Ayrton Senna

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icon11  view post Posted on 17/8/2011, 22:23
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Sgombra la mente dall'egoismo, sgombra l'animo dai desideri, solo così troverai la libertà

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Ayrton Senna
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« I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità. »
(Ayrton Senna)
« La vita è troppo breve per avere dei nemici. »
(Ayrton Senna)


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Ayrton Senna da Silva (San Paolo, 21 marzo 1960 – Bologna, 1º maggio 1994) è stato un pilota automobilistico brasiliano, tre volte Campione del mondo di Formula 1 nel 1988, 1990 e 1991.

Considerato uno dei piloti di Formula 1 più forti di tutti i tempi, si è dimostrato un campione assoluto in condizioni di asciutto ma soprattutto in condizioni di pioggia, riuscendo spesso in imprese entusiasmanti. Coniugò la capacità di portare al limite la propria monoposto, con una grande sensibilità nella messa a punto e nella scelta degli pneumatici.

Particolarmente veloce sul giro in prova, Senna è stato il pilota ad avere ottenuto più pole position in rapporto ai Gran Premi disputati, ed è il terzo pilota in classifica per numero di vittorie (41) dietro a Michael Schumacher (91) ed Alain Prost (51).

Morì in seguito a un incidente nel Gran Premio di San Marino 1994.



Le formule minori
Figlio di famiglia benestante, Senna ebbe la possibilità di avvicinarsi precocemente al mondo dell'automobilismo, iniziando a gareggiare nei Kart all'età di tredici anni con un Parilla 100cc. a Interlagos grazie al primo istruttore Lucio Pascual (detto Tsche), vincendo al debutto e conquistando nello stesso anno, il '73, il Campionato Junior.[6]. Nel 1977 e '78 vince il Campionato Sudamericano di categoria e dal 1978 per quattro volte consecutive quello brasiliano. Sbarcato in Italia, con i colori della Dap è protagonista dei campionati mondiali del 1979 e del 1980, sfiorando entrambe le volte la conquista del titolo.

Nel 1981 debutta in Formula Ford 1600, disputando il campionato britannico RAC e il Townsend-Thoresen: li vince entrambi totalizzando 12 vittorie, 3 pole e 10 giri veloci su 19 gare. L'anno seguente passa alla Formula Ford 2000, disputando sia il campionato britannico Pace British che l'Europeo EFDA: li vince entrambi aggiudicandosi 21 vittorie, 15 pole e 22 giri veloci su 29 gare. A fine stagione debutta nell'ultima prova del difficile Campionato Britannico di Formula 3 conquistando incredibilmente pole, vittoria e giro più veloce.

Nel 1983 si schiera al via del Campionato Britannico F.3 con una Ralt-Toyota del team West Surrey Racing e lo vince grazie a 12 vittorie, 15 pole e 13 giri veloci su 20 gare. A fine stagione partecipa alla prestigiosa gara internazionale di F3 di Macao nella quale si confrontano tutti i più forti piloti della categoria: parte dalla pole, domina entrambe le manches e segna il giro veloce. È di quest'anno la decisione di adottare il cognome materno Senna al posto del paterno Da Silva usato sino all'anno precedente, in quanto meno comune del diffusissimo Da Silva; tuttavia quell'anno vennero usati entrambi i cognomi per riferirsi a lui.

L'arrivo in F1, con la Toleman
Dopo questa eccellente trafila nelle formule minori Senna debutta in Formula 1 nel Gran Premio del Brasile 1984 su Toleman-Hart. Nel corso della sua prima stagione diede subito prova di un talento eccezionale, cogliendo per la piccola scuderia inglese risultati mai registrati prima, su tutti il clamoroso secondo posto nel Gran Premio di Monaco, disputatosi sotto un diluvio.

La gara venne interrotta proprio per l'enorme quantità di acqua che inondava la pista, e ad Ayrton (che stava recuperando oltre sei secondi a giro su Alain Prost) venne negata una vittoria che ormai sembrava sicura. Già in questa gara si manifestarono quindi due costanti della sua carriera: il duello col pilota transalpino e la sua abilità sotto la pioggia. Chiuse il primo Campionato Mondiale F1 al 9º posto, conquistando, oltre a quello di Montecarlo, altri due podi in Gran Bretagna e Portogallo. Risale all'84 anche l'unica mancata qualificazione di Senna, proprio a Imola, sul circuito dove dieci anni dopo perderà la vita.

Il passaggio alla Lotus

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Tra le varie scuderie che misero gli occhi su di lui, fu la Lotus a ingaggiarlo per il 1985. Alla seconda gara con il team inglese, Senna ottenne subito la vittoria nel Gran Premio di Portogallo, anche questo disputatosi sotto una pioggia torrenziale, dimostrando ancora una volta il suo straordinario talento in condizioni estreme. Nel corso della stagione Senna diede esempio di quello che sarebbe stato il punto forte della sua carriera, ossia la velocità nel giro in prova. Ben 7 le pole position conquistate in questa stagione (grazie anche, va detto, alla bontà del motore turbo Renault che, in prova, non soffriva delle limitazioni al consumo), il più delle volte, però, vanificate da ritiri per guasti meccanici oppure per panne di benzina (in quel periodo, il regolamento limitava il quantitativo di benzina disponibile).

Senna rimase con la Lotus per tre stagioni, l'ultima delle quali (il 1987), disputata con motori Honda, segnò l'inizio della lunga e proficua collaborazione col motorista giapponese. Il talento di Senna, però, non era espresso compiutamente in Lotus, team che gli consentiva di ben figurare, ma non di poter raggiungere l'obiettivo per il quale il brasiliano correva: il titolo mondiale. Pertanto, dopo 3 stagioni, concluse due volte al quarto ed una al terzo posto nel Mondiale impreziosite da 16 pole, 6 Gp vinti e altrettanti giri veloci, Senna abbandonò la Lotus per la ben più competitiva McLaren, che proprio a partire dal 1988 avrebbe avuto i motori Honda.

La consacrazione in McLaren
1988


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In McLaren, Senna trovò come compagno di squadra "Il Professore" Prost, con il quale iniziò ben presto una rivalità destinata a segnare, la Formula 1. La McLaren-Honda MP4/4 era una vettura eccezionale e questo consentì ai suoi due piloti di dominare il campionato in lungo e in largo, aggiudicandosi ben 15 dei 16 gran premi in programma.

Senna, con 8 vittorie e ben 13 pole (all'epoca record assoluto), riuscì a coronare il sogno di aggiudicarsi il titolo Mondiale di Formula 1, e con una gara d'anticipo, a Suzuka in Giappone. Sulla pista giapponese, Ayrton disputò una delle più belle gare della sua carriera: pur avendo conquistato la pole infatti, il brasiliano fu costretto, a causa di un'esitazione in partenza, a recuperare da metà schieramento. La rimonta su Prost fu straordinaria e si concretizzò al 28º giro, con un sorpasso memorabile.

