25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne

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"Vincere la partita più importante: quella contro la violenza sulle donne"

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In occasione del 25 novembre - Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri organizza l'evento "Vincere la partita più importante: quella contro la violenza sulle donne", presso l'Aranciera di San Sisto, via di Valle delle Camene, 11 - Roma, a partire dalle ore 10.00.

La manifestazione vedrà la partecipazione della Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi, della Consigliera del Presidente del Consiglio in materia di Pari Opportunità Giovanna Martelli, del Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità Ermenegilda Siniscalchi, dell’Assessora di Roma Capitale con delega alla Promozione delle Pari Opportunità Alessandra Cattoi, oltre al calciatore Simone Perrotta, Campione del mondo ai Mondiali 2006 e agli attori Michele La Ginestra (Immaturi) ed Edoardo Pesce (Romanzo Criminale – la serie), Lorenzo Lavia (Smetto quando voglio) e Marco Palvetti (Gomorra – la serie).

Durante l'evento sarà lanciata ufficialmente e in anteprima #cosedauomini, la nuova campagna di sensibilizzazione del Governo italiano per la lotta contro la violenza sulle donne rivolta agli uomini e ai ragazzi, una web serie promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il contributo della Commissione europea.

La campagna affronta, in modo innovativo, la tematica della violenza di genere per la prima volta rivolgendosi al mondo maschile, nella convinzione che anche intervenendo sul cambiamento culturale maschile si possa prevenire il fenomeno della violenza sulle donne.

Al fine di coinvolgere il maggior numero di uomini e di ragazzi si è scelto di veicolare il messaggio attraverso cinque episodi della web serie intitolata #cosedauomini, che vedono i rispettivi protagonisti legati tra loro dall’interesse per il calcio.

I giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi interessati possono inviare la richiesta di accredito agli indirizzi [email protected] e [email protected]


fonte


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Numero di pubblica utilità 1522 e Rete Nazionale Antiviolenza
Dal 2006 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha sviluppato, mediante l’attivazione del numero di pubblica utilità 1522, un'ampia azione di sistema per l'emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne.

Nato e pensato come servizio pubblico nell'intento esclusivo di fornire ascolto e sostegno alle donne vittime di violenza, ha nel 2009, con l’entrata in vigore della L.38/2009 in tema di atti persecutori, iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di stalking.
Il numero è attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno ed è accessibile dall'intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un'accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. Lo stile relazionale e comunicativo intrattenuto con le vittime che si rivolgono al 1522 rientra sempre in un quadro di accoglienza partecipata e competente. Il servizio mediante l'approccio telefonico sostiene l'emersione della domanda di aiuto, consentendo un avvicinamento graduale ai servizi da parte delle vittime con l'assoluta garanzia dell'anonimato. Dal 2010, i casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le forze dell’ordine.

Il servizio telefonico 1522 rappresenta lo snodo operativo delle attività di contrasto alla violenza di genere e stalking. Ponendosi alla base della metodologia del lavoro "di rete", assume il ruolo di strumento tecnico operativo di supporto alle azioni realizzate dalle reti antiviolenza locali, chiamate a contrastare il fenomeno della violenza di genere, garantendone, al contempo, i necessari raccordi tra le Amministrazioni Centrali competenti nel campo giudiziario, sociale, sanitario, della sicurezza e dell'ordine pubblico.

La Mappatura è lo strumento principale ad uso delle operatrici del call center in relazione all’offerta di risposte concrete agli utenti che si rivolgono al 1522 attraverso l’indicazione dei servizi operanti a livello territoriale
I servizi della mappatura collegati al servizio di pubblica utilità 1522 sono:

Centri antiviolenza e servizi specializzati
Consultori pubblici
Servizi sociali di base (dei comuni capoluogo)
Aziende sanitarie locali
Aziende ospedaliere pubbliche
Consigliere di parità
Caritas diocesane
Numeri pubblici di emergenza (112, 113, 118)
Pronto soccorso con specifici percorsi rosa per le donne vittime di violenza
Associazioni di donne o servizi specializzati contro la violenza verso straniere
Servizi/sportelli per lo stalking
Per richiedere chiarimenti e informazioni si può inviare un'email a: [email protected]


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L’osservatorio sui femminicidi: rigore e verità per dare pace alle vittime

“In Quanto Donna” della giornalista e blogger Emanuela Valente è il miglior osservatorio on line sul femminicidio. Una galleria di fantasmi di donne che chiedono di essere raccontate diversamente affinché il loro sacrificio serva a modificare la cultura della sopraffazione maschile.

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in foto: Il wall di In quanto donna. Scrollando la pagina verso il basso vengono caricate automaticamente nuove storie.

La pagina principale del sito In Quanto Donna è una gallery di ritratti di donne uccise dai loro partner, mariti, ex fidanzati, uomini respinti. Padri a volte. L'impatto d' insieme è fortissimo: sono ritratti di fantasmi sorridenti accompagnati da poche righe sulle brutali modalità dell'uccisione. Tutte insieme ci raccontano di una piccola strage in corso, che si rinnova giorno per giorno, la traduzione in immagini di numeri e statistiche. L'ultima statistica di Eures dice che nel 2013 sono morte 179 donne. Una ogni due giorni.

Se si scorrono le didascalie in cui sono solo descritti i modi in cui hanno operato gli assassini, si costruisce una narrazione di brutalità inaudita, sopraffazione e violenza. All'interno dei ritratti, a volte, c'è anche la foto del volto dell'assassino e il link agli articoli che riguardano ogni singola storia. Anche qui, Emanuela Valente la giornalista e blogger che ha inventato e cura il sito, sottolinea graficamente la ripetitività delle formule adoperate dalla cronaca dei media. Sono frasi che individuano rozzamente le ragioni di un gesto di violenza: il furore, il raptus, “ha perso la testa”, “non ci ha visto più per la gelosia”. Una narrazione fuorviante, mai vera, ma che sgonfia la portata del gesto relegandolo sempre ai margini della follia.

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“Questo sito è nato nel 2012” dice Emanuela “stavo creando un database per analizzare come venivano raccontate dai media le storie di donne uccise dagli uomini. Per questo, avevo creato una cartella nel mio computer. Un giorno, aprendola, mi sono resa conto di quanto facesse impressione l'insieme: mi colpiva soprattutto il fatto che riguardasse donne di ogni tipo, classe sociale, e età. Riguarda chiunque. E poi colpisce come vengono date le notizie. Ad esempio chiamano “raptus” quello di fare più di 300 chilometri per andare ad uccidere la fidanzata. E' sempre ricondotto a un momento di follia dell'uomo. Le statistiche invece parlano di raptus solo nello 0,01 % dei casi. Altro cliché è “l'ennesimo litigio” che implica un'idea di reciprocità che non c'è. Insomma si fornisce sempre una sorta di attenuante, si vuole sempre suggerire l' incidente, e non si dà invece valore alla questione culturale e alla premeditazione”.

Raccontare diversamente a che serve e come andrebbe fatto?

