Conoscere i Funghi, Funghi commestibili e velenosi

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view post Posted on 19/4/2016, 12:54
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Funghi: proprietà, benefici e controindicazioni

I funghi sono molto apprezzati in cucina per il loro gusto unico e particolare, sono però anche ricchi di nutrienti utili alla nostra salute. Scopriamone tutti i benefici!

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I funghi (o miceti) sono un ottimo alimento per la nostra salute per le sue numerose proprietà benefiche e terapeutiche: non contengono grassi, hanno poche calorie, quindi aiutano a perdere peso e sono ricchi di minerali e vitamine che rinforzano il nostro sistema immunitario, le ossa e che proteggono il sistema cardiovascolare.

Proprietà e benefici dei funghi


I funghi hanno caratteristiche nutritive simili a verdure e ortaggi ma si differenziano per il valore delle loro proteine e dei loro grassi. Tra le diverse tipologie i funghi Maitake, che crescono tra Toscana e Emilia Romagna hanno ottime proprietà antinfiammatorie e antidolorifichePer questo motivo, presentano benefici ad ampio spettro.

Rinforzano il sistema immunitario: grazie alle vitamine e alle proteine, soprattutto triptofano e lisina, di cui sono composti i funghi e alle loro proprietà antibatteriche, ci difendono dall'attacco di virus e batteri. Sono, infatti, un valido aiuto nei cambi di stagione quando le difese immunitarie si abbassano notevolmente.

Valido aiuto per la salute delle ossa: i funghi, se esposti al sole, producono molta vitamina D, così come succede negli esseri umani. La vitamina D è fondamentale perché aiuta il nostro corpo ad assorbire il calcio rendendo più forti le nostre ossa.

Antiossidanti: contengono sostanze antiossidanti che aiutano a rallentare l'invecchiamento contrastando gli effetti dannosi dei radicali liberi, anche grazie al selenio che ci protegge dai tumori. Inoltre, il potassio, aiuta a tenere sotto controllo la pressione sanguigna.

Favoriscono la perdita di peso: grazie al basso apporto calorico e al contenuto di acqua e alla chitina che li rende alimenti sazianti, sono adatti a chi segue una dieta ipocalorica.

Utili in caso di anemia e diabete: i buoni livelli di ferro contenuti nei funghi li rendono adatti in caso di anemia e mancanza di ferro. Inoltre, i funghi, contengono beta glucani che migliorano la resistenza all'insulina.

Proprietà anticancro il selenio contenuto nei funghi protegge la vescica dal cancro, soprattutto nelle donne. 100 grammi di funghi contengono quasi il 50% della razione giornaliera raccomandata di questo prezioso minerale. Inoltre, alcuni polisaccaridi contenuti nei fughi, rinforzano il nostro sistema immunitario e grazie alla lectina aiutano a prevenire il cancro di stomaco e colon.

Per la bellezza di pelle e capelli: sempre grazie al selenio, i funghi rendono la pelle luminosa e elastica, inoltre è utile anche per rendere più forti i capelli e le unghie.

Controindicazioni

I funghi possono avere anche delle controindicazioni. Un consumo eccessivo di questo alimento è sconsigliato a chi ha problemi digestivi a causa della micosina che può renderli indigesti. Inoltre i funghi sono sconsigliati se si soffre di calcoli renali, gotta, malattie dell'apparato circolatorio, e anche ai bambini al di sotto dei tre anni. Bisogna fare anche molta attenzione se si raccolgono nei boschi: dovete assicurarvi di conoscere perfettamente tutte le tipologie di funghi presenti, dal momento che alcuni di loro potrebbero essere tossici e velenosi. Facendo parte della famiglia delle muffe inoltre, sono sconsigliati a chi ne è allergico, e spesso anche a chi è intollerante ai lieviti.

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view post Posted on 24/4/2016, 10:22
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Fungo di Borgotaro

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Boletus Edulis
Origini
Luogo d'origine Italia Italia
Regioni Emilia-Romagna
Toscana
Dettagli
Categoria ortofrutticolo
Riconoscimento I.G.P.
Settore Ortofrutticoli e cereali
Consorzio di tutela Sito ufficiale
Altre informazioni Reg. CE n.1107/96 (GUCE L. 148/96 del 21.06.1996)

Il fungo di Borgotaro (IGP) è un prodotto ortofrutticolo italiano a Indicazione geografica protetta.

Cenni storici

La commercializzazione del fungo di Borgotaro è menzionata per la prima volta nel XVII secolo nella "Istoria di Borgo Val di Taro" scritta da Alberto Clemente Cassio, nativo di Borgotaro e canonico presso la corte del papa. In un passo del testo infatti, il Cassio narra come in autunno si facesse ampia raccolta e vendita degli "inodorati boleti" che, messi sotto sale, venivano "trasmessi ad altri paesi".

Il Cassio dice anche che la produzione e raccolta del fungo avveniva nei boschi di faggi, abeti e, a quote inferiori, castagni, all'interno di una foresta che cresceva senza interruzioni sino ai confini del ducato di Parma con la repubblica di Genova. Questi boschi di castagno e faggio (le abetine purtroppo sono andate perdute) si possono facilmente riconoscere nella zona che va dalla valle del torrente Cogena sino alla località di Montegroppo, nella valle del torrente Gotra.

Intorno al 1833, Lorenzo Molossi nel suo Vocabolario topografico del ducato di Parma, Piacenza e Guastalla alla voce "Albareto" menziona il fiorente commercio dei funghi in salamoia, mentre, poco più che mezzo secolo dopo, il Grilli definirà la raccolta dei funghi come un'industria locale.

Nel 1928 venne istituito ad Albareto un mercato specifico per la vendita del fungo fissato in due giorni infrasettimanali. Per regolamentare e proteggere dallo sfruttamento sconsiderato una risorsa così preziosa e pregiata, venne costituita nel 1964 dal Consorzio delle Comunalie Parmense una prima riserva per la raccolta sostenibile dei funghi: la Comunalia di Boschetto di Albareto; nel giro di alcuni anni anche gli altri comuni limitrofi istituirono analoghe riserve, per tutelare il fungo e razionalizzarne la raccolta.
Il riconoscimento di indicazione geografica protetta avvenne nel 1996.