Senna vinse il titolo pur ottenendo meno punti totali di Prost, grazie al sistema degli scarti che imponeva di considerare validi per i mondiale soltanto i migliori 11 piazzamenti; questa regola sarebbe stata rimossa nel 1991.

1989
Il 1989 iniziò sulla falsariga dell'anno precedente con un dominio netto della scuderia inglese e con Senna protagonista di 3 vittorie nelle prime 4 gare. In quella stagione però la McLaren MP4/5 evidenziò qualche debolezza dal punto di vista dell'affidabilità, che costrinse soprattutto Senna a diversi ritiri favorendo indirettamente Prost. L'epilogo del mondiale fu, alquanto controverso: sul circuito di Suzuka, sede del Gran Premio del Giappone, i due rivali si fronteggiarono nella penultima gara con Prost in vantaggio ma ancora non certo del titolo. Senna conquistò la pole position con una prestazione fenomenale, distaccando il compagno di squadra che gli partiva accanto, di più di un secondo e sette decimi. Ma Prost lo sorpassò in partenza e a cinque giri dalla fine, dopo un duello durato per tutta la corsa, Senna tentò di scavalcare il rivale alla chicane che precede il traguardo: il francese, anticipando l'ingresso in curva, chiuse il brasiliano bloccando le due vetture. Si trattò di una manovra molto discussa che ancora oggi non mette d'accordo i sostenitori dei due piloti: effettivamente, a termini di regolamento, Prost aveva diritto di traiettoria, avendo il muso della macchina più avanti di quello dell'avversario, ma la sua decisa sterzata anticipata sembrò una manovra volta a generare l'incidente.

Prost terminò lì la propria gara, Senna invece ripartì grazie ad una spinta dei commissari, ed attraversando la chicane rientrò in gara, pur con l'ala anteriore fuori uso per il contatto col francese. Dopo la sosta ai box, per il cambio del musetto, e il furioso inseguimento ad Alessandro Nannini, primo a quattro giri dal termine con dieci secondi di vantaggio sul brasiliano, Senna riuscì a tagliare per primo il traguardo, riaprendo il Mondiale. Sul gradino più alto del podio però salì Nannini: Senna era stato squalificato perché, tagliando la chicane, aveva tratto vantaggio dalla spinta dei commissari. Prost poté così fregiarsi del titolo di Campione del Mondo.

L'episodio inasprì definitivamente i già compromessi rapporti che Senna aveva col francese e con tutta la federazione, a quel tempo retta da Jean-Marie Balestre. Seguirono una serie di polemiche durante tutto l'inverno dell'anno: Senna, profondamente rattristato e scoraggiato, considerò il ritiro dalle corse, parlando di cospirazione ordita dal Presidente della FIA nei suoi confronti, mentre la Federazione minacciò al brasiliano la revoca della superlicenza per guidare in F1.

1990
Senna ebbe modo di restituire il torto subito durante l'anno successivo. Prost era passato alla Ferrari, ma la stagione 1990 non cambiò la trama, con i due sempre in accanita lotta tra di loro.

Il copione si ribaltò: Senna arrivò in Giappone in vantaggio di classifica, ma col rivale in recupero. Partito al palo, fu bruciato da Prost in partenza, complice la pista più sporca dal lato della pole. Alla prima curva, Prost chiuse la traiettoria, avendo ampio margine su Senna; il quale ritardando volontariamente la frenata (come avrebbe ammesso qualche anno più tardi ) speronò il francese. Entrambi finirono fuori gara (commentando a caldo l'episodio, Senna disse: «A volte le gare finiscono a sei giri dal termine, a volte alla prima curva»). Il brasiliano era Campione del Mondo per la seconda volta.

1991-1992

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Senna con la McLaren nel 1991
Per la stagione 1991 la Honda decide di abbandonare il collaudato V10 ed iniziare lo sviluppo del V12, credendo che quest'ultimo fosse il frazionamento vincente. La stagione parte bene, con 4 vittorie consecutive di Senna, ma quest'ultimo invita alla prudenza e sprona la propria squadra e la Honda a velocizzare lo sviluppo, in quanto le cose non vanno come dovrebbero. Il cambio di motorizzazione infatti, oltre a creare problemi di affidabilità, produce problemi di bilanciamento vettura. Le vittorie iniziali sono favorite dal calo di competitività della Ferrari e soprattutto dall'inaffidabilità della rivale Williams, che sta sviluppando il cambio al volante e la nuova motorizzazione Renault. Non appena la Williams risolve i propri problemi, escono i veri valori in campo. Senna cerca come può di tamponare lo strapotere dell'eccezionale FW14. Al GP di Ungheria la Shell fornisce alla McLaren una speciale benzina che consente di ritrovare un po' di competitività, garantendo a Senna un'importantissima vittoria. A Spa la vittoria è frutto nuovamente del ritiro degli avversari. La svolta decisiva avviene in Portogallo, dove la Williams getta una facile vittoria sbagliando completamente il pitstop (viene avvitata male la ruota posteriore), allontanandosi dal sogno mondiale. A Suzuka un errore di Mansell apre la strada al terzo titolo mondiale di Senna, che arriva con una gara d'anticipo. Ma nel 1992 Senna e la McLaren nulla possono contro la Williams FW14B, dotata di sospensioni attive. Nelle prime 5 gare il brasiliano arriva al traguardo solo due volte, terzo in Sudafrica e Imola, dimostrando i problemi di competitività e affidabilità della monoposto di Woking. Il tempo perso per risolvere i problemi, la tardiva introduzione del cambio al volante, e la scelta rivelatasi sbagliata dell'Honda V12, hanno impedito a Senna di lottare per il titolo. La stagione termina con soli tre successi (Monaco, Budapest e Monza) e relega Senna al 4º posto in classifica, superato anche dall'astro nascente Michael Schumacher. Resta però memorabile un episodio che testimonia la grande umanità di Ayrton Senna: durante le prove del Gran Premio del Belgio a seguito di un incidente, la Ligier del pilota francese Erik Comas carambola a centro pista e il pilota sviene col motore acceso. Il primo pilota a fermarsi è Ayrton Senna. Rischiando la vita, spegne il motore e raddrizza la testa del pilota francese, muovendola verso una posizione più naturale.