Innanzitutto astenendosi dall'inventare, presumere e fantasticare sulle cause dell'uccisione visto che la vittima non può più né parlare né difendersi. Ci si deve attenere ai fatti. Inoltre non si deve raccontare come se fossero storie solo private: c'è una componente culturale, un disagio maschile che fatica a gestire le forme di affetto paritario. Le motivazioni sono quasi sempre le stesse e convergono in una sola: uomini che si ritengono proprietari della vita delle donne. Evitare false rappresentazioni aiuterebbe a far emergere il clima di brutalità attorno alla vittima, creare, ad esempio, una logica di prevenzione e a riconoscere i segnali. Nella maggior parte delle storie, c'è una storia di recidiva che è stata trascurata da chi avrebbe dovuto. Emiliana Femiano era già stata una volta ridotta in fin di vita dal suo ex. Dopo 10 mesi, una volta fuori dal carcere, lui l'ha ammazzata con più di 60 coltellate. Deborah Rizzato è stata uccisa dalla persona che 10 anni prima l'aveva violentata e che per questo è finito in carcere. Una volta fuori lui è andato a cercarla, e l'ha uccisa. Sonia Balconi e Maria Montanaro, sono due donne dello stesso ex. Uccise entrambe lo stesso giorno…

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Qual è l'obiettivo di questo archivio oltre ad essere il racconto in progress di una strage?

E' un osservatorio permanente aggiornato ai casi in cui si è già andati a processo, e ora sta diventando sempre più un gruppo di pressione vero e proprio. Qualche giorno fa, ad esempio, abbiamo scritto una lettera al direttore di La Gazzetta del Sud. Una donna era stata appena uccisa a colpi di pistola con due bambini. Il titolo era: “lei lo aveva portato all'esasperazione”. E' mai possibile legittimare un omicidio in questo modo? L'articolo, dopo la lettera, è sparito dall'on line. Qualche anno fa non sarebbe successo. E' segno che le nostre lotte fatte anche grazie ai social stanno portando dei frutti. Inoltre la lista dei firmatari si allunga sempre di più e non ci sono solo singoli ma ormai anche gruppi, associazioni, università, il messaggio allora si fa consistente perché appoggiato da strutture. Anche se il sito è ancora tutto casalingo (non vedo nessuno che oggi mi finanzierebbe o me lo farebbe fare) a volte mi arrivano i complimenti, in privato, di direttori di grandi giornali. E questo anche mi dice che la strada che ho intrapreso è giusta.

Ci sono anche i volti degli assassini nelle gallery…

In genere nei media i volti degli autori dei femminicidi non appaiono mai: una foto di un assassino ogni cinque donne uccise, e a volte la foto di lui ha la benda nera sugli occhi. Se lei è stata uccisa, la si può anche vedere nuda. Anzi a volte i parenti lo vengono a dalla foto del cadavere. Solo la persona uccisa potrebbe fare una causa di rivalsa. Il giornalista che scrive su una morta qualsiasi cosa, non rischia.

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Emanuela Valente è oggi contattata da molti familiari delle donne uccise che vorrebbero creare la figura di un garante delle vittime: “molte di loro vorrebbero prendere gli articoli usciti e correggerli con la loro penna. Vorrebbero riscrivere le loro storie”. E dare pace a quei fantasmi.



fanpage.it
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Infibulazione

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Tipo d'infibulazione

L'infibulazione (dal latino fibula, spilla) è una mutilazione genitale femminile. Consiste nell'asportazione della clitoride (escissione), delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale.
Ha origine esclusivamente culturale, e oggi è adottata e praticata soprattutto in molte società in Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico.

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Diffusione della pratica

Infibulazione e cultura

Le origini delle mutilazioni femminili sono legate a tradizioni dell’antico Egitto (da qui il nome di infibulazione faraonica). Si calcola che in Egitto, nonostante la pratica sia vietata, ancora oggi tra l'85% e il 95% delle donne abbia subito l'infibulazione. La Somalia, dove la pratica è diffusa al 98%, è stata definita dall'antropologo de Villeneuve le pays des femmes cousues, il paese delle donne cucite.
L'infibulazione e l'escissione della clitoride non sono menzionate dal Corano: non è dunque richiesta dall'Islam alcuna forma di manipolazione dei genitali (tra cui l'infibulazione) che rechi danno fisico alla donna. Secondo diversi studiosi non è neppure considerato accettabile nell'Islam che sia limitato il piacere sessuale della donna. L'Islam ortodosso accetta la pratica meno invasiva della sola circoncisione del clitoride seguendo l'unica presunta prescrizione lasciata da Maometto e riportata nel libro degli Hadit.
Di qui il fatto che la giurisprudenza coranica ammette, fra le cause di divorzio, difetti fisici della sposa, come ad esempio una circoncisione mal riuscita.
Al contrario, il cosiddetto "padre" del Kenya moderno, Jomo Kenyatta, difese l'infibulazione come una pratica culturale importante.
Sebbene non sia in nessuna sua parte richiesta dal Corano, l'infibulazione è però una pratica che si può riscontrare in alcuni paesi, in tutto o in parte islamici (essenzialmente la parte meridionale dell'Egitto, Sudan, Somalia, Eritrea, Nigeria, Senegal, Guinea), dove viene consigliata come sistema ritenuto utile a mantenere intatta l'illibatezza della donna.
In Somalia, una donna non infibulata viene considerata impura; pertanto, non riesce a trovare marito e rischia l'allontanamento dalla società.
La scrittrice Ayaan Hirsi Ali, somala naturalizzata olandese, è una delle principali attiviste contro le mutilazioni femminili, nonché testimone di come questa pratica sia tipica della società somala: ella stessa fu infibulata all'età di cinque anni, assieme alla sorella di quattro.
Nel Cristianesimo, le mutilazioni, anche quelle autoinflitte, sono considerate un peccato contro la santità del corpo e sono quindi proibite. Ma - come per l'Islam - essendo l'infibulazione legata a culture antropologiche tribali precedenti la cristianizzazione, tale pratica si è conservata, soprattutto tra i copti (ortodossi e cattolici) del Corno d'Africa, in Eritrea e in Etiopia (qui ad eccezione della provincia nord-occidentale del Gojjam, dove tali pratiche non sono diffuse).


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Esempio di "infibulazione faraonica"

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Simbolo contro tale pratica

Effetti dell'infibulazione

I rapporti sessuali, attraverso questa pratica, vengono impossibilitati fino alla defibulazione (cioè alla scucitura della vulva), che in queste culture, viene effettuata direttamente dallo sposo prima della consumazione del matrimonio. Le puerpere, le vedove e le donne divorziate sono sottoposte a reinfibulazione con lo scopo di ripristinare la situazione prematrimoniale di purezza. I rapporti diventano dolorosi e difficoltosi, spesso insorgono cistiti, ritenzione urinaria e infezioni vaginali. L'asportazione totale o parziale degli organi genitali femminili esterni è praticata con lo scopo di impedire alla donna di conoscere il piacere durante il rapporto sessuale e come forma di controllo del desiderio sessuale femminile.[senza fonte]
Ulteriori danni si hanno al momento del parto: il bambino deve attraversare una massa di tessuto cicatriziale e reso poco elastico a causa delle mutilazioni; in quel momento il feto non è più ossigenato dalla placenta e il protrarsi della nascita toglie ossigeno al cervello, rischiando di causare danni neurologici. Nei paesi in cui è praticata l'infibulazione, inoltre, è frequente la rottura dell'utero durante il parto, con conseguente morte della madre e del bambino.