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Funghi di Borgotaro essiccati

Areale di produzione

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Gruppo di porcini neri

L'individuazione della zona I.G.P venne fatta utilizzando le indicazioni contenute nei registri della camera di commercio, industria e agricoltura di Parma, in particolare venne presa come riferimento l'edizione del 1934.

L'areale emiliano della zona di produzione e raccolta è delimitato a nord dal torrente Cogena, lungo tutto il suo corso a partire dal crinale spartiacque sino alla sua confluenza con il Taro che avviene presso Ostia Parmense; l'areale segue quindi ad est il crinale di confine provinciale e regionale sino al monte Gottero, nel comune di Albareto.

A sud il territorio è delimitato dallo spartiacque che va dal Gottero sino al Lago Secco, seguendo poi in direzione ovest l'omonimo rio sino alla confluenza con il torrente Gotra che segna a sua volta il confine sino alla sua confluenza con il Taro. Il confine nord-nord ovest dell'areale è marcato dal Taro stesso sino alla confluenza del già menzionato Cogena.

L'areale toscano della zona di produzione è rappresentato da una porzione di Lunigiana inclusa nel comune di Pontremoli delimitata dal torrente Civasola ad est, dal corso del fiume Magra sino alla confluenza con il Magriola, dal corso del Magriola sino al torrente Betigna e dal confine del comune di Zeri sino al passo dei Due Santi.

In totale sono poco più di 33000 ettari dei quali 18000 circa suddivisi fra i comuni di Borgo Val di Taro e Albareto in provincia di Parma e 15000 circa nel comune di Pontremoli in Lunigiana.

I boleti denominati "Fungo di Borgotaro"

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Porcino Moro (pinophilus)

Il disciplinare individua quattro specie di boleti che possono raccolti nell'areale di produzione e possono essere denominati fungo di Borgotaro:

Boletus edulis, chiamato comunemente porcino, tipicamente autunnale cresce da settembre sino al periodo delle prime nevicate indifferentemente nei boschi di querce faggi o conifere;

Boletus pinophilus, detto anche moro, cresce nel periodo primaverile ed estivo nei castagneti, mentre nel periodo autunnale è tipico delle faggete e dei boschi di conifere;

Boletus aestivalis, chiamato comunemente porcino estivo, cresce da maggio a settembre soprattutto nei castagneti;

Boletus aereus, chiamato comunemente porcino nero, è la specie che più si adatta ai climi secchi, cresce da luglio a settembre generalmente nei castagneti e nei querceti.

Norme per la raccolta

La raccolta del fungo di Borgotaro è subordinata ad una serie di norme che differiscono sia per l'ambito regionale che per quello locale della zona di raccolta. Tali norme, come nel caso di quelle della comunità montana di Borgo Val di Taro, si applicano anche alle zone limitrofe non incluse nell'areale del fungo di Borgotaro IGP.

In generale le norme definiscono i giorni di raccolta, le quantità massime che possono essere prelevate differenziando fra i residenti e i non residenti, le modalità di trasporto dei funghi raccolti al fine di favorirne la diffusione delle spore, vengono anche definite in alcuni casi dimensioni minime dei funghi e un tetto al numero giornaliero di tesserini rilasciati.


Manifestazioni

Ogni anno, a metà settembre, si svolge ad Albareto la Fiera Nazionale dedicata al fungo porcino di Borgotaro.

Galleria fotografica

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Boletus Edulis o porcino comune

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Boletus Pinophilus

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Boletus Aestivalis o porcino estivo

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Boletus Aereus o porcino nero

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Porcini freschi

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Porcini secchi confezionati

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Cesto di porcini



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Clavariadelphus pistillaris

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Clavariadelphus pistillaris

Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Fungi
Divisione Basidiomycota
Classe Basidiomycetes
Ordine Phallales
Famiglia Gomphaceae
Genere Clavariadelphus
Specie C. pistillaris
Nomenclatura binomiale
Clavariadelphus pistillaris
(L.) Donk, 1933
Nomi comuni
Mazza d'Ercole

Caratteristiche morfologiche
Clavariadelphus pistillaris


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Cappello no

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Imenio liscio

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Lamelle no

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Sporata bianca

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Velo nudo

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Carne immutabile Saprotrophic ecology icon.png

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Saprofita

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Commestibile


Clavariadelphus pistillaris (L.) Donk, Meded. Bot. Mus. Herb. Rijks Univ. Utrecht 2: 72 (1933).

La Clavariadelphus pistillaris è una specie molto curiosa a forma di "clava" e conosciuta con l'appellativo volgare di "Mazza d'Ercole" in quanto ricorda l'arma di questo personaggio della mitologia.

È un fungo che gode di non pochi estimatori nonostante il sapore non molto buono, amarognolo. Alcuni testi lo classificano addirittura non edule; tuttavia non sembra aver mai causato problemi o intossicazioni, ciononostante si raccomanda di non consumarlo crudo.

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Descrizione della specie

Corpo fruttifero

Forma varia, da cilindrico a decisamente clavato, semplice, solitario o gregario; colore giallo od ocra scuro, fino a brunastro; alto 5–30 cm, 2–6 cm di diametro.

Carne

Dura, poi cedevole, spugnosa.

Odore: praticamente nullo; a volte subnullo, ricorda un po' la segatura.

Sapore: amarognolo, marcatamente fungino. Gradevole ma non da tutti apprezzato.

Spore

Bianche o leggermente gialle in massa, ellissoidali.

Habitat

Cresce sul terreno calcareo, specialmente sotto faggio ma non è infrequente trovarlo sotto pino, dalla primavera all'autunno.

Commestibilità

Commestibile, non di pregio.

Vi sono opinioni contrastanti al riguardo: alcuni lo reputano un mediocre commestibile, altri discreto, altri ancora lo reputano addirittura "non edule".

Clavariadelphus truncatus, suo stretto parente, ha un sapore decisamente più invitante (dolce, zuccherino).

Etimologia

Dal latino pistillum = pestello, per la sua caratteristica forma.

Specie simili

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Clavariadelphus ligula - Notare la somiglianza con C. pistillaris


Clavariadelphus flavoimmaturus, quasi indistinguibile dalla "pistillaris", eccezion fatta per il sapore che risulta molto amaro.