Al termine della stagione la Honda si ritira dal mondiale. Per la stagione seguente Senna tenta di farsi ingaggiare dalla Williams, con la quale però ha firmato il rientrante acerrimo rivale Alain Prost, che ha posto il veto su un eventuale ingaggio di Senna per il 1993. Così il brasiliano è costretto a rimanere alla McLaren, ora dotata del motore clienti Ford 8 cilindri, non all'altezza del Renault 10 cilindri.

1993


Senna alla guida della sua McLaren al Gran Premio di Germania del 1993.
Il 1993 non prometteva meglio per Senna, che con la McLaren motorizzata Ford doveva affrontare la superfavorita Williams, la cui prima guida era diventato il rivale di sempre, l'ormai trentottenne Alain Prost. Tuttavia, nonostante l'evidente inferiorità di mezzo, Senna diede vita ad alcune gare spettacolari, in particolare nel Gran Premio d'Europa a Donington Park, una delle più belle vittorie del campione brasiliano: sotto l'acqua (suo elemento naturale) Senna diede spettacolo effettuando quattro sorpassi nel solo primo giro, dominando la gara. Alla fine s'impose con quasi un minuto e mezzo di distacco su Damon Hill ed un giro su Prost. Nel corso dell'anno, la differenza di qualità e potenza (troppo evidente) si fece sentire ed il francese riuscì a fine anno, a laurearsi campione del mondo. Senna fu vice-campione, ottenendo 5 vittorie stagionali, tra cui, oltre a Donington, la seconda in carriera nel GP di casa, sempre sul bagnato, grazie a uno splendido sorpasso su Damon Hill, e la quinta consecutiva (un record) a Montecarlo. Durante la stagione, la sua McLaren palesò anche alcuni problemi di affidabilità, abbandonandolo ad Imola, in Canada, in Ungheria e in Portogallo quando era 2º e a Silverstone quando era 3º (finisce la benzina all'ultimo giro e si classifica 5º). Concluse la stagione conquistando gli ultimi due gran Premi in Giappone e Australia, la sua ultima vittoria (in cui ottene anche l'unica pole della stagione) che coincise con l'ultima gara in Formula 1 del rivale Prost giunto secondo; i due si abbracciarono sul podio.

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Il passaggio alla Williams e l'incidente mortale
Nel 1994 Senna lasciò la McLaren per trasferirsi alla Williams campione in carica, proprio al posto del ritirato Prost (suo rivale storico). Da quell'anno il regolamento vietava tutti i dispositivi elettronici (come le sospensioni attive e il controllo di trazione), un punto di forza della Williams nel 1992 e 1993. Ma la monoposto progettata da Adrian Newey non era solo meno competitiva che in passato: era troppo stretta nella zona dell'abitacolo, e Senna faticava a calarvisi e di conseguenza faticava nella guida. La vettura era inoltre instabile e difficile da guidare, a causa dell'eliminazione dei dispositivi elettronici. Senna iniziò i lavori di collaudo, ma sarebbe servito del tempo per sistemare i problemi. Con questi presupposti iniziò il mondiale. Dopo una partenza difficile (due ritiri nelle prime due gare, vinte da un giovane Michael Schumacher su Benetton Ford, nelle quali aveva tuttavia conquistato la pole) Senna affrontò la terza gara, il Gran Premio di San Marino, cogliendo nelle prove la terza pole position di fila. Ma a caratterizzare la gara sarà ben altro, le prove iniziate il venerdì con l'incidente di Rubens Barrichello alla variante bassa (senza gravi conseguenze), e funestate dall'incidente mortale di Roland Ratzenberger alla curva Villeneuve il sabato, segneranno profondamente lo stato d'animo del campione brasiliano e porteranno Ayrton a correre con la bandiera austriaca nella sua monoposto per sventolarla in caso di vittoria in segno di solidarietà (tale bandiera fu poi rinvenuta all'interno dei resti della Williams dopo l'incidente, intrisa del sangue del pilota Brasiliano). In seguito a questi incidenti Senna fece di tutto per non far disputare il gran premio il giorno dopo, ma nessuno gli diede retta[senza fonte]. Erano le 14:17 quando al 7º giro, il secondo dopo la ripartenza dietro la safety car (entrata in seguito ad un incidente in partenza che aveva coinvolto JJ Lehto e Pedro Lamy, i rottami delle cui vetture avevano provocato il ferimento di alcuni spettatori), Senna uscì di pista in piena velocità alla curva del Tamburello, a causa del cedimento del piantone dello sterzo. Il piantone era stato modificato la notte seguente le prove cronometrate, alla vigilia della gara, dopo che Senna aveva chiesto di migliorare la visibilità della strumentazione. Il piantone era stato allungato. La saldatura manuale si era mostrata però insufficiente a reggere le sollecitazioni della gara. Il pilota non poté quindi fare nulla per controllare la monoposto.
Senna, infatti, rimasto ormai passeggero impotente di una vettura ingovernabile, frenò (come si vede anche dalle immagini riprese dal videocamera montata sulla monoposto), ma non riuscì ad evitare il muro del Tamburello. Le conseguenze risultarono tragiche: l'impatto fu tremendo, coinvolgendo la parte anteriore destra della monoposto.

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Il puntone della sospensione anteriore destra, spezzatosi, penetrò nella visiera del casco del pilota, dal bordo superiore. Ciò causò lo sfondamento della regione temporale destra e provocò gravissime e fatali lesioni. Il pilota brasiliano perse oltre 3 litri di sangue in seguito a tali lesioni; dopo i primi soccorsi a bordo pista prestatigli dall'equipe medica, sotto l'occhio vigile del medico della FIA Sid Watkins, fu deciso di trasportarlo via elicottero all'Ospedale Maggiore di Bologna. Qui il pilota venne ricoverato nel reparto di rianimazione, dove si accertò che il danno più rilevante era il trauma cranico provocato proprio dal puntone della sospensione; ogni sforzo per salvargli la vita fu vano e Senna spirò all'età di 34 anni alle ore 18,40 senza aver mai ripreso conoscenza. Poche ore dopo, la magistratura italiana ordinò l'autopsia sul corpo del campione, in cui non furono riscontrati altri danni fisici di particolare gravità. Ciò è spiegabile col fatto che l'angolo d'impatto, di soli 22º, aveva permesso una progressiva dissipazione dell'energia cinetica, prima contro il muretto e quindi nella sabbia. La cosa non deve destare meraviglia, dal momento che analoghi incidenti ad alta velocità nello stesso punto, come quello di Nelson Piquet nel 1987, quello di Gerhard Berger nel 1989 o quello di Michele Alboreto nel 1991, si erano risolti senza particolari traumi da decelerazione al pilota. In Brasile furono proclamati 3 giorni di lutto nazionale, mentre a seguito delle indagini sulla morte del brasiliano, il circuito di Imola fu posto sotto sequestro. Successivamente, nel 1997 si aprì il processo sulla morte di Senna, che portò nel 2005 all'assoluzione sia del patron della Scuderia Williams F1 Frank Williams, sia del progettista della vettura Adrian Newey, in tutti i 3 gradi di giudizio; la Corte di Cassazione ha invece sentenziato nel medesimo anno, il "non luogo a procedere" per l'accusa di omicidio colposo rivolta al direttore tecnico del team Patrick Head, in quanto il reato estintosi per prescrizione.