Tutela della donna dalle mutilazioni genitali

Italia

Con la legge 9 gennaio 2006, n. 7, il Parlamento italiano ha provveduto a tutelare la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne. Al codice penale è aggiunto l'articolo 583-bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Per mutilazione il legislatore intende, oltre all'infibulazione, anche la clitoridectomia, l'escissione o comunque (norma di chiusura) qualsiasi pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.
Allo stesso modo, chi, in assenza di esigenze terapeutiche, al fine di menomare le funzioni sessuali, provoca lesioni agli organi genitali femminili diverse da quelle indicate al primo comma, da cui derivi una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre a sette anni.
Le disposizioni di questo articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia. In tal caso, il colpevole è punito a richiesta del Ministro della giustizia.
L'articolo 583-ter precisa inoltre che l'esercente la professione sanitaria resosi colpevole del fatto sottostà altresì alla pena accessoria dell'interdizione dall'esercizio della professione da tre a dieci anni, con comunicazione della sentenza di condanna all'Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
Liliana Ocmin, Vicepresidente del comitato per le Pari Opportunità, ha affermato: «In Italia sono circa 40.000 le donne che hanno subito l'infibulazione». Secondo uno studio di Aldo Morrone e di Alessandra Sannella, in Italia le donne infibulate sarebbero invece circa 30-35 000 (ovvero il dato più alto presente in Europa) e ci sarebbero ogni anno circa 2.000 o 3.000 bambine immigrate a rischio. Tali infibulazioni verrebbero perlopiù fatte a pagamento (senza anestesia) presso medici o anziani appartenenti alla propria comunità.

Regno Unito Regno Unito
In Gran Bretagna tale pratica è illegale dal 1985, tuttavia secondo alcune stime il Paese deterrebbe il primato europeo per numero di mutilazioni, a causa della forte presenza di donne di origine egiziana e sub-sahariana.

Eritrea
In Eritrea, la pratica dell'infibulazione è reato dal 31 marzo 2007 e per i trasgressori sono previste multe e carcerazione a seconda della gravità del reato. Unione delle Donne Eritree stima che il 90% delle donne siano state soggette a infibulazione e che nel continente africano almeno tre milioni di bambine subiscano la pratica ogni anno.

Burkina Faso Burkina Faso
L'escissione e l'infibulazione sono vietate nel Burkina Faso, messe al bando dal 1985 grazie a un provvedimento legislativo promosso da Thomas Sankara, all'epoca presidente del paese.[senza fonte]

Campagne politiche


Una campagna per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione Non C'è Pace Senza Giustizia (NPWJ), ha organizzato eventi, iniziative, conferenza e meeting su questo argomento con politici europei e africani.
Proprio per questo motivo, nel dicembre 2008, Non C'è Pace Senza Giustizia ha organizzato al Cairo (Egitto) una conferenza internazionale per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili, alla quale hanno partecipato un centinaio di donne e uomini politici africani ed europei.
Nel 2010 è stata rilanciata da Emma Bonino, Radicali Italiani e Non c'è pace senza giustizia, la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. In tutto il mondo, grazie alla loro iniziativa, sono state raccolte firme per un appello di messa al bando di questa pratica da presentare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Il 20 dicembre 2012 l'assemblea generale dell'Onu ha adottato la risoluzione di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, depositata dal gruppo dei Paesi africani e in seguito sponsorizzata dai due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite.



Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 
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Le donne sono delicate, non fragili. Si muovono nel mondo con leggerezza per non calpestare i fiori, perché sanno riconoscere la bellezza che c'è intorno a loro.
Non importa quale sia la loro taglia, loro sono leggere dentro. Alle donne basta uno sguardo o una carezza, per volare.
E se ti guardano negli occhi restando in silenzio è perché hanno tante cose da dirti, ma sanno anche che le parole sarebbero insufficienti, o superflue... dopotutto, loro non hanno la pretesa di essere capite, vogliono solo essere amate.
Le donne sono indispensabili al mondo, perché lo colorano di fantasia, sensibilità e dolcezza.
E sì, anche le donne hanno le loro armi: raffinatezza, eleganza e sensualità. Ma non le usano per combattere, né per ferire, le usano al più per sedurre, che significa letteralmente "condurre a sé". E se una donna vuole condurti a sé non è per deviarti dalla tua strada, ma semplicemente perché vorrebbe camminarti accanto.
Le donne sembrano deboli, e invece sono fortissime. Perché sono disposte a sacrificare i loro giorni e le loro notti, persino le loro più intime aspirazioni ed i loro sogni, e sono capaci di mettere da parte la loro stanchezza e il loro dolore, per prendersi cura di coloro che amano.
Ogni donna sa essere allo stesso tempo tante cose: lavoratrice, mamma, figlia, cuoca, casalinga, confidente, amica, moglie o fidanzata... E ogni ruolo ha le sue responsabilità.
Non è facile essere donna in un mondo pieno di uomini. Non finché ci sarà bisogno di una giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Se hai la fortuna di avere una donna accanto, rispettala. Lei saprà come ricambiarti. Anzi, probabilmente lo fa già. E, se non te ne accorgi, forse è solo perché non l'hai osservata con la giusta attenzione.

Ossimoro tossico

 
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CITAZIONE (cucciolo55 @ 25/11/2014, 09:56) 

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Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nel’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene. Allora ci ama MALE. Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia…Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti.? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via. Luciana Litizzetto



“I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.”
Kofi Hannam



“Chi è nel’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.” Goethe


“La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà, e la vita delle persone.”
Giovanni Paolo II



Ricordando che violenza non è solo quella fisica, ma sono anche le parole e molto spesso, senza rendercene conto è proprio con le parole che compiamo la più sottile delle violenze.





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Lo stiramento del seno: la pratica disumana a cui sono sottoposte le bambine africane

Lo stiramento del seno è un’usanza assurda originaria del Camerun a cui vengono sottoposte le bambine tra gli 8 e gli 11 anni. Con un ferro da stiro rovente si preme forte sul petto delle piccole, così da far scomparire i loro seni ed eliminare ogni traccia di femminilità.


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Lo stiramento del seno è un’usanza assurda originaria del Camerun a cui vengono sottoposte le bambine tra gli 8 e gli 11 anni. Viene praticata ancora oggi specialmente nei villaggi della provincia di Littoral, ma anche in alcune famiglie britanniche. E’ qualcosa di talmente folle che può essere considerata ai limiti della tortura.