Clavariadelphus ligula (vedi foto), morfologicamente molto simile ma di taglia nettamente inferiore.
Clavariadelphus truncatus, con sfumature di colore giallo paglierino e "troncato" alla sommità.

Nomi comuni

Mazza d'Ercole

Sinonimi e binomi obsoleti

Clavaria herculeana Lightf., Flora Scotica: 1056 (1777)
Clavaria pistillaris L., Species Plantarum: 1182 (1753)



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Tricholoma equestre

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Il nome del fungo Tricholoma equestre trae origine dalla parola latina equestris che letteralmente significa “del cavaliere”. Le spiegazioni inerenti alla scelta di questo nome sono più di una, e la più accreditata è quella che riguarda la somiglianza del suo colore e delle sue sfumature con quello dello sterco equino.

La seconda è quella che sostiene che il fungo abbia la stessa colorazione che avevano gli ornamenti di un antico ordine cavalleresco e da questi pare che prese appunto il nome. Il fungo è conosciuto anche con il nome di Agarico cavaliere.

Il Tricholoma equestre è caratterizzato da un cappello dal colore giallo oro con sfumature più scure al centro, molto carnoso e con diametro che va dai 5 ai 12 cm.

Le lamelle sono fitte ed il loro colore, che tende a diventare più scuro negli esemplari vecchi, richiama quello del cappello. Il gambo è abbastanza tozzo e dalla forma cilindrica, la sua altezza può andare dai 5 ai 9 cm mentre il suo colore può variare dal giallo oro al giallo chiaro, a volte può anche assumere una colorazione quasi biancastra.

La carne è soda e compatta dalla colorazione bianca, l’odore è delicato e gradevole così come il gusto che, ad un primo assaggio, risulta dolce. Non bisogna però farsi ingannare da queste sue caratteristiche in quanto il fungo Tricholoma equestre è considerato velenoso mortale.

Tossicità del Tricholoma equestre

La storia del Tricholoma equestre è molto singolare ed infatti, fino ad un paio di decenni fa, era considerato un buon fungo commestibile molto ricercato poi, a causa di diversi casi di avvelenamento verificatisi in Francia, alcuni con esito mortale, il fungo venne considerato velenoso mortale. In Italia, nel 2002, il Ministero della Salute con un’ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ne ha vietato l’uso e la commercializzazione ed ha quindi tolto il fungo dall’elenco dei funghi commestibili.

La situazione che si è venuta a creare è davvero singolare, se avete occasione di sfogliare un qualsiasi libro di funghi antecedente al 2002 potrete vedere come il Tricholoma equestre è da sempre stato considerato un buon fungo commestibile e mai si è sentito parlare di avvelenamenti o cose del genere.

D’altro canto sembra davvero difficile che un fungo che è sempre stato consumato nel corso dei secoli senza provocare nessun problema diventi di colpo velenoso e per di più mortale. La cosa che fa ulteriormente pensare è che gli avvelenamenti imputabili al Tricholoma equestre si sono verificati solo in Francia e solo in una determinata zona mentre, in paesi come l’Italia e la Spagna, vi sono ancora persone che lo consumano senza conseguenze. Sarebbe interessante sapere se tali funghi sono stati analizzati e se sì, bisognerebbe sapere se la composizione chimica è la stessa degli esemplari che crescono negli altri paesi.

In ultimo vi sono anche altre ipotesi di studiosi di funghi che sostengono che i funghi che hanno causato gli avvelenamenti in Francia non sarebbero esemplari di Tricholoma equestre ma bensì funghi appartenenti ad un altra specie molto assomigliante al fungo in questione.

Come potete vedere la situazione è ancora molto incerta e molti punti non sono ancora stati chiariti. Nel frattempo, nel dubbio e a scanso di equivoci, inseriamo il fungo tra quelli velenosi.


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Habitat del Tricholoma equestre

Cresce in autunno nei boschi di conifere e di latifoglie con preferenza sotto alberi come il pino, l’abete, il faggio, la quercia ed il castagno ed è possibile trovarlo solitario oppure in piccoli gruppi. È solito presentarsi nei soliti posti per cui, se lo trovate in una determinata zona, è probabile che tutti gli anni si ripresenti puntuale sempre in quella zona.

Il Tricholoma equestre cresce molto spesso interrato, ha quindi il gambo seminascosto con il solo cappello visibile (vedi foto sopra).

Curiosità

Vi è anche un’altra ipotesi che riguarda l’origine del nome, pare infatti che nel Medio Evo il suo consumo non fosse alla portata di tutti ma bensì fosse un cibo riservato ai ricchi signori, ai cavalieri del tempo, da qui il termine equestre. Ovviamente non possiamo sapere con certezza quale sia la vera origine del termine Tricholoma equestre, nel dubbio ognuno scelga la spiegazione che più preferisce.

Si ritiene che l’assunzione di Tricholoma equestre provochi una grave forma di necrosi muscolare, i cui sintomi si manifestano con estrema debolezza, nausea, dolori muscolari, eritema localizzato sul viso e sudorazione.

Il Tricholoma equestre non è l’unico fungo che dopo essere stato ritenuto commestibile per moltissimi anni si rivela invece tossico. La stessa sorte era toccata al Cortinarius orellanus che negli anni ’50 fu responsabile di diversi decessi in Polonia.

La stessa cosa si può dire anche della Gyromitra esculenta, un fungo ritenuto commestibile per anni che ad un certo punto provocò la morte di diverse persone, in particolar modo nel Nord America.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.



per gentile concessione


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Marasmius oreades – Gambesecche

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Il Marasmius oreades, conosciuto anche con il nome di gambesecche, è un fungo di piccole dimensioni caratterizzato da un cappello sottile e delicato. È un fungo molto comune in Italia dove è possibile trovarlo per gran parte dell’anno in tutta la penisola.

Il cappello del Marasmius oreades misura in genere dai 2 ai 6 cm di diametro, è sottile e poco carnoso, il suo colore può variare dal color marroncino nocciola al rosa scuro. Con l’invecchiamento il suo colore si fa più chiaro.

Le lamelle sono rade e sottili, di color crema quando giovani tendono al rosa marroncino quando il fungo invecchia.

Il gambo è pieno, ha forma cilindrica, è elastico e stopposo. Il colore va dal biancastro al marroncino nocciola, spesso ha lo stesso colore del cappello, la sua lunghezza va dai 3 agli 8 cm.