Ayrton Senna ha preso il via in 161 GP (su 162 partecipazioni), cogliendo 41 vittorie, 65 pole position, 19 giri più veloci in gara e 610 punti iridati validi (su 614 totali). È partito per 87 volte in prima fila ed ha ottenuto 96 piazzamenti a punti, 80 dei quali sul podio, percorrendo 13672 km al comando di una corsa. Memorabili e ricche di pathos furono le sue vittorie commentate dal famoso telecronista brasiliano Galvão Bueno, che per Ayrton aveva una autentica predilezione. Proprio Galvão commentò in diretta e con grande emozione, la gara in cui Ayrton perse la vita per la tv brasiliana Rede Globo.

Dopo il tragico incidente, tutti i circuiti di Formula 1 furono oggetto di controlli e successive revisioni dei tracciati, ove necessarie, per garantire maggior sicurezza ai piloti. La curva del Tamburello, nella fattispecie, fu modificata e, nel tratto centrale, sostituita con una chicane. Furono anche prese misure, sia immediate che di lungo periodo, per aumentare la sicurezza delle vetture e diminuirne le velocità, tanto che dall'incidente di Senna non ci sono più stati incidenti mortali.

Rimpatriata la salma di Senna, questa venne inumata nel cimitero di Morumbi, nella città natale di San Paolo.

Senna e la religione

« Mi ferisce che si dica che credo di essere imbattibile a causa della mia fede in Dio. Ciò che voglio dire è che Dio mi dà la forza e inoltre che la vita è un dono che Dio ci ha dato e noi siamo obbligati a mantenerlo con cura. »
Il rapporto di Ayrton Senna con la religione aveva radici lontane, nella sua famiglia, nell'educazione ricevuta dalla madre. Nella sua valigetta personale Senna portava con sé la Bibbia e prima di ogni partenza ne leggeva un passo. In una intervista, dichiarò di aver visto Dio accanto a lui, sullo schieramento di partenza del Gran Premio del Giappone del 1988.

Sulla sua tomba, a San Paolo del Brasile, è scolpita una citazione dalla Lettera dell'apostolo Paolo ai Romani 8,39: «Nada pode me separar do amor de Deus», in italiano Niente mi può separare dall'amore di Dio.



Edited by marisa56 - 25/4/2024, 13:21
 
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1 Maggio 1994 - 1 maggio 2012

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Frasi celebri di Ayrton Senna

"Correre, competere, è nel mio sangue, fa parte della mia vita"

"Se una persona non ha piu' sogni, non ha piu' alcuna ragione di vivere. Sognare e' necessario anche se nel sogno va intravista la realta'. Per me e' uno dei principi della vita." (Marzo 1989)

"Le corse sono fatte così, a volte finiscono subito dopo il via, a volte a sei gire dalla fine. " (Giappone, 1990)

"Sono un privilegiato, ho sempre avuto una vita molto bella. Ma tutto quello che ho ottenuto dalla vita l’ho guadagnato con l’impegno e il desiderio fortissimo di raggiungere i miei obbiettivi , di vincere, nella vita, non come pilota. Perciò lasciate che vi dica che chiunque voi siate nella vita, sia che siate al livello più basso, o al più alto, dovete avere una grande forza e una grande determinazione e dovete affrontare qualsiasi cosa con grande amore e fede in Dio e un giorno raggiungerete i vostri obbiettivi e avrete successo."

"C'è una certa dose di rischio nelle corse automobilistiche e la F1, come sapete, fa parte di queste corse. Così quando guidi, fai le prove o corri sei esposto a dei rischi. Ci sono rischi calcolati e altri che provocano situazioni inaspettate. E tu puoi non esserci più, cosi, in una frazione di secondo. In questo modo capisci che tu non sei nessuno. All'improvviso la tua vita può finire. Ciò fa parte di questo mestiere, o lo affronti da professionista, in modo distaccato o altrimenti lasci perdere e smetti e si da il caso che io ami troppo quello che faccio per lasciare semplicemente perdere; non posso è parte della mia vita."

"Che cosa si aspettavano che facessi? Eravamo praticamente appaiati, per restagli dietro in quel punto avrei dovuto sollevare il piede dal gas, non eravamo ancora al punto di frenata. E io sono un pilota." (Imola, 1989)

"Non esiste curva dove non si possa sorpassare."

"Non saprete mai come si sente un pilota quando vince. Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili."

"Quello che posso dire è che la Ferrari per me resta un mito."

"I ricchi non possono vivere su un’isola circondata da un oceano di povertà. Noi respiriamo tutti la stessa aria. Bisogna dare a tutti una possibilità."

"Io voglio vincere sempre. L'opinione secondo cui la cosa importante è competere è un assurdità."

"La pole position è come una gara di cento metri. Dai tutto quello che hai, in quel minuto, minuto e mezzo, trattenendo il fiato in certe curve, non respirando per bilanciare meglio la vettura, per aumentare la sensibilità. La carica di adrenalina è incredibile, da un secondo all'altro. Credo che sia il momento più grande, il più forte, il più alto... Ne ho già ottenute 52 e spero di conquistarne ancora. Ogni volta che ottengo una pole position, mi sento rinascere e voglio accaparrare la prossima, anno dopo anno, pole dopo pole"

"In parte perché ho ancora tempo davanti a me, sono certo che un giorno guiderò una rossa Ferrari, è uno dei miei sogni."

"Ho bisogno di fare qualcosa di speciale. Ogni anno qualcuno vince un titolo. Io voglio fare di più."

"Non sono una macchina, non sono imbattibile; semplicemente l'automobilismo fa parte di me, del mio corpo. Quattro ruote, un sedile, un volante. E' questa la mia vita sin dalla più tenera età"

"Se un giorno dovessi avere un incidente che mi dovesse costare la vita vorrei che fosse sul colpo. Non vorrei passare ore a soffrire in ospedale o passare il resto della vita in una sedia a rotelle. Io voglio vivere intensamente perché io sono una persona intensa."


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Chi era Ayrton Senna. Il migliore, morto 19 anni fa

Il ricordo di Ayrton Senna, campione della F1 morto 19 anni fa all'autodromo di Imola "Enzo e Dino Ferrari".