Con un ferro da stiro rovente oppure con delle pietre e dei bastoni si preme forte sul petto delle piccole, così da far scomparire i loro seni ed eliminare ogni traccia di femminilità. E’ proprio quel dettaglio del corpo delle piccole donne ad essere considerato pericoloso poiché le rende desiderabili agli occhi degli uomini. Così facendo, le mamme camerunense credono si salvare le figlie da possibili violenze, gravidanze precoci e stupri. Amélie, una ragazza del Cameron di 26 anni ha raccontato la sua traumatica esperienza:

Avevo 13 anni quando mia madre si è accorta che cominciavano a ingrossarsi i seni. Mi ha detto: ‘Questo non va bene, adesso gli uomini cominceranno a guardarti perché sanno che sei una donna. Allora faremo come ha fatto mia madre con me, come tutte abbiamo imparato a fare’. Da quel giorno, ogni mattina e ogni sera con una pietra arroventa al fuoco ha cominciato a passare e ripassare il suo petto,mentre lei urlava di dolore, «per cancellare il nocciolo all’interno e farlo scomparire.

Questa pratica disumana provoca dolori, piaghe, cicatrici, nonché traumi psicologici che non andranno più via. E’ solo di recente che le Nazioni Unite hanno inserito lo stiramento del seno tra i crimini contro le donne, al pari delle mutilazioni genitali femminili. Il più delle volte, però, non si può far nulla per contrastare il fenomeno, visto che avviene tutto in gran segreto nelle case e nei villaggi del Camerun.

Al grido “I seni sono un dono”, sono molte le organizzazioni che tra manifesti e messaggi online tentano di far conoscere a tutti la drammaticità di un fenomeno tanto diffuso come lo stiramento del seno. Cancellando la ghiandola mammaria, si modifica il nocciolo della cellula ed è per questo che la pratica barbara non solo lascia dei segni indelebili, ma provoca anche cicatrici, cisti e tumori.



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GIA' ATTIVO A GORIZIA, CONSENTIRÀ AGLI OPERATORI DI INDIVIDUARE MALTRATTAMENTI CONTRO LE DONNE

Nel 2016 nei pronto soccorso un «codice rosa» contro le violenze


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Per contrastare la violenza sulle donne, che è un fenomeno sociale in crescita, è necessario investire anche nell'educazione dei ragazzi, quindi sulla prevenzione. Lo hanno sottolineato la presidente e l'assessore alle Politiche sociali della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani e Maria Sandra Telesca, oggi al convegno "Rendicontazione sociale", che si è tenuto a Palmanova. L'iniziativa, organizzata dai sindacati regionali Cgil, Cisl e Uil, ha avuto come obiettivo l'analisi della situazione e la presentazione delle richieste per contrastare con più efficacia la violenza sulle donne, che è all'ordine del giorno della cronaca. Nell'evidenziare la preziosa attività dei centri antiviolenza, delle associazioni e di alcune strutture sanitarie del Friuli-Venezia Giulia, la presidente Serracchiani ha ricordato come, per combattere tale fenomeno, sia oggi utile anche definire chi tra i vari soggetti "fa che cosa" in questo settore. "La violenza sulle donne è anche una questione culturale", quindi bisogna intervenire nelle scuole, ha spiegato Serracchiani.

All'incontro è stato ricordato come a due anni dalla firma del Protocollo contro la violenza sulle donne, si presenta oggi l'esigenza di aggiungere a livello regionale un altro tassello per fermare questo tipo di violenza. "Come già avviene in altri settori, la Regione attuerà la rendicontazione sociale anche in questo ambito: alle parole devono infatti seguire i fatti", ha affermato l'assessore Telesca. Mentre la presidente Serracchiani ha invitato le organizzatrici del convegno a presentare nuove misure innovative per contrastare la violenza sulle donne, l'assessore Telesca ha garantito l'attuazione nel 2016 del Codice rosa del Pronto soccorso, non solo a Gorizia, bensì in tutte le strutture ospedaliere regionali.

«La rendicontazione sociale – ha spiegato nella sua relazione introduttiva Iris Morassi, della segreteria regionale Cisl – deve rappresentare il modello di riferimento delle azioni intraprese a ogni livello di governo. Azioni che chiediamo di ricondurre ad una rete, con una regia regionale comune capace di coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati che a vario titolo partecipano alla lotta contro la violenza. Si tratta di una battaglia che deve essere vinta non soltanto sul fronte del diritto, della repressione e dell’assistenza alle vittime e agli stessi violenti, ma anche sul piano culturale, con iniziative di sensibilizzazione e prevenzione che devono partire dalle scuole. Questo l’obiettivo delle proposte discusse oggi, che inseriremo in un documento programmatico da consegnare nelle prossime settimane alla Giunta».

Numerosi gli interventi delle tante associazioni che operano nei vari territori della nostra regione. Tra questi anche quello di Chiara Cristini, ricercatrice dell’Ires Fvg e referente regionale per le Pari opportunità. Cristini si è soffermata in particolare su un fenomento colpevolmente sottovalutato, quello delle discriminazioni di cui sono vittime le donne in ambito lavorativo. Allarmante il fenomeno delle dimissioni di neomamme, ben 1.625 in Friuli-Venezia Giulia tra il 2011 e il 2013: «Un numero troppo elevato – ha detto Cristini – per essere considerato solo e sempre il frutto di una libera scelta».

All'incontro, al quale è intervenuto anche il presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti, Cristiano Degano, è stato rivolto un appello ai cronisti per utilizzare un linguaggio appropriato e più responsabile per definire gli atti di violenza e di fare attenzione a come vengono comunicate certe notizie. I relatori si sono anche soffermati sulla necessità di sviluppare attività di formazione per le assistenti sociali che possano poi prendere in carico le donne che hanno subito violenza. Inoltre bisogna diffondere un clima di fiducia nelle istituzioni che permette di superare l'iniziale paura delle donne a denunciare gli atti di violenza subita.



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Femminicidio

Il termine femminicidio, nella sua accezione contemporanea, è un neologismo semantico che identifica tutti quei casi di omicidio doloso o preterintenzionale in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi basati sul genere. Esso costituisce dunque un sottoinsieme della totalità dei casi di omicidio aventi un individuo di sesso femminile come vittima. Un aspetto spesso comune a tale tipologia di crimini è la sua maturazione in ambito familiare, o comunque all'interno di relazioni sentimentali un po instabili.
Il significato di tale neologismo viene definito dal Devoto-Oli come: "Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte". in accordo quindi con la definizione di violenza di genere ed in questi termini è oggetto dell'attenzione mediatica e di interventi istituzionali.



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Jakub Schikaneder, Omicidio in casa (1890)

Origine, significato e diffusione del termine

Secondo le ricerche disponibili, la più antica citazione del termine femicide (femicidio) avvenne nel 1801 in un libro pubblicato in Inghilterra ad indicare genericamente "l'uccisione di una donna" , senza alcun riferimento alla violenza di genere come movente. In questo periodo, il termine femicide veniva infatti usato come opposto ad homicide, che identificava l'uccisione di un essere di sesso maschile. Fonti legali successive indicano nel 1848 l'anno in cui l'uccisione di una donna divenne un reato giuridicamente perseguibile nel Regno Unito.
La prima citazione del termine nella sua accezione moderna, come "uccisione di una donna da parte di un uomo per motivi di odio, disprezzo, piacere o senso di possesso delle donne" è invece del 1990, ad opera della docente femminista di Studi Culturali Americani Jane Caputi e dalla criminologa Diana Russell.
Successivamente il termine è stato utilizzato dalla stessa Russell nel 1992, nel libro scritto insieme a Jill Radford Femicide: The Politics of woman killing. La Russell identificò nel femmicidio una categoria criminologica vera e propria: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna», in cui cioè la violenza è l'esito di pratiche misogine.