La sua carne è bianca, di odore gradevole simile a quello delle mandorle e dal gusto dolce.

Habitat Marasmius oreades o Gambesecche

Il Marasmius oreades cresce in tutt’Italia dalla primavera fino all’inizio dell’inverno in mezzo all’erba dei prati, nella zone boschive ai margini dei fossi e dei sentieri. I funghi gambesecche crescono sempre in numerosi gruppi, a volte disposti in cerchio, a volte in lunghe file ed a volte a zig zag.

Commestibilità

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Il Marasmius oreades è un fungo commestibile molto apprezzato in molte zone d’Italia ed ancora di più in Francia. Per la raccolta si prediligono gli esemplari giovani, il cappello in particolare mentre il gambo, duro e difficile da digerire, viene scartato.

I funghi gambesecche si prestano ad essere cucinati in molto modi ma danno il meglio di sé quando vengono essiccati. Da freschi sono l’ideale per la preparazione di frittate.

Marasmius oreades Curiosità

È un fungo immarcescibile, ovvero che non marcisce, infatti una sua caratteristica particolare è che se si prende un esemplare secco e lo si bagna con l’acqua, questo riprende la sua consistenza ed il suo profumo originale.

Può essere scambiato dai meno esperti con il fungo velenoso mortale Galerina marginata, anche se quest’ultimo ha un cappello tendente al rosso ed un gambo dotato di anello mentre il Marasmius oreades ne è sprovvisto.

Può anche essere confuso con altri funghi molto velenosi appartenenti al genere Lepiota, Inocybe e Clitocybe per cui, se non si è più sicuri di quello che si fa, è d’obbligo far visionare i funghi a personale esperto.

Un altro fungo con cui può essere confuso è il Mycena haematopus, anche se questo non è particolarmente velenoso come il precedente.

Il nome latino deriva dal greco marasmòs che significa deperito e da orèades che significa ninfa dei boschi.

Il profumo del Marasmius oreades è dovuto principalmente alla presenza di acido cianidrico.

Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Galerina marginata

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La Galerina marginata è un fungo velenoso mortale di piccole dimensioni, di norma il suo cappello non supera i 5 cm di diametro mentre il gambo misura dai 5 agli 8 cm.

La Galerina marginata ha un cappello convesso non molto carnoso che a volte assume una forma quasi a campana ma che tende ad appiattirsi durante l’invecchiamento. Quando è fresco è viscido ed appiccicoso, il suo colore assume sfumature diverse a seconda dell’ambiente in cui cresce che vanno dal marroncino al giallastro arancione. Le lamelle sono fitte con colori simili a quelli del cappello.

Il gambo è esile, durante la vita del fungo assume molte sfumature che vanno dal marroncino/arancione al crema chiaro. Quando è giovane il gambo del fungo è provvisto di una anello che poi durante la crescita si perde.

Habitat della Galerina marginata

La Galerina marginata è un fungo saprofita, ovvero cresce e si sviluppa su materiale organico morto, per questo motivo potete trovarli su legno morto o in decomposizione, preferibilmente di latifoglie e di conifere.

Il fungo è molto diffuso, è possibile trovarlo in Europa, in Asia, in Australia e nel Nord America. In Italia cresce dalla fine dell’estate fino alla fine dell’autunno, sia nelle zone pianeggianti che di montagna.

Commestibilità


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La Galerina marginata è un fungo velenoso mortale che contiene amatossine, le stesse presenti nell’Amanita phalloides e che sono responsabili di gravi intossicazioni a carico del fegato, spesso con esiti fatali.

Questo fungo, una volta ingerito, causa il vomito e danneggia il fegato, se il paziente non viene trattato immediatamente sopraggiunge la morte nell’arco di breve tempo. I sintomi di avvelenamento si possono manifestare dalle 6 alle 24 ore dopo l’ingestione con dolori addominali, vomito e diarrea. Di solito questi sintomi sono seguiti da un periodo di “tranquillità” che può durare fino a 24 ore ma durante tale periodo il fegato viene seriamente compromesso e la morte può sopraggiungere nel giro di 7 giorni.

Malgrado questo fungo assomigli ad alcune specie commestibili come ad esempio il Kuehneromyces mutabilis, i casi di avvelenamento che lo riguardano non sono molti. Questo è da imputarsi al fatto che probabilmente i funghi che gli assomigliano non sono molto apprezzati dal punto di vista culinario. Altre specie con cui è confondibile sono la Flammulina velutipes ed il Psilocybe cubensis.

Curiosità sulla Galerina marginata

È un fungo molto pericoloso perché i meno esperti potrebbero confonderla con esemplari di Armillaria mellea, più conosciuti come chiodini oppure con esemplari di Agrocybe aegerita meglio noti come piopparelli. Alcuni tratti caratteristici che dovrebbero essere d’aiuto per il riconoscimento di questo fungo sono innanzitutto le piccole dimensioni a cui fanno seguito il color marroncino aranciato, l’odore di farina, la presenza di un anello sul gambo e la crescita su legno morto.

Un altro nome con cui il fungo viene anche chiamato in America è “funeral bell” che tradotto significa “campana a morto”.

La specie in questione è stata descritta nel 1789 dal micologo tedesco Johann George Karl Batsch che gli diede il nome di Agaricus. Il nome scientifico attualmente accettato Galerina marginata gli è stato assegnato da un altro micologo tedesco che risponde al nome di Robert Kuhner.

La parola Galerina significa “simile ad un casco, ad un cappello” mentre marginata deriva dal latino marginatius che significa “marginato”, a causa delle striature presenti sui margini del cappello.


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La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Hydnum repandum o Steccherino dorato

Funghi Commestibili: Hydnum repandum

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Lo steccherino dorato, nome scientifico Hydnum repandum, è un fungo commestibile molto apprezzato quando ancora giovane. Quando il fungo invecchia assume un sapore amaro e risulta difficile da digerire.

L’Hydnum repandum ha un cappello molto carnoso, dapprima depresso, può assumere forma piana e poi convessa. Le sue dimensioni variano dai 5 ai 17 cm circa mentre il suo colore va dal giallo dorato al giallo pallido, quasi bianco.

Lo steccherino dorato non ha lamelle ma aculei fragili e discendenti sul gambo, di colore bianco quando il fungo è giovane, assumono in seguito il colore del cappello.