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“Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota”… Inizia così una canzone. E quelle parole risuonano nella mente ogni Primo Maggio, tra una canzone a San Giovanni e un raggio di sole. Parole che ricordano quel giovane pilota brasiliano scomparso una domenica di 19 anni fa alla fine di una curva, il “Tamburello”. Una curva lunga e veloce di quelle che Ayrton amava. Quelle curve in cui scali fino ad arrivare in seconda e poi riapri il gas innestando una marcia dopo l’altra. Erano tempi un cui il Kers non c’era e l’unico amico – e al tempo stesso nemico – del pilota era quel cordolo. Quell’incedere di bianco e rosso che possono tenerti in pista o sbatterti lontano; lì, dove neanche un terrapieno di sabbia può fermarti.

Ayrton morì così. Al fondo di una curva. Non una qualsiasi. Il Tamburello: la curva dell’autodromo di Imola che lancia i piloti verso il traguardo o verso la morte. Preceduta dalla variante Villeneuve – scherzi del destino – e poco dopo la mitica “Rivazza” come cantava Vasco. Senna morì proprio lì. in mezzo ad una terra fatta di motori, dopo una curva che porta il nome di un’artista dell’automobilismo, su una pista in memoria del più grande costruttore di veicoli da corsa.

E’ morto al culmine della sua carriera. E’ morto all’inizio della sua prima stagione sulla Williams. La macchina più forte guidata, finalmente, dal pilota più forte di sempre. Perché Ayrton è stato il migliore. Non ha vinto quanto Schumacher (o Fangio) ma ha emozionato più del tedesco – capace di rimanere impassibile anche mentre la sua macchina prendeva fuoco, a Zeltweg nel 2003 – ha dato a tutti gli amanti di F1 una ragione per rimanere incollati davanti alla tv. Eravamo tutti là in attesa di un suo sorpasso, di un suo guizzo, di un suo giro veloce: di una sua pole. Lui il re della prima posizione era riuscito nell’impresa di inanellare 65 pole positions (record battuto solo da Schumacher – 68 – ma con molti gran premi disputati in più) di cui 8 consecutive (record imbattuto in F1).

Anche quella domenica era andato forte ma non gli doveva esser bastato. Voleva che il piantone dello sterzo fosse modificato per migliorare la visibilità. Era sicuro del suo team, era il team migliore. Le modifiche furono apportate secondo le richieste di Senna e il piantone dello sterzo fu risaldato a mano. Chissà come sarebbe andata se…


A Imola c’era il sole quel week end. Chissà come sarebbe andata se fosse piovuto e le auto non avessero spinto al massimo i motori. Chissà… E chissà cosa pensava Ayrton mentre metteva nella sua monoposto la bandiera austriaca, lui brasiliano fino allo spasmo era pronto a sventolarla in memoria di Roland Ratzenberger, morto durante le prove del venerdì in seguito ad un’uscita di pista alla curva Villeneuve. Forse era sicuro di vincerla quella gara. D’altronde il suo motore Renault 10 cilindri era una spanna sopra tutti gli altri e lui era il migliore.

Dopo la bagarre iniziarle entra le safety car. Coda di macchine fino al 7° giro, il solito tira e molla per non rovinare l’aerodinamica e via riparte il gran premio. Senna attacca e mette dentro una marcia dopo l’altro come si fa quando si ha voglia di mangiare l’asfalto. Quando si viene dal Brasile e si capisce che in quel momento non si corre solo per se stessi ma per un intero popolo che dalle tue mani cerca il riscatto. E allora Senna aggredisce le curve fino al Tamburello. Fino a quella saldatura che si spezza, come un osso che non ha più la forza di reggere un corpo. La macchina è ingovernabile, Ayrton tenta la frenata ma… 14.17; 1 Maggio 1994. L’uomo che aveva fatto innamorare il mondo delle corse esce di pista e va a sbattere contro un muro. Ricordo il silenzio che usciva dagli appartamenti accanto al mio; quello dei cronisti. Ricordo le prime immagini che mostrano la testa muoversi. Ricordo il sospiro di sollievo nel vedere quel capo spostarsi da sinista a destra, convinti che il peggio fosse passato. Poi l’elicottero, la corsa verso l’Ospedale Maggiore di Bologna e il tragico epilogo. Senna morì alle 18.40 senza mai svegliarsi dal coma.

Qualche giorno dopo due milioni e mezzo di brasiliani parteciparono al suo funerale. Un corteo di uomini piangenti giunti da ogni angolo del Brasile per onorare quell’uomo che li aveva portati in cima al mondo. Diciannove anni dopo le immagini dell’incidente ritornano vive nella mente insieme alle parole di Lucio Dalla: “E ho deciso una notte di maggio in una terra di sognatori ho deciso che toccava forse a me”. 1 Maggio 2013, ti fermi e pensi che questa terra – senza Ayrton – sogna un po’ di meno.



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view post Posted on 21/3/2014, 13:35
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Google omaggia Ayrton Senna nel giorno in cui avrebbe compiuto 54 anni

Un doodle speciale per il brasiliano a quasi 20 anni dalla sua scomparsa


L'uno maggio 2014 saranno 20 anni da quel terribile incidente di Imola che tolse la vita ad Ayrton Senna. Il brasiliano manca tanto e oggi avrebbe compiuto 54 anni. Così Google ha voluto omaggiarlo in tutto il mondo con un doodle dai colori della bandiera brasiliana (verdeoro ), una F1, una bandiera a scacchi e l'inconfondibile profilo del tre volta campione del mondo.


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Il grande Senna era nato a San Paolo, il 21 marzo 1960, e negli anni il suo talento alla guida gli ha permesso di diventare una leggenda della F1 e dell'automobilismo. Una carriera ricca di successi, dopo Michael Schumacher e Alain Prost è quello che ha collezionato più vittorie nel grande circus della Formula 1. Dieci anni da ricordare grazie alle sue imprese con la Toleman, la Lotus, la McLaren e infine con la Williams, la macchina che gli tolse la vita in un tragico pomeriggio.

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Ayrton Senna oggi avrebbe 54 anni: cosa resta del mito

Oggi, 21 marzo, Ayrton Senna avrebbe compiuto 54 anni. Google gli dedica il doodle. Omaggio alla vita e alla carriera di un campione che ha segnato un'epoca in Formula 1. Il ricordo del maledetto weekend a Imola nel 1994, dell'incidente alla curva del Tamburello che gli è costato la vita.