L'antropologa messicana Marcela Lagarde ha scritto nel 1997:



ES)

« El feminicidio implica normas coercitivas, políticas expoliadoras y modos de convivencia enajenantes que, en conjunto, componen la opresión de género, y en su realización radical conducen a la eliminación material y simbólica de mujeres y al control del resto. Para que el feminicidio se lleve a cabo con el conocimiento social y no provoque la ira social, ni siquiera de la mayoría de las mujeres, requiere una complicidad y el consenso que acepte varios principios concatenados: interpretar el daño a las mujeres como si no lo fuera, tergiversar sus causas y motivos y negar sus consecuencias. Todo ello es realizado para sustraer la violencia dañina contra las mujeres de las sanciones éticas, jurídicas y judiciales que enmarcan otras formas de violencia, exonerar a quienes inflingen el daño y dejar a las mujeres sin razón, sin discurso y sin poder para desmontar esa violencia. En el feminicidio, hay voluntad, hay decisiones y hay responsabilidad social e individual. »

(IT)
« Il femminicidio implica norme coercitive, politiche predatorie e modi di convivenza alienanti che, nel loro insieme, costituiscono l'oppressione di genere, e nella loro realizzazione radicale conducono alla eliminazione materiale e simbolica delle donne e al controllo del resto. Per fare in modo che il femminicidio si compia nonostante venga riconosciuto socialmente e senza perciò provocare l'ira sociale, fosse anche della sola maggioranza delle donne, esso richiede una complicità ed un consenso che accetti come validi molteplici principi concatenati tra loro: interpretare i danni subiti dalle donne come se non fossero tali, distorcerne le cause e motivazioni, negarne le conseguenze. Tutto ciò avviene per sottrarre alla violenza contro le donne alle sanzioni etiche, giuridiche e giudiziali che invece colpiscono altre forme di violenza, per esonerare chi esegue materialmente la violenza e per lasciare le donne senza ragioni, senza parola, e senza gli strumenti per rimuovere tale violenza. Nel femminicidio c'è volontà, ci sono decisioni e ci sono responsabilità sociali e individuali. »

(Marcela Lagarde, Identidades de género y derechos humanos. La construcción de las humanas, VII curso de verano, Educación, democracia y nueva ciudadanía, Universidad Autónoma de Aguascalientes, 1997, dal sito della Cátedra UNESCO de Derechos Humanos de la UNAM.)



Il termine è stato ripreso e diffuso da numerosi studi di diritto, sociologia, antropologia, criminologia e utilizzato negli appelli internazionali lanciati dalle madri delle ragazze uccise a Ciudad Juárez. "Nuestras Hijas de regreso a casa" è il movimento fondato da Marisela Escobedo Ruiz, uccisa nel gennaio 2010 in Messico nel corso della sua protesta per ottenere la verità sulla morte della figlia. A un anno di distanza Norma Andrade, altra fondatrice di Nuestras Hijas, subisce un attentato.
È proprio dall'analisi della diffusione dei crimini compiuti contro le donne che la Lagarde propone la sua definizione.

Il fenomeno a livello mondiale


Il femminicidio a livello mondiale è diffuso soprattutto nei paesi dell'America Centrale e del Sud.

Il fenomeno in Italia


Non esiste in Italia un osservatorio nazionale sul femminicidio come in altri paesi, per esempio Spagna e Francia. Una parziale ricostruzione delle vittime tra il 2000 e il 2011 è stata operata da Eures e Ansa pubblicando la prima ricerca specifica sul femminicidio dal titolo "Il femminicidio in Italia nell'ultimo decennio".[11]
Dal 2005 i Centri antiviolenza raccolgono i dati delle donne uccise dai casi riportati dalla stampa.
Solo nel 2012, secondo l'indagine svolta dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, i femminicidi in Italia sono stati 124, i tentati omicidi di donne 47. Il 70% circa delle donne sono state uccise da uomini con cui avevano o avevano avuto una relazione sentimentale (mariti, compagni, ex mariti, ex compagni etc.); la maggior parte degli omicidi vengono compiuti nella casa della coppia, della vittima o dell'autore della violenza; circa 80% delle donne sono italiane, come anche gli autori sono spesso italiani; la maggior parte di loro vive nelle regioni del Nord. Solo negli ultimi anni è sorta una maggiore attenzione a questo fenomeno soprattutto nei mass-media, con trasmissioni televisive come Amore criminale, con l'impegno di giornalisti come Riccado Iacona, con spettacoli teatrali come Ferite a morte, di Serena Dandini. I Centri antiviolenza, molti Comuni ed Enti pubblici per il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza alle donne e 8 marzo, Giornata internazionale della donna, organizzano eventi pubblici di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne e il femminicidio, come flash mob, convegni, seminari. Nel giugno 2013, il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul e nell'agosto 2013 il governo italiano ha emanato il decreto legge 14 agosto 2013 n. 93[12], poi convertito nella legge 15 ottobre 2013 n. 119[13], contenente norme penali che aggravano le ipotesi di atti persecutori od omicidio contro il coniuge od il convivente, tramite specifiche aggravanti dei reati.
L'Eures ha recentemente pubblicato un rapporto in cui si registra in Italia un aumento delle uccisioni di donne del 14% nell'ultimo anno, dalle 157 nel 2012 alle 179 del 2013 Uno dei casi di femminicidio che ha suscitato un notevole scalpore in Italia è stato l'omicidio di Melania Rea , avvenuto per mano del marito Salvatore Parolisi il 18 aprile 2011. La vittima fu assassinata con 35 coltellate. Parolisi fu condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione nel maggio 2015. Lo stesso subì uno sconto di pena essendo stato condannato in primo grado all'ergastolo e in appello a 30 anni di reclusione.



ONU: dichiarazioni e statistiche

La base dati della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) "La salute per tutti" per la Regione Europea, aggiornata fino al 2010-11, mostra chiaramente come:
in Italia il tasso di vittime di omicidi e lesioni colpose sia di uomini che di donne è in lento declino a partire dagli anni settanta;
questo declino è comune alla maggior parte dei paesi europei, con poche eccezioni;
la media in Italia, negli ultimi 20 anni si è mantenuta al di sotto di quella della EU;
il tasso di mortalità violenta per le donne in Italia negli ultimi anni è ampiamente al di sotto di quello degli uomini e si è ridotto anche rispetto agli anni '90, in cui aveva raggiunto 0,6 casi su 100.000, mentre nel 2008 era sceso a 0,39 su 100.000;
il tasso di mortalità per le donne in Italia è molto più basso della media delle donne europee, di quanto non sia quello degli uomini, rispetto alla loro media.
Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite, nel rapporto sulla visita effettuata nel gennaio 2012 in Italia per verificare l'applicazione CEDAW denuncia invece un elevato numero di femminicidi in Italia (127 donne uccise da uomini nel 2010) e richiama il governo a politiche in contrasto a questo fenomeno. Dalla lettura del documento emerge che Rashida Manjoo sottolinei come, a suo parere, ci sia stato un limitato sforzo da parte del Governo e della società civile nel raccogliere dati sulla violenza contro le donne, incluso il femminicidio, e come invece questo sia importante per il corretto funzionamento delle politiche statali.