Il gambo, che può raggiungere un’altezza di 10 cm, è pieno e compatto, dapprima di color bianco, quando adulto assume lo stesso colore degli aculei e del cappello.

La carne del fungo è bianca e fragile, diventa giallognola quando a contatto con l’aria. Il suo odore è molto delicato, quasi assente, il sapore un po’ acidulo negli esemplari giovani diventa amaro negli adulti.

Habitat dello Steccherino dorato


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Il fungo è molto comune nei boschi di latifoglie e di conifere dove cresce in estate ma in modo più abbondante in autunno, formando a volte cerchi oppure gruppi disordinati. Lo si trova quasi in tutt’Italia. Gli esemplari che crescono nel centro Italia raggiungono spesso dimensioni ragguardevoli.

Nelle zone del sud Italia, dove d’inverno la temperatura non scende mai sotto lo zero, è possibile imbattersi in questi funghi anche ad inverno inoltrato.

Commestibilità Hydnum repandum

Come accennato in precedenza è un buon fungo commestibile anche se questo dipende molto dall’età del fungo, gli esemplari giovani sono i migliori mentre quelli vecchi sono da evitare.

Bisogna tuttavia sottolineare che le opinioni in merito alla bontà del fungo sono spesso diverse e contrarie tra loro. C’è chi sostiene che sia un fungo mediocre e chi un fungo di buona qualità, come sempre determinati pareri sono molto soggettivi per cui dipendono dai gusti degli interessati.

Curiosità


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L’Hydnum repandum viene spesso confuso dai meno esperti con i più famosi finferli (Cantharellus cibarius), questi ultimi però sono facilmente riconoscibili grazie alla presenza di pseudo lamelle sotto al cappello mentre lo steccherino dorato ha gli aculei. In questo caso fortunatamente la confusione non genera nessun problema in quanto i finferli sono degli ottimi funghi commestibili.

È opinione comune che prima di consumare lo steccherino dorato sia buona norma privarlo degli aculei che possono essere piuttosto amarognoli.

Il nome comune steccherino con cui l’Hydnum repandum viene spesso chiamato si deve alla presenza degli aculei sotto al cappello.

Il nome latino deriva invece da repandus che significa piegato in alto.


per gentile concessione

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Fungo dell’inchiostro o Coprinus comatus

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Il fungo Coprinus comatus è conosciuto anche come fungo dell’inchiostro, il suo cappello ha una forma oblunga a forma di grosso sigaro e per gran parte ricopre il gambo.

Invecchiando il cappello si apre ed il suo bordo comincia a consumarsi arrotolandosi verso l’alto per poi letteralmente liquefarsi in una sostanza liquida e di colore nero che richiama alla mente il petrolio e l’inchiostro. Da questa caratteristica ha origine il nome fungo dell’inchiostro.

Il cappello presenta delle lamelle molto fitte che in origine sono di colore bianco ma che, durante la crescita, diventano prima rosa, poi viola ed infine nerastre.

Il gambo, sottile e slanciato con la base ingrossata, nello stadio giovanile presenta un anello che spesso perde durante la crescita.

Habitat del Fungo dell’Inchiostro


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Il fungo dell’inchiostro cresce un po’ in tutta Italia da aprile fino a novembre, predilige terreni umidi e ricchi di nutrienti, prati e boschi sono i luoghi dove cresce in gruppi composti da molti esemplari.

Sembra che il Coprinus comatus per crescere prediliga zone in cui si trovano pezzi di legno in decomposizione come per esempio le piazzole dei boschi in cui si esegue il taglio del legname e nelle quali è facile trovare scarti di legno come trucioli e segatura.

Commestibilità Fungo dell’inchiostro

Anche se il fungo dell’inchiostro è commestibile solamente quando giovane con il cappello ancora chiuso, è un fungo molto apprezzato e dal gusto delicato. Va consumato appena colto in quanto si degrada con molta rapidità. Una volta colto, per rallentarne la maturazione si consiglia di privare il fungo del gambo.

Il fungo dell’inchiostro non deve essere consumato quando non più giovane, ovvero quando il cappello si è ormai aperto, in quanto potrebbe provocare disturbi gastrointestinali inoltre, a causa di una sostanza in esso contenuta, la coprina, il suo consumo non va abbinato a bevande alcoliche.

Fungo dell’Inchiostro: Curiosità


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La coprina, contenuta in minima quantità nel fungo Coprinus comatus, è invece presente in grande quantità in uno stretto parente di questo fungo, il Coprinus atramentarius, un fungo non commestibile. Questa sostanza è una tossina che interferisce con la metabolizzazione dell’alcol e da luogo a disturbi come nausea e mal di testa.

Il termine “comatus” deriva dal latino e significa “dotato di chioma” a causa dei filamenti presenti sul cappello che assomigliano vagamente ad una sorta di capigliatura.

Alcuni studi risalenti al 2003 hanno confermato la presenza nel fungo dell’inchiostro di un aminoacido, l’ergotioneina, avente proprietà antiossidanti.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Lepista nuda o Agarico violetto

Funghi Commestibili: Agarico Violetto o Lepista nuda

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Il fungo Lepista nuda, conosciuto anche col nome di Agarico violetto ha un cappello di colore viola con un diametro che può arrivare a raggiungere i 15 centimetri. Le lamelle sono fitte e di color viola che tendono a sbiadirsi leggermente con l’invecchiamento del fungo.

Il gambo, leggermente ingrossato alla base, ha una forma cilindrica e, pur mantenendosi sul viola, ha un colore più chiaro rispetto al cappello.

La carne della Lepista nuda è molle e tenera, di colore leggermente grigio con sfumature viola e caratterizzata da un forte aroma gradevole.

Habitat della Lepista Nuda

La Lepista nuda cresce solitamente in gruppo in boschi di conifere e latifoglie e lo si può trovare in tutte le zone d’Italia, il fungo cresce normalmente nel periodo autunnale ma è anche possibile trovarne alcuni esemplari a primavera inoltrata.

L’agarico violetto è un fungo saprofita e tende quindi a crescere su legname morto e foglie da cui trae le sostanze per il proprio nutrimento.

