ha delle tappe fisse, previste e prevedibili.
Questa storia viene espressa in simboli archetipi, così che tutti la possano riconoscere come propria, solo se sapranno leggere e decifrare il proprio linguaggio interiore.
Facendo questo, non solo si conosce il destino dell'uomo, ma si colgono anche le proprie pulsioni profonde più vere, svelando le nostre tensioni e guardandoci senza maschere.
Così i Tarocchi diventano un nostro specchio interiore, che focalizza, non il nostro futuro, che è meglio programmare con intelligenza, piuttosto centra il nostro presente nascosto, il quale ben più precisamente determinerà ciò che saremo e cosa dovremo affrontare.
Così la storia inizia con "il Bagatto", un giocoliere che ha davanti a sé tutta l'enorme potenzialità per conoscere e dominare la natura, simboleggiata dal tavolo che si trova davanti, sorretto da solo tre gambe: i pilastri della conoscenza; la quarta gamba è invisibile, perché l'uomo è ancora immaturo per poterla concepire.
Egli gioca, allegro e forte dei suo io, appena conquistato, e tiene in mano una bacchetta puntata in alto per raccogliere quelle forze spirituali per iniziare la sua avventura. Ma la sua mano destra è rivolta in basso e stringe un denaro, perché ogni forza spirituale, per lui, può avere solo un valore materiale.
Sul tavolo vi sono sparpagliati diversi oggetti: una coppa, una spada, un bastone e un denaro; simboli che rappresentano i quattro elementi, terra, aria, acqua e fuoco, come le quattro leggi della magia Sapere, Osare, Volere, Tacere.
Il Bagatto, il Mago, il Giocoliere così apre e conduce il gioco; può creare il suo mondo illusorio e divertirsi con gli elementi che ha a disposizione, ma alla fine dovrà conoscerli e saperli dominare.
Ecco che, iniziato il cammino, il giovane Mago incontra una figura misteriosa: la Papessa. Che cosa potrà rivelargli? Quali nuovi segreti gli potrà svelare?
Provate voi a capirlo, a interpretare la storia, a scoprire le tappe di esaltazione, difficoltà, dolore e dramma che raccontano, a sorprendervi di come alla tragedia possa seguire una nuova rinascita, e che l'illusione di una falsa felicità possa insegnare il valore di una serenità conquistata.
E' la storia di ognuno di noi, ed è il nostro destino...scritto.
umberto ridi fb