La convenzione di Istanbul


L'11 maggio 2011 è stata sottoscritta ad Istanbul dai membri del Consiglio d' Europa la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Tuttavia vi è previsto che la convenzione entrerà in vigore (cioè diverrà vincolante per tutti gli stati membri del Consiglio d'Europa) solo dopo che almeno 10 stati membri l'avranno ratificata: sono quattro gli Stati che l'hanno ratificata rapidamente (Albania, Montenegro, Portogallo, Turchia), mentre il quinto è stato l'Italia con effetto dal 16 luglio 2013, mentre successivamente c'è stata la ratifica da parte dell'Austria, della Bosnia-Erzegovina e della Serbia (e quindi la convenzione è oggi in vigore solo negli otto stati che l'hanno ratificata, dei quali solo tre dell'Unione europea).

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Sindrome di Otello

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Otello con Desdemona addormentata, Christian Köhler, 1859.

La sindrome di Otello, nota anche come gelosia morbosa, gelosia ossessiva, gelosia delirante o paranoia alcolica, è una sindrome psicopatologica caratterizzata da una forte convinzione delirante sull'infedeltà del proprio partner.

Definizione

La sindrome di Otello si manifesta generalmente quando una persona accusa in modo ossessivo e delirante il proprio coniuge o partner sessuale di essere infedele, senza alcuna prova reale o sulla base di prove minime o/e prive di significato.
A differenza di altri disturbi deliranti, le persone che soffrono di questa sindrome hanno un'elevata probabilità di incorrere in comportamenti devianti, come stalking, cyberstalking, sabotaggio, o crimini violenti. La sindrome presenta un quadro sintomatico simile alla schizofrenia e al disturbo delirante, come il disturbo bipolare. La gelosia morbosa è spesso associata con l'alcolismo e con la disfunzione sessuale. Sono stati descritti casi di gelosia delirante anche dopo attacchi apoplettici e malattie cerebrali.
Il termine della sindrome deriva dal nome del protagonista dell'opera di William Shakespeare, Otello, che uccide la moglie Desdemona a causa di false accuse di tradimento.


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Donne uccise nel 2015 (fra il 1 gennaio ed oggi, 14 ottobre).

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"Quando vedi una donna pensa che sia un demonio, che sia una sorta di inferno." - Papa Pio II°

"Le donne non dovrebbero essere illuminate o educate in nessun modo. Dovrebbero, in realtà, essere segregate poiché sono loro la causa di orrende ed involontarie erezioni di uomini santi." - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"Se gli uomini potessero vedere quel che si nasconde sotto la pelle, la vista delle donne causerebbe solo il vomito. Se rifiutiamo di toccare lo sterco anche con la punta delle dita, come possiamo desiderare di abbracciare una donna, creatura di sterco?" - Sant'Odone, abate di Cluny

"La donna è male sopra ogni altro male, serpe e veleno contro il quale nessuna medicina va bene. Le donne servono soprattutto a soddisfare la libidine degli uomini." - San Giovanni Crisostomo, cui è particolarmente devoto Herr Joseph Alois Ratzinger, papa Benedetto XVI°

"La donna è un tempio costruito su una cloaca. Tu, donna, sei la porta del diavolo, tu hai circuìto quello stesso [maschio] che il diavolo non osava attaccare di fronte. È a causa tua che il figlio di Dio ha dovuto morire; tu dovrai fuggire per sempre in gramaglie e coperta di cenci." - Tertulliano, teologo cristiano

"O credenti. Quando vi accingete alla preghiera lavatevi la faccia e le mani. Se avete toccato donne e non trovate acqua, cercate della polvere pulita e passatevela sulla faccia e sulle mani." - Corano, Sura V, 6

Lo stupro (NON dei maschi!) benedetto da Dio e da una carogna di padre padrone: "Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, disse: «No, fratelli miei, non fate del male! Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto»." - Bibbia, Genesi XIX, 5-8

"Il velo del cristianesimo paolino: «Di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra. L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza.» - San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XI

"Poiché il Sublime Corano e l'insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sono vincolanti per la donna che creda nella provenienza divina del Corano e nella Missione apostolico-profetica di Muhàmmad, indossare il velo è, quindi, un dovere preciso e inderogabile. La donna musulmana che indossa il velo, esprime per mezzo di esso in forma tacita, la sua identità islamica ed è fuorviante dall'lslàm il pensiero, purtroppo diffuso, che possa chiamarsi musulmana, la donna che non porta il velo, giustificandosi col dire che l'importante è avere fede dentro! Non hanno presente che il Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ha chiaramente disatteso questo pensiero quando ha detto: «La fede non è presente dentro se non ci sono i comportamenti islamici che ne segnalano la presenza interiore.»" - Al Turabi Hasan, Le donne nell'ordinamento islamico della società

Lapidazione: "Quando una fanciulla vergine è fidanzata, e un uomo, trovandola in città, pecca con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete così che muoiano: la fanciulla, perché essendo in città non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così toglierai il male da te." - Bibbia, Deuteronomio XXII, 23

"Ogni donna impudica sarà calpestata come sterco nella via." - Bibbia, Siracide IX, 10

"Flagellate la fornicatrice e il fornicatore, ciascuno con cento colpi di frusta e non vi impietosite [nell'applicazione] della Religione di Allàh, se credete in Lui e nell'Ultimo Giorno, e che un gruppo di credenti sia presente alla punizione." - Corano, Sura XXIV, 2

"Se le vostre donne avranno commesso azioni infami, confinate quelle donne in una casa senz'acqua nè vitto finché non sopraggiunga la morte." - Corano, Sura IV, 15

"I coniugi peccano non appena si abbandonano alla voluttà per cui, dopo, devono pregare: «Perdona, o Dio, la nostra colpa!»" - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"Quanto maggiore il piacere, tanto più grave il peccato. Chi ama con troppo calore la moglie è un adultero!" - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"L’atto coniugale è un peccato grave in nulla differente dall’adulterio e dalla dissolutezza nella misura in cui entra in ballo la passione dei sensi e l’odioso piacere, così che nessun dovere coniugale accade senza peccato e i coniugi non possono essere senza peccato." - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Una madre, in quanto sposata, otterrà in cielo un posto inferiore a quello della figlia in quanto vergine." - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica

"La donna non è fatta a immagine e somiglianza di Dio. È nell'ordine della natura che le mogli servano i loro mariti ed i figli i loro genitori, e la giustizia di ciò risiede nel principio che gli inferiori servano i superiori... È la giustizia naturale che vuole che i meno capaci servano i più capaci. Questa giustizia diventa evidente nel rapporto tra gli schiavi ed i loro padroni, che eccellono in intelletto, ed eccellono in potere.” - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Questioni sull'Eptateuco, Libro I, § 153.