Commestibilità della Lepista nuda

La Lepista nuda è un fungo dal sapore gradevole ma è commestibile solo dopo cottura in quanto da crudo è leggermente tossico. Il gambo è leggermente fibroso per cui si consiglia di consumare solo il capello.

La raccolta dell’agarico violetto è sconsigliata ai meno esperti in quanto il fungo può essere confuso con altre specie tossiche del genere Lepista e del genere Cortinarius.

Lepista nuda o Agarico violetto: Curiosità

Quando piove e quando il clima è particolarmente umido la Lepista nuda tende ad assorbire l’acqua, in questo caso se ne sconsiglia la raccolta.

L’agarico violetto è un fungo abbastanza sconosciuto ai più ed il suo color viola spesso scoraggia i raccoglitori che associano il suo colore alla presunta tossicità del fungo.

La Lepista nuda è anche conosciuta con il nome di agarico nudo, il nome nudo deriva dal latino “nudus” che significa nudo. Nel fungo il termine nudo viene utilizzato a causa della pelle liscia del cappello.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Marzuolo o dormiente – Hygrophorus marzuolus

Funghi Commestibili: Fungo Marzuolo


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Il fungo marzuolo, come ci suggerisce il nome, è uno dei primi funghi a comparire nei boschi alla fine dell’inverno ed è anche per questo motivo che il marzuolo è un fungo molto ricercato dagli appassionati raccoglitori di funghi.

Il cappello del marzuolo dormiente ha un diametro che può variare dai 4 cm. ai 12/13 cm., è di colore chiaro quando è ancora giovane e coperto dalle foglie del bosco poi, in seguito, il suo colore varia al grigio, a volte con macchie più chiare. Le lamelle sono rade e di colore bianco, in netto contrasto con il grigio del cappello.

Il gambo è robusto ed abbastanza tozzo, spesso negli esemplari più grandi presenta un’incurvatura alla base. Il colore è bianco e la carne, di sapore dolce, è leggermente fibrosa senza particolare odore.

Habitat del Fungo Marzuolo


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Il fungo marzuolo cresce in gruppo sotto alle conifere e sotto alle latifoglie come querce e castagni ma il suo habitat preferito è composto da un misto di abeti, pini e castagno.

Come già scritto sopra, il fungo marzuolo compare normalmente nei boschi a fine marzo allo sciogliersi delle nevi ed è possibile imbattersi in qualche esemplare di marzuolo fino al mese di maggio, anche se bisogna dire che esistono stagioni in cui il marzuolo cresce anche a novembre / dicembre in determinate zone d’Italia.

Una delle caratteristiche di questo fungo è quella di crescere abbastanza interrato e sotto le foglie rendendo così difficile il suo ritrovamento ai cercatori.

Commestibilità Fungo Marzuolo

Il fungo marzuolo è considerato un buon commestibile, grazie alla sua carne bianca e compatta è un fungo che si presta molto bene a vari tipi di preparazione in cucina. Può essere utilizzato in varie ricette come contorno oppure si può utilizzare per la preparazione di vari sughi per la pasta o per il risotto. Ottimi anche gratinati o in frittata.

Anche grazie al periodo di crescita molto precoce difficilmente il fungo marzuolo può essere confuso con qualche altra specie non commestibile.

Fungo Marzuolo o Dormiente: Curiosità

Come si evince dal suo nome latino Hygrophorus il fungo di marzo ama gli ambienti molto umidi e per questo motivo cresce spesso in prossimità di corsi d’acqua, in zone ricche di muschio o in zone del bosco particolarmente umide.

A volte è possibile arrivare al ritrovamento di alcuni esemplari di fungo dormiente grazie all’opera di alcuni animali selvatici come scoiattoli o cinghiali che li scoprono dalle foglie per nutrirsi.

Il fungo dormiente fu studiato e catalogato per la prima volta dal micologo e botanico fiorentino Pier Antonio Micheli che, imbattendosi in qualche esemplare del fungo nella zona toscana di Valleombrosa, lo studiò e gli assegnò il nome di fungo marzuolo.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Fungo Cardarello o Pleurotus eryngii

Funghi Commestibili: Cardarello o Pleurotus eryngii


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Il Pleurotus eryngii è un fungo commestibile conosciuto anche con i nomi di Cardarello e Cardoncello e prende il suo nome dalla parola latina eryngium che è il nome di una pianta (eringio) che rappresenta il suo habitat preferenziale.

Il cardarello (Pleurotus eryngii) ha un cappello con dimensioni massime di 15 cm. con colori molto variabili che vanno dal bianco grigio al marrone scuro; le lamelle, dapprima bianche ed in seguito grigiastre, sono fitte e decorrono sul gambo.

Il gambo ha forma cilindrica ed è molto solido, di colore bianco con una lunghezza massima di 6 cm. circa. La carne, bianca e soda, non ha odori particolari, il gusto è leggermente dolciastro.

I cardarelli sono funghi molto apprezzati e ricercati, sono funghi che crescono spontanei nelle regioni del sud Italia grazie al tipico clima temperato.

Habitat Cardarello o Pleurotus eryngii


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Il Pleurotus eryngii è particolarmente diffuso nel sud Italia, cresce anche in Sardegna dove viene chiamato “cardolinu de petza”che significa “fungo di carne”.

Il cardoncello cresce in luoghi erbosi, nei pascoli e nelle zone incolte, in presenza di piante appartenenti al genere Eryngium da cui prende anche il nome.

I cardarelli crescono da fine estate fino ad autunno inoltrato, come già scritto in prevalenza al sud Italia, mentre è più raro trovarlo in altre regioni del nord e centro Italia.

Commestibilità Pleurotus eryngii o Cardarello

La commestibilità dei cardarelli è nota fin dai tempi più antichi e questi funghi sono particolarmente apprezzati da secchi grazie all’aroma che emanano. Nelle zone del sud Italia, dove cresce spontaneo, il Pleurotus eryngii è il fungo più apprezzato e ricercato, anche più dei porcini.

I funghi caedarelli si prestano molto bene ad essere conservati sott’olio o essiccati, ideali per la preparazione di sughi ed anche abbinati a piatti di pesce.

Curiosità Pleurotus eryngii, Cardarello

Il Pleurotus Eryngii, come anche il Pleurotus ostreatus è un fungo molto facile da coltivare, sia a livello industriale che in ambito domestico.