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“Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere” diceva. E Ayrton Senna, che oggi avrebbe compiuto 54 anni e a cui Google ha dedicato il doodle, è morto quando ha smesso di sognare. Il Senna mistico, il pilota che parlava con Dio, la morte ce l’aveva dentro da qualche settimana prima della curva del Tamburello. Temprato da 22 incidenti, aveva irrobustito i muscoli delle spalle non per vezzo estetico, ma per provare a salvarsi il collo. Il tricampeao, il re della pioggia, stava diventando ingegnere, capiva i punti deboli delle monoposto, intuiva i rischi anche prima degli ingegneri e dei meccanici. Ma come tanti che sanno guardare molto più in là, non veniva ascoltato. Non è soddisfatto delle Williams: due ritiri nelle prime due gare della stagione. Sta male, la macchina non è come l’aveva sognata.

MALEDETTO WEEKEND - È incupito, Senna. Il venerdì, dopo le prove libere, è andato a controllare di persona il punto dell’incidente del suo pupillo, Rubens Barrichello, uscito di pista con la sua Jordan e trovato privo di sensi alla variante bassa. Il giorno dopo, va a piedi sul luogo di un altro incidente, costato la vita al pilota austriaco della Simtek, Roland Ratzenberger. È incupito. Sente che quelle non sono tragiche fatalità, che il progresso della Formula 1 mette i piloti, sempre più fragili, sempre più esposti, dentro scatole lanciate a 300 all’ora verso l’ignoto, verso il pericolo, in nome dell’adrenalina, dell’eccitazione, dello show. Trascorre la sua ultima notte in una camera d’albergo, la Suite 200 dell’Hotel Castello di Castel San Pietro Terme, alle prese con il lutto ancora recente. Fa i conti con se stesso, con il suo percorso, con le decisioni da prendere in fretta per la sua vita. Ha dedicato tutto se stesso alle corse cercando una pace, di abbreviare l’agonia, di dimenticare la paura, anche quella della morte, e non per la sua fede in Dio, come disse Prost in una frase tanto celebre quanto velenosa. Telefona alla sua fidanzata, Adriana. «Era molto depresso e nervoso: aveva un brutto presentimento e voleva rinunciare alla corsa. Addirittura era tentato di chiudere per sempre con le gare». «Prima della partenza, era strano, diverso» ha detto l’amico Celso Fratini. «Se c’è una cosa che mi ha colpito è questa immagine che io ho davanti agli occhi. Lui che se ne stava fermo, con le mani appoggiate sull’alettone posteriore, lo sguardo perso sulla macchina, come se l’accarezzasse, senza dire una parola, per tre, quattro minuti. Sembrava che sentisse qualcosa, che temesse qualcosa». Si può solo immaginare, intuire se sentisse ancora, se temesse ancora qualcosa all’inizio del settimo giro del GP di Imola, quando si trova in testa alla gara. Prima che il braccetto della sospensione gli si conficcasse nel casco, alle 14.17. Prima che un paese intero, oltre al popolo sterminato di suoi tifosi, piangesse la morte del più grande, dichiarata a Bologna alle 18.40. Ucciso dal piantone dello sterzo che aveva modificato e allungato la notte prima della gara. «Era stato malamente saldato a circa un terzo della distanza dal volante e non poteva resistere alle sollecitazioni della corsa», sostiene il professor Enrico Lorenzini, dell’università di Bologna, che ha guidato l’equipe di otto periti incaricata dell’inchiesta. «Abbiamo scoperto graffi all’altezza della linea di rottura: come se qualcuno, alla svelta, avesse cercato di lisciare la saldatura. Il piantone, in genere, è in un pezzo solo. Ma per soddisfare le richieste di Senna era stato diviso in due parti di diametro diverso e poi saldato a circa 23 cm dal volante, con la parte più sottile del piantone verso il pilota. Per unirla alla parte di diametro maggiore era stata fatta una giuntura saldata al tubo più piccolo. È lì che si è verificata la rottura».

MORTE DI UN SIMBOLO – Senna era il pilota “toda gioia, toda bellezza”, il simbolo dell’energia vitale di un Paese straordinario e pieno di contraddizioni. Come Pelé, portava l’allegria e teneva alto il nome del Brasile. «Si è rotto lo specchio dove ci vedevamo nel primo mondo» annuncia il tg brasiliano, all’ora di pranzo. Da tutto il Brasile, arrivano in pellegrinaggio nella sua casa di Sao Paulo per dare l’ultimo omaggio, l’ultimo abbraccio, ai frammenti di specchio. La famiglia, però, non c’è: la madre Neide e il padre Milton hanno guardato la gara in tv nella fazenda di famiglia a Tatuì, nelle campagne di Sao Paulo. Hanno assistito in diretta tv alla morte di un figlio, di un’icona, di un simbolo. Ucciso alla curva Tamburello, la stessa dove anni prima aveva rischiato la vita il suo rivale Nelson Piquet, che non contiene l’emozione, il dolore. “E’ un’ ingiustizia”, ha detto con un filo di voce subito dopo l’incidente. “La fatalità, l’ imponderabile hanno agito in questo fine settimana nel quale le Parche del destino hanno volato liberamente” ha scritto in un commento su un giornale.

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PROFILO – Quando arriva in F1, Senna è giovane, nuovo, fresco, diverso dagli altri. Riservato e insieme sincero, è il figlio di una famiglia agiata che diventa ricco di suo. Non ostenta, ha la casa al mare sì, ma si diverte con lo sci d’acqua e gli aeroplanini radiocomandati. L’unica mondanità che si concede è il pranzo in smoking dal principe Ranieri di Monaco. In pista, però, il ragazzo tranquillo e serio, di buona famiglia, si trasforma. Proprio a Montecarlo il mondo scopre il re della pioggia. Nei 24 giri sotto il diluvio, prima che gli organizzatori decidano di sospendere la gara, la sua Lotus vola dove gli altri naufragano. Al momento dello stop il debuttante brasiliano è secondo, a soli 7 secondi da Prost, che avrebbe perso il mondiale di mezzo punto contro Lauda. Indimenticabile l’esibizione a Donington nel 1993, forse la migliore performance di sempre in F1 su pista bagnata. Senna è freddo, preciso, sta ai box anche di notte. “Sapeva in quale curva consumava più carburante” ha raccontato un meccanico. Vince perché non sbaglia mai, vince perché ha coraggio, perché non si tira indietro di fronte a cronometro e avversari, perché ha visto la morte in faccia più di 20 volte senza mai perdere la voglia di correre. Sapeva anche essere rancoroso e vendicativo, perché la vittoria veniva sempre prima di tutto e di tutti. Celebre il modo in cui ha buttato Prost fuori pista a 200 all’ora alla prima curva di Suzuka per vendicarsi di una collisione, molto meno grave dell’anno prima. Ha preso per il collo Schumacher, è venuto alle mani con Irvine e Mansell. Si è fatto rispettare, in qualche caso odiare, dai rivali perché era più giovane, più veloce, più vincente. Si è fatto amare a ogni latitudine perché era giovane, veloce, vincente. Perché voleva fare qualcosa di speciale. “Ogni anno qualcuno vince un titolo. Io voglio fare di più” diceva. Ha chiuso la carriera con 3 titoli mondiali, 41 vittorie e 65 pole position in 161 gare. Solo Schumacher e Prost hanno vinto più GP di lui. Come tutti campioni, voleva lasciare il suo sport migliore di come l’aveva trovato. E anche se non ha potuto vederlo, ci è riuscito.