“Non può esserci dubbio che è più consono all'ordine della natura che l'uomo domini sulla donna, piuttosto che la donna sull'uomo. Questo è il principio che emerge quando l'apostolo (Paolo) dice, «La testa della donna è l'uomo» e, «Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti». Anche l'apostolo Pietro scrive: «Sara obbediva ad Abramo, chiamandolo padrone»" - Sant'Agostino, padre della chiesa cristiana cattolica, Sulla Concupiscenza, Libro I, cap. 10.

"Adamo è stato condotto al peccato da Eva, non Eva da Adamo. È giusto, quindi, che la donna accolga come padrone chi ha indotto a peccare." - Sant'Ambrogio, padre della chiesa cristiana cattolica

“Vi sono tre ragioni per le quali diciamo che è l'uomo l'immagine di Dio e non la donna. Prima fra tutte: così come c'è un solo Dio e da lui tutte le cose sono nate, così un uomo è stato creato per primo e da lui sono stati nati tutti gli altri. Perciò è questa entità che è a somiglianza di Dio, vale a dire cioè che come tutte le cose procedono da Dio, così tutti gli altri uomini procedono da quest'uomo. In secondo luogo, così come dal corpo di Cristo mentre era addormentato nella morte sulla croce è derivata l'origine della chiesa cioè l'acqua ed il sangue attraverso i quali si esprimono i sacramenti con i quali vive la chiesa ed ha la sua origine e diviene sposa di Cristo, così dal fianco di Adamo mentre dormiva nel paradiso è stata formata la sua sposa quando le fu presa una costola, dalla quale Eva venne creata. In terzo luogo: così come Cristo è capo della Chiesa e governa la Chiesa, allo stesso modo il marito è capo della moglie e la regola e la governa. E' per queste ragioni che solo l'uomo è ad immagine di Dio, e non la donna. E per queste ragioni l'uomo non deve avere come la donna un segno di soggezione, ma un segno di libertà e di preminenza.” - Uguccio, Summa, C. 33, q. 5, cap. 13.

"Ogni donna dovrebbe camminare come Eva nel lutto e nella penitenza, di modo che con la veste della penitenza essa possa espiare pienamente ciò che le deriva da Eva, l'ignominia, io dico, del primo peccato, e l'odio insito in lei, causa dell'umana perdizione.

Non sai che anche tu sei Eva? La condanna di Dio verso il tuo sesso permane ancora oggi; la tua colpa rimane ancora.
Tu sei la porta del Demonio!
Tu hai mangiato dell'albero proibito!
Tu per prima hai disobbedito alla legge divina!
Tu hai convinto Adamo, perchè il Demonio non era coraggioso abbastanza per attaccarlo!
Tu hai distrutto l'immagine di Dio, l'uomo!
A causa di ciò che hai fatto, il Figlio di Dio è dovuto morire!”

Tertulliano, teologo cristiano, De Cultu Feminarum, libro 1, cap 1.

"Non permetto alla donna di insegnare, né di comandare all’uomo, ma se ne stia silenziosa. Infatti Adamo fu plasmato per primo, poi Eva; e non fu sedotto Adamo prima, ma la donna essendo stata sedotta cadde nella trasgressione." - San Paolo, Lettere a Timoteo

"Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea." - San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, XIV, 34-35

"Le donne siano soggette ai propri mariti come al Signore, perché il marito è il capo della donna come Cristo è il capo della Chiesa." - San Paolo, Lettera agli Efesini

“L'Apostolo vuole che la donna sia manifestamente inferiore, in ordine che la Chiesa di Dio è pura.” - Ambrosiaster, Sulla prima lettera a Timoteo 3,11.

“In verità, le donne sono di razza debole, indegne di fiducia, di mediocre intelligenza.” - Epifanio, Panarion 79, §1.

“Entrambe, la natura e la legge, mettono la donna in condizione subordinata rispetto all'uomo.” - Sant'Ireneo, Frammento n° 32

"Dovere principale della moglie è provvedere al governo della casa in subordinazione al marito. All’uomo spetta l’ultima parola in tutte le questioni economiche e domestiche e la donna deve essere pronta all’obbedienza in tutte le cose: il suo posto è soprattutto in casa. Son da condannare gli sforzi di quelle femministe le cui pretese mirano ad un’ampia uguaglianza fra uomo e donna." - Papa Paolo VI°

"Ai fini dell’educazione cristiana di una bambina, che non sappia a che servono flauti, lire e cetre: la musica è proibita. Non deve avere cameriere graziose e curate, ma una vecchia virago seriosa, pallida, sordida che esorti di notte alla preghiera e al canto dei salmi e di giorno alle preghiere nelle ore dovute. Non deve prendere bagni che feriscono il senso del pudore di una fanciulla, la quale non dovrebbe mai vedersi nuda. Verrà allevata nel chiostro sotto lo sguardo della nonna e non guarderà in faccia nessun uomo e nemmeno saprà che esiste un altro sesso." - San Girolamo, padre e dottore della chiesa cattolica

"Se è un bene non toccare una donna, allora è un male toccarla: gli sposati vivono come le bestie, infatti nel coito con le donne gli uomini non si distinguono in nulla dai porci e dagli animali irragionevoli." - San Girolamo, padre e dottore della chiesa cattolica

"Ammonite quelle [donne] di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, picchiatele." - Corano, Sura IV, 34

"All’uomo compete il governo, la donna deve piegarsi. L’uomo è più elevato e migliore, la donna una creatura dimidiata, una bestia idrofoba, il merito maggiore che possiede è quello di generare." - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Fà il bambino con tutte le tue forze, se ci lasci la vita, muori pure, bene per te dal momento che muori compiendo un’opera nobile." - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Anche se stanche e alla fine devono morire, non fa nulla, lasciale affrontare la morte, esse sono qui proprio per questo." - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Se la moglie non vuole, venga la serva!" - Martin Lutero, padre della riforma cristiana protestante

"Verso il tuo uomo dovrà andare il tuo anelito ed egli sarà il tuo signore, così dunque discendi alla sua dipendenza, così sii una delle subordinate. Le donne sono destinate principalmente a soddisfare la lussuria degli uomini. Dove c’è la morte ivi c’è il matrimonio e dove non c’è matrimonio ivi non c’è morte." - San Giovanni Crisostomo, cui è particolarmente devoto Herr Joseph Alois Ratzinger, papa Benedetto XVI°

"È opportuno il voto alle donne perché sono più conservatrici e più legate agli ambienti ecclesiastici, ma ciò non toglie valore alla loro necessaria ineguaglianza e inferiorità in quanto la Sacra Scrittura sottopone soprattutto alla nostra attenzione due dei maggiori pericoli: vino e donne." - Papa Benedetto XV°

"Ti chiederanno dei mestrui. Di': «Sono un'impurità.» Non accostatevi alle vostre spose durante i mestrui e non avvicinatele prima che si siano purificate." - Corano, Sura II, 222

"Quando una donna abbia flusso di sangue, cioè il flusso nel suo corpo, la sua immondezza durerà sette giorni; chiunque la toccherà sarà immondo fino alla sera. Ogni giaciglio sul quale si sarà messa a dormire durante la sua immondezza sarà immondo; ogni mobile sul quale si sarà seduta sarà immondo. Chiunque toccherà il suo giaciglio, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Chi toccherà qualunque mobile sul quale essa si sarà seduta, dovrà lavarsi le vesti, bagnarsi nell'acqua e sarà immondo fino alla sera. Se l'uomo si trova sul giaciglio o sul mobile mentre essa vi siede, per tale contatto sarà immondo fino alla sera. Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'immondezza mestruale. Se uno ha un rapporto con una donna durante la sua immondezza mestruale e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo." - Bibbia, Levitico