I cardarelli sono funghi “abituali”, ovvero sono soliti ricrescere ogni anno nelle stesse zone di crescita ( stazioni ), caratteristica questa non comune a tutti i funghi.

In Puglia e Basilicata i cardoncelli sono conosciuti con il nome di Cardungìdde mentre in Sicilia il fungo è conosciuto con il nome di Fungo di ferla.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Clitocybe gibba o Imbutino

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Il fungo Clitocybe gibba, anche conosciuto come imbutino, è un fungo di piccola/media taglia e dal portamento elegante.

Il suo cappello color nocciola è sottile ma dalla consistenza tenace, il suo diametro va dai 4 agli 8 cm. Negli esemplari giovani il cappello ha dapprima forma convessa per poi divenire, in età adulta, un po’ scavato al centro fino ad assumere la forma che ricorda quella di un imbuto. Da qui il nome imbutino.

Le lamelle che decorrono lungo il gambo sono fitte, sottili e di colore bianco.

Il gambo ha forma cilindrica ed è leggermente ingrossato alla base, le sue dimensioni in altezza vanno dai 3 ai 6 cm mentre il suo colore ha sfumature color nocciola più chiare rispetto al cappello.

La carne del fungo Clitocybe gibba è bianca, molle ed elastica, mentre quella del gambo è piuttosto fibrosa. L’imbutino ha un odore gradevole che richiama alla mente quello della farina fresca, il suo gusto è delicato e dolciastro.

Habitat Clitocybe gibba

L’imbutino è un fungo molto diffuso sul territorio italiano, cresce dall’estate all’autunno nei luoghi erbosi e nei boschi di latifoglie e di conifere, con preferenza per quest’ultimi. Il clitocybe gibba cresce in gruppi composti da numerosi esemplari, nel sud Italia, dove il clima è più mite, è possibile trovarlo anche a primavera inoltrata.

Commestibilità Clitocybe gibba


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In gran parte della nostra penisola è considerato un fungo commestibile pregiato, si consiglia però di consumarne solo il cappello a causa della fibrosità del suo gambo.

Anche se si consuma solo il cappello è consigliabile mangiare solo esemplari giovani e freschi perché quelli adulti sono piuttosto coriacei.

Curiosità

Il fungo imbutino oltre ad essere consumato fresco, si presta anche ad essere essiccato.

La sua forma caratteristica rende più facile la sua identificazione e quindi non può essere confuso con specie velenose. Può invece essere confuso con la Lepista inversa, ma in questo caso si tratta di un fungo commestibile per cui non vi sono problemi.

Il fungo, come scritto in precedenza, ha la carne elastica e tenace. Se si decide di cuocerlo insieme ad altri funghi bisogna quindi tenere a mente che ha tempi di cottura più lunghi e va quindi precotto.

L’imbutino è stato descritto per la prima volta nel 1801 da Christiaan Hendrick Persoon che lo chiamò gibbus Agaricus


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Gomphus clavatus – Fungo della Carne

Funghi Commestibili: Gomphus clavatus

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Il Gomphus clavatus è un ottimo fungo commestibile conosciuto anche con il nome di fungo della carne. Questo appellativo si deve alla consistenza ed al buon odore della sua carne. Il Gomphus clavatus, non è molto conosciuto dai più e viene quindi spesso ignorato e non raccolto. Bisogna anche dire che questa specie negli ultimi anni è diventata abbastanza rara e non è facile scorgere qualche esemplare nei nostri boschi.

Quando è giovane la sua colorazione è di color violaceo, durante la crescita poi il colore perde d’intensità ed acquista un colore più spento, un misto di marrone e grigio. La sua forma, come potete notare dalla fotografia qui sopra, è abbastanza particolare. La parte superiore ha forma irregolare che può raggiungere una larghezza di 15 cm, mentre il gambo (pseudo gambo) in media va dai 5 ai 10 cm di altezza ed è interamente ricoperto da venature.

Negli esemplari giovani la carne è bianca e soda poi, durante l’invecchiamento del fungo, diviene un po’ gommosa. Non è raro imbattersi in esemplari infestati da larve di mosche.

Habitat del Gomphus clavatus

Il fungo della carne cresce in estate ed in autunno, con preferenza nei boschi di conifere, ma anche nei boschi di latifoglie e quelli misti.

Anche se la specie è abbastanza rara come scritto in precedenza, quando cresce lo fa in gruppi numerosi formati da molti esemplari disposti in fila o in cerchio.

Commestibilità


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Ottimo e ricercato per alcuni, di mediocre qualità per altri.

Curiosità

Il Gomphus clavatus, a causa della sua forma particolare, è difficilmente confondibile con altre specie. Tra i funghi che ne condividono alcuni aspetti estetici vi sono quelli appartenenti al genere Cantherellus che sono commestibili e che di norma sono gialli, arancioni o rossastri.

Un possibile sosia è rappresentato dal Polyozellus multiplex che però, oltre ad essere abbastanza raro, è di colore blu-nero ed ha dimensioni più ridotte.

Il nome del fungo della carne deriva dal greco gomphus che significa chiodo e dal latino clavatus che significa a forma di clava.

In America è anche conosciuto con il nome di orecchio di maiale.

Il Gomphus clavatus può essere conservato sott’olio oppure essiccato.



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Hygrophorus latitabundus- Fungo Limacino

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L’Hygrophorus latitabundus, conosciuto anche con il nome volgare di limacino, è un fungo commestibile di media qualità.

Il suo cappello, che può raggiungere un diametro di 14 cm, è di color marrone grigio con la parte centrale più scura. Le sue lamelle sono chiare, distanziate e spesse.

Il gambo può raggiungere i 16 cm di altezza, è di color bianco sporco e diventa un po’ più scuro verso l’estremità inferiore.

La sua carne, di color bianco, è compatta e consistente, non presenta particolari caratteristiche olfattive. Il fungo, a causa della presenza di glutine sulla cuticola che lo riveste, è molto viscido e dopo le piogge rimane appiccicoso per un po’ di tempo.

Habitat Hygrophorus latitabundus


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Cresce prevalentemente nelle pinete, con preferenza su suoli calcarei, in autunno fino all’inizio dell’inverno. Cresce solitamente nei soliti posti (stazioni) ed è un fungo gregario, ovvero cresce in folti gruppi. Anche se il fungo è abbastanza raro come diffusione nel nostro paese, quando cresce lo fa in modo abbondante.