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SENNA TRIBUTE – A Imola, dal primo maggio, si svolgeranno quattro giorni di eventi e iniziative per ricordare Senna. Ci saranno le auto d’epoca, comprese le sue McLaren e Williams, le foto, i filmati, le parate storiche, le gare di kart. I tifosi potranno attraversare tutta la pista a piedi, di corsa, in bici, in moto o in auto. Non è ancora certa la partecipazione della sorella Viviane, che è presidente dell’associazione, ma ci sarà l’istituto “Ayrton Senna”, l’organizzazione che si occupa dell’istruzione dei bambini poveri che Ayrton ha fondato pochi mesi prima di morire. Per l’occasione, il museo dell’autodromo ha organizzato una mostra che ripercorre la vita e i successi di Senna grazie a tantissimi pezzi unici da collezioni private, per la prima volta esposti al pubblico.





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Una moneta per Ayrton Senna

Con la pubblicazione della moneta dedicata al campione brasiliano volgono al termine le celebrazioni del ventennale della morte.


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Sta per concludersi l’anno delle celebrazioni per il ventennale della morte di Ayrton Senna. Era il primo maggio del 1994 e il Mondiale di Formula 1 era già scosso dalla tragedia di Ratzenberger, morto durante le libere di Imola e dal pauroso volo che Rubens Barrichello compì con la sua Jordan. Il Gran Premio d’Italia passerà alla storia come uno dei più funesti e tragici del Circus perchè l’Organizzazione decise che si doveva continuare e così al via si presentarono tutti i piloti. Di lì a poco successe quanto sappiamo. Ayrton Senna arriva alla curva del Tamburello, la sua Williams va fortissimo poiché in quel punto si schizza a velocità da rettilineo ma la monoposto ha un cedimento: il piantone dello sterzo non regge, la vettura strofina la barriera laterale ed una sospensione va a finire nel casco del brasiliano. Immediati i soccorsi, la situazione appare subito critica e non bisogna perder tempo: Senna viene portato in ospedale a Bologna, ma non servirà. Mancano poco più di venti giorni al termine del 2014 e le iniziative per ricordare il pilota brasiliano stanno per terminare. Il campione brasiliano è rimasto nel cuore di tantissimi tifosi nel mondo e per questo motivo l’azienda francese ART MINT ha pensato di dedicare al grande Ayrton Senna una nuovissima moneta da 1 oncia di argento puro: 31,1 grammi, un diametro di 38,6 millimetri e una tiratura limitata a soli 520 pezzi nel mondo. È stata creata dal designer brasiliano Renato Saes e contiene l’effige del pilota, la sua data di nascita e morte (1960-1994). Si trova in vendita in diversi siti per appassionati di numismatica e il costo si aggira sui 119 euro. In Brasile, le monete sono già state vendute per $ 295 e per chi volesse acquistarla può farlo dal sito lefeman.com.br.

La cerimonia di lancio si è tenuta presso l’Instituto Ayrton Senna, a San Paolo, con la partecipazione di Mauro Ratto, Direttore dell’Istituto Ayrton Senna Luiz Angelotti; Gilberto Fernando Tenor, Presidente della Società Brasiliana di Numismatica; Renato Saes, disegnatore, e Leandro Fernandes, direttore di ART MINT e produttore della medaglia.



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F1, in vendita la casa di Senna:
10 mln per la villa del mito

Su un sito di immobili di lusso l'abitazione del tre volte campione del mondo scomparso tragicamente il 1 maggio 1994 durante il GP di Imola


Quanto sareste disposti a spendere per coronare il sogno di vivere nella casa di uno dei miti dello sport mondiale? Da oggi, per i più facoltosi appassionati di Formula Uno, il sogno potrebbe diventare realtà e la casa in questione, o meglio la villa, è quella di Ayrton Senna, il tre volte campione del mondo scomparso tragicamente il 1 maggio 1994 durante il Gran Premio di Imola.


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Il pilota brasiliano, negli ultimi anni di carriera, decise di stabilire una base europea per i mesi nei quali il Mondiale lo costringeva a fermarsi in Europa e come luogo scelse Quinta Do Lago, una delle più esclusive mete del Portogallo.
Qui acquistò una villa con una superficie interna di circa 900 metri quadrati distribuiti su due piani, ma tra giardini, piscina olimpionica, campi da tennis, calcetto e addirittura un mini golf, la proprietà ha una dimensione complessiva di oltre 10.000 metri quadrati.
Sei camere da letto, sette bagni, un'enorme cucina ad isola, grandi e luminosissimi salotti: un lussuoso pezzo di storia che oggi è in vendita su LuxuryEstate.com, partner di Immobiliare.it per il mercato del lusso. Per diventarne proprietari servono circa 9,5 milioni di euro.


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Il mio nome è Ayrton

Il 21 marzo Ayrton Senna avrebbe compiuto 55 anni. Storia di un campione contrastato che ha ispirato un'intera nazione. Di una leggenda che ha cambiato il mondo, e la Formula 1, senza mai cambiare se stesso

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“Battermi al volante è nel mio sangue” diceva. “Non sfuggire alla lotta è nella mia natura. Io voglio essere il più veloce, io voglio dimostrare di essere il migliore. Corro per il piacere di vincere”. Le corse, Ayrton Senna le conosceva già da quand'era piccolo, perché da quand'era piccolo le immaginava già. Era un bambino che giocava con le macchinine per ore, che quando provava un paio di scarpe nuove si metteva a correre per poi fermarsi di colpo, e se non si bloccava subito le scartava perché frenavano male.