"Quando una donna sarà rimasta incinta e darà alla luce un maschio, sarà immonda per sette giorni; sarà immonda come nel tempo delle sue regole (n.d.r.: mestruazioni). L’ottavo giorno si circonciderà il bambino. Poi essa resterà ancora trentatrè giorni a purificarsi dal suo sangue; non toccherà alcuna cosa santa e non entrerà nel santuario, finché non siano compiuti i giorni della sua purificazione. Ma, se partorisce una femmina sarà immonda due settimane come al tempo delle sue regole; resterà sessantasei giorni a purificarsi del suo sangue." Bibbia, Levitico

"La donna è in rapporto con l’uomo come l’imperfetto ed il difettivo col perfetto. La donna è fisicamente e spiritualmente inferiore e la sua inferiorità risulta dall’elemento fisico, più precisamente dalla sua sovrabbondanza di umidità e dalla sua temperatura più bassa. Essa è addirittura un errore di natura, una sorta di maschio mutilato, sbagliato, mal riuscito." - San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica

"In ogni caso la donna serve solo alla propagazione della specie. Tuttavia la donna trascina in basso l’anima dell’uomo dalla sua sublime altezza, portando il suo corpo in una schiavitù più amara di qualsiasi altra." - San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica

“Cosicchè si vede come causata da una natura particolare (dell'azione del seme maschile), una donna non sia altro che una mancanza, o una caso negativo. Per il potere attivo dello sperma, esso cerca sempre di produrre qualcosa di completamente uguale a sè stesso, cioè un maschio. Se invece viene generata una donna, questo può accadere perchè il seme è debole, o perchè la materia (fornita dalla femmina) è inadeguata, oppure per l'azione di fattori esterni come l'azione dei venti meridionali che rendono umida l'aria.” - San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, 1, q. 92, art 1

“..sul conferimento degli Ordini (ad una donna), essa non potrà riceverli, perchè dal momento che un sacramento è un segno, non solo la cosa, ma anche la significazione della cosa è richiesta in tutte le azioni sacramentali; ... Di conseguenza, poichè non è possibile nel sesso femminile significare una eminenza di grado, dato che la donna è in uno stato di soggezione, segue che una donna non può ricevere gli Ordini sacramentali.” - San Tommaso d'Aquino, Summa Teologica, Suppl., q. 39, art 1.

“Le donne non possono ricevere l'ordinazione, perchè l'ordinazione è riservata ai membri perfetti della chiesa, da quando ad altri uomini è stata affidata la distribuzione della grazia. Le donne non sono membri perfetti della chiesa, lo sono solo gli uomini. Aggiungi a questo che le donne non sono ad immagine di Dio, ma solo gli uomini”. - Guido de Baysio, Rosarium, c. 27, q. 1, cap. 23.

“È conveniente che le donne non posseggano il potere delle chiavi perchè esse non sono ad immagine di Dio, ma solo l'uomo è gloria ed immagine di Dio. Questo perchè la donna deve essere assoggettata all'uomo e servirlo come una schiava, e non può esserci altra strada.” - Antonio de Butrio, Commentaria, II, fol. 89r.

“Se «la testa della donna è l'uomo» ed è questo ad essere designato al sacerdozio, non sarebbe giusto abolire la creazione, ed abbandonare il capo per andare verso le estremità. Perchè la donna è il corpo dell'uomo, tratto dalla sua costola e sottomesso a lui, da cui è stata separata per la generazione dei figli. È lui, si è detto a lei, «che sarà il tuo padrone». È l'uomo la parte più importante della donna, essendo il suo capo. Se in base a queste premesse, non le permettiamo d'insegnare, come le si potrebbe accordare, a disprezzo della natura, di esercitare il sacerdozio? Giacchè è l'empia ignoranza dei greci che li ha spinti a ordinare sacerdotesse per divinità femminili. È escluso che questo avvenga nella legislazione di Cristo. Se fosse stato necessario essere battezzati da donne, il Signore sarebbe stato senza dubbio battezzato dalla propria madre e non da Giovanni. E quando ci ha inviati a battezzare, avrebbe mandato con noi delle donne a questo scopo. Ma in nessun luogo, nessuna disposizione nessuno scritto, ha deliberato qualcosa del genere; Egli conosceva bene ciò che è conforme alla natura perchè contemporaneamente egli era il creatore della natura e l'autore della legislazione.” - Costituzioni Apostoliche, III, n° 9.

L'aborto nella Bibbia: "Se uno avesse cento figli e vivesse molti anni e molti fossero i suoi giorni, se egli non gode dei suoi beni e non ha neppure una tomba, allora io dico: meglio di lui l'aborto, perché questi viene invano e se ne va nella tenebra e il suo nome è coperto dalla tenebra." - Bibbia CEI, Qoelet (ex Ecclesiaste), VI, 3

Il cognato e la vedova del fratello: "Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato." - Bibbia, Deuteronomio XXV, 5

"Trovo che amara più della morte è la donna, la quale è tutta lacci: una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è gradito a Dio la sfugge ma il peccatore ne resta preso." - Bibbia CEI, Qoelet (ex Ecclesiaste) VII, 26

Guai a lesbiche, gay e trans: "La donna non si metterà un indumento da uomo né l'uomo indosserà una veste da donna; perché chiunque fa tali cose è in abominio al Signore tuo Dio." - Bibbia, Deuteronomio XXII, 5

Guai alla donna che osa toccare il sacro fallo! "Se alcuni verranno a contesa fra di loro e la moglie dell'uno si avvicinerà per liberare il marito dalle mani di chi lo percuote e stenderà la mano per afferrare costui nelle parti vergognose, tu le taglierai la mano e l'occhio tuo non dovrà averne compassione." - Bibbia, Deuteronomio, XXV, 11

La dispersione del sacro seme maschile (onanismo): "Er, primogenito di Giuda, si rese odioso al Signore e il Signore lo fece morire. Allora Giuda disse a Onan: «Unisciti alla moglie del fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità per il fratello.» Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva per terra, per non dare una posterità al fratello. Ciò che egli faceva non fu gradito al Signore, il quale fece morire anche lui." - Bibbia, Genesi XXXVIII, 7

"Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato: “Non ne devi mangiare”, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: tu sei polvere e polvere tornerai!» - Bibbia, Genesi III

Tutti a riposo tranne la moglie: "... ma il settimo giorno tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te." - Bibbia, Esodo XX

E te pareva...: "Motivo di sdegno, di rimprovero e di grande disprezzo è una donna che mantiene il proprio marito." - Bibbia, Siracide XXV, 20

"Se la figlia di un sacerdote si disonora prostituendosi, disonora suo padre; sarà arsa con il fuoco. Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato sparso l’olio dell’unzione e ha ricevuto l’investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti." - Bibbia, Levitico, XXI



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