Nato per correre - È nato per correre, è morto correndo. È l'ultimo eroe della vecchia Formula 1, l'ultimo a perdere la vita in pista. È morto come tutti si muore, come tutti cambiando colore, ma non si può dire che non sia servito a niente, perché prese un mondo e un Paese per mano. Perché ha incarnato l'ordine e il progresso, parole che il Brasile ha scritto sulla bandiera, e ne ha fatto stile di vita, ne ha fatto uno specchio in un cui un popolo si è ammirato, finalmente fiero dell'immagine che ne vedeva riflessa. Perché ha portato la Formula 1 dove nessuno aveva immaginato, ha guidato come nessuno riteneva possibile, soprattutto sul bagnato, e col suo sacrificio ha fatto riscrivere tutti i parametri di sicurezza per le macchine e le piste. Perché ha cambiato l'immagine del pilota, ha spinto un carattere magmatico, di quelli che prendon fuoco facilmente, a livelli di studiata crudeltà sportiva come non si erano mai visti in Formula 1. Così, in un fotogramma che sembrerebbe fin troppo studiato se non fosse tragicamente reale, in quel fatale settimo giro alla curva del Tamburello vedeva nella sua scia Michael Schumacher, che a sangue freddo quei comportamenti li ha spinti ancora un po' più in là.

Sogni e nostalgia – Larger than life, più grande della vita, come solo le icone e le leggende sanno essere, trasudava un'aura che sfiorava l'estasi mistica e anche oltre, se è vero che Dio gli è apparso in curva a Suzuka durante il doppio sorpasso a Prost e De Cesaris, firma indelebile sul suo primo titolo mondiale. Leggenda mistica, al di là del bene e del male, con il suo bene e il suo male al di sopra di lui come una legge, ma allo stesso tempo umano, troppo umano. Contrastato come solo chi arriva da una nazione di contrasti accecanti. È un privilegiato, il padre ha fatto fortuna producendo maniglie per portiere e accessori per la Ford e la Volkswagen, che però si apre all'aiuto. Prova a cambiare il suo mondo, prima ancora del suo sport, e incarna tutti i colori della saudade dei romanzi di Amado, quell'insopprimibile principio di tristezza in fondo all'anima di ogni brasiliano che è nostalgia del passato e insieme del futuro. Quella saudade che è rimpianto per quel che si è perso e speranza di realizzare qualcosa che non sarà, ma per cui si continua a combattere, ci si continua a battere. Perché non puoi cambiare il mondo da solo, ma se smetti di sognare non hai più alcuna ragione di vivere. I suoi, quelli di correre in Ferrari e chiudere la carriera correndo gratis l'ultimo anno in Minardi, si sono spezzati insieme piantone dello sterzo rotto e mal saldato dai meccanici Williams, come rivelò subito lo scoop di Autosprint. E chissà se il sonno della morte sia meno duro nella sinestesica cornice del cimitero per ricchi di Morumbi, incastrato fra condomini per poveracci: gli estremi che ha cercato di unire in vita, congiunti nell'eternità.


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Senna
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Ayrton Senna, il ricordo di un precursore

Domenica prossima per la prima volta dalla morte di Ayrton Senna la F1 corre il 1° maggio. Sono passati già ventidue anni dalla morte dello straordinario pilota brasiliano che ha lasciato in questo sport una traccia straordinaria non solo per quello che ha fatto in pista.

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Domenica prossima per la terza volta si corre il Gran Premio di Russia. A Sochi correranno agguerriti Nico Rosberg, alla ricerca del settimo successo di fila, il campione del mondo Lewis Hamilton, che non vince da sei mesi, e i piloti della Ferrari, che sperano finalmente di vivere un weekend tranquillo e che vorrebbero fare lo sgambetto ai due della Mercedes. Domenica è il 1° maggio, una data che per la Formula 1 non è uguale a tutte le altre. Perché in quel giorno nel 1994 morì Ayrton Senna, un pilota che era una leggenda vivente. E forse anche per rispettare la sua memoria la Formula 1 nelle due volte che il calendario aveva proposto il 1° maggio di domenica aveva deciso di non correre (è stato così nel 2005 e nel 2011). Adesso però di tempo ne è passato tantissimo e i piloti di Formula 1 domenica prossima correranno e proveranno ad onorare magari con una gara spettacolare, su un circuito che si presta ai sorpassi, il pilota brasiliano, da molti considerato il più grande di sempre e che in tanti modi ha cambiato questo meraviglioso sport.

I freddi numeri non bastano per ricordare la grandezza di Senna, che generalmente viene celebrato anche con le immagini della meravigliosa partenza di Donington del 1993 o con quell’incredibile pole position conquistata a Montecarlo nel 1988. Senna è stato un grandissimo anche perché è stato un innovatore. Spesso ha capito prima degli altri quello che sarebbe successo ed ha tracciato la strada dei piloti di oggi. Ayrton è stato il primo pilota di Formula 1 ad aver avuto una cura maniacale per la preparazione fisica. Non che prima di lui i piloti avessero un po’ di pancetta o fossero un po’ di sovrappeso, perché senz’altro anche Lauda o Prost effettuavano allenamenti seri, ma non così duri. Parlando di preparazione atletica vengono subito alla mente quelle fantastiche immagini in cui si vede il brasiliano correre sulla spiaggia ed è noto come lui curasse il suo fisico in ogni dettaglio. Oggi quasi tutti i suoi eredi si sfidano sui social, a colpi di selfie, e mostrano i propri sforzi, la propria fatica, il grande lavoro atletico e chi può anche il fisico scolpito, come Lewis Hamilton, campione anche da questo punto di vista. La lotta per il fisico mette tutti sullo stesso piano. Il mite Bottas e ‘Mr. Smiley’ Ricciardo, che risiedono a Montecarlo, si dilettano a postare immagini delle loro corse in bicicletta dal Principato all’Italia, bravi e beati loro che hanno tutta questa forza! E non va dimenticato Alonso, che a livello social è uno dei più attivi e più intelligenti.

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Lewis Hamilton ✔ ‎@LewisHamilton
Work!!! 💪🏾
10:53 AM - 27 Apr 2016
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La morte di Senna, avvenuta a Imola, ha portato anche la Formula 1 ad innalzare il livello della sicurezza di vetture e piste. Tanti tracciati storici all’epoca subirono dei cambiamenti e soprattutto le auto sono diventate più sicure. Nessuno naturalmente dimentica l’incidente che ha portato alla morte di Jules Bianchi, il quarantaquattresimo pilota di Formula 1 morto in pista, ma in questi anni ci sono stati incidenti tremendi, l’ultimo quello di Alonso a Melbourne, che avrebbero avuto ben più gravi conseguenze se dal 1994 non si fosse intrapresa una strada seria. E purtroppo è servita la morte del numero 1, del mito, per far capire alla FIA quale fosse la strada da intraprendere con serietà.

Domenica dunque si corre in un giorno particolare e la speranza, al di là dell’esito della gara, è che Senna venga ricordato magari con un Gran Premio spettacolare in cui anche i big regalino spettacolo, sorpassi e soprattutto emozioni, come quelle che produceva ‘Magic Ayrton’.



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