La sua distribuzione comprende l’Europa centrale e meridionale tra cui Germania, Austria, Italia, Spagna, Portogallo, Francia e Slovenia. Può crescere anche in Grecia e Turchia.

Commestibilità

Fungo commestibile di qualità media ed abbastanza raro da trovare nel nostro paese, è particolarmente apprezzato nel centro Italia dove è conosciuto con il nome “moccolone”.

Curiosità

In Spagna l’Hygrophorus latitabundus è un fungo particolarmente apprezzato e lo si trova spesso in vendita nei mercati, nei negozi specializzati e negli ipermercati.

È particolarmente ricco di glutine che va eliminato dal fungo prima di consumarlo. Il glutine ricopre interamente il fungo, per eliminarlo bisogna eliminare la cuticola del cappello e la parte esterna del gambo.

Il consumo dell’Hygrophorus latitabundus è particolarmente indicato insieme ad altri tipi di funghi, ovvero nella preparazione dei cosiddetti misti.

Il limacino assomiglia all’Hygrophorus persoonii che però è di taglia più piccola e cresce in boschi di latifoglie, querce e faggi in particolare.

Il nome Hygrophorus deriva dal greco igro che significa acqua, umidità e dalla parola phorus che significa portatore. Latitabundus invece in latino significa che si nasconde, il nome probabilmente gli è stato dato per la difficoltà che si ha ad individuarlo.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità.Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.



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Funghi Commestibili: Hygrophorus penarius

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L’Hygrophorus penarius, conosciuto anche con il nome di lardaiolo bianco, è un buon fungo commestibile non abbastanza conosciuto dai più ma apprezzato da molti cercatori esperti.

Il cappello di questo fungo può raggiungere i 18 cm, di color bianco crema, spesso presenta una parte leggermente più scura al centro.

Le lamelle, anch’esse di color crema e spesse, sono leggermente decorrenti e spaziate. Il gambo è di forma cilindrica e si restringe leggermente alla base. È pieno e sodo da giovane, diventa cavo da adulto e può raggiungere i 10 cm di altezza.

La carne è soda e compatta, il colore è bianco con odore delicato e piacevole che a volte ricorda quello del latte bollente.

Habitat Hygrophorus penarius

Il lardaiolo bianco cresce in autunno nei boschi di latifoglie, con preferenza sotto alle querce, predilige i terreni calcarei con preferenza per quelli umidi. Solitamente cresce in gruppi di molti esemplari ed è facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche estetiche ed organolettiche.

Commestibilità

È un buon commestibile, il migliore del genere Hygrophorus, è caratterizzato da una carne soda e compatta. Il fungo va però raccolto quando è ancora giovane perché tende ad essere infestato dalle larve molto presto.

Quando si parla di commestibilità riferita a questa famiglia di funghi, questa si intende sempre dopo una cottura di circa 30 minuti in padella. Si esclude il consumo del lardaiolo crudo.


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Curiosità

Il suo nome botanico Hygrophorus deriva dal greco igro che significa acqua, umidità, e dalla parola phorus che significa portatore. La parola penarius deriva invece dal latino penaria che sta ad indicare la cella delle provvigioni, probabilmente in riferimento alla sua buona commestibilità.

L’Hygrophorus penarius può essere confuso dai meno esperti con il Tricholoma album, un fungo tossico presente nei nostri boschi. Fate quindi attenzione se non siete più che sicuri dei funghi che state raccogliendo. Il lardaiolo bianco può essere confuso anche con altre specie appartenenti al suo genere, come ad esempio l’ Hygrophorus poetarum. Questo però non rappresenta un problema perché tutti i funghi appartenenti a questa famiglia non sono velenosi.

Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.



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Cantharellus lutescens – Cantarello giallo

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Il Cantharellus lutescens, anche noto come il cantarello giallo o finferla, è un fungo commestibile diffuso in tutt’Italia, dal nord al sud.

È un fungo di piccole dimensioni, il suo cappello infatti può raggiungere i 6 cm di diametro al massimo. Dapprima convesso, il cappello diventa poi profondamente incavato fino ad assumere la forma ad imbuto. Il colore è marrone bruno con macchie su un fondo giallo arancio.

L’imenoforo, decorrente in parte sul gambo, è di color giallo arancione, dapprima regolare, diventa in seguito pieghettato.

Il gambo, cavo e di forma irregolare, è di color giallo arancio e può raggiungere un’altezza di 8 cm.

La carne del Cantharellus lutescens è di color giallo e leggermente tenace. Il sapore è fruttato e gradevole.

Habitat Cantharellus lutescens o Finferla

Cresce in piccoli gruppi ed è molto diffuso nei nostri boschi, sia di conifere che di latifoglie. Predilige le pinete ed i boschi di abete. Fa la sua comparsa a fine estate e si protrae per tutto l’autunno, periodo in cui nasce più abbondantemente.

Commestibilità


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Fungo commestibile, un gradino sotto come qualità rispetto al suo parente stretto, il Cantharellus cibarius o finferlo. La finferla ha un sapore ed un gusto gradevoli, si presta molto bene ad essere essiccata. Il fungo viene anche utilizzato per la preparazione di frittate e di piatti di trifolati misti. Può anche essere ridotto in polvere ed utilizzato come condimento.

Curiosità

Il cantarello giallo è considerato un fungo cesio captante in quanto assorbe con molta facilità dal terreno questo elemento radioattivo. Il cesio è presente in natura in piccole quantità nel terreno. Dopo il disastro nucleare di Chernobyl nel 1986 i livelli di radioattività, soprattutto nel nord Italia, sono aumentati.

Il Cantharellus lutescens assorbe quindi il cesio dal terreno e, sebbene siano necessarie grandi quantità di questo elemento radioattivo per provocare danni alla nostra salute, si raccomanda di mangiare questi funghi al massimo 2/3 volte all’anno.

Le finferle possono essere conservate tramite surgelazione ma in questo caso i funghi vanno prima precotti. In caso contrario, i funghi diventano amari e difficili da consumare.

Può essere confuso con il Cantharellus tubæformis ma senza rischio, in quanto questo è un fungo commestibile.


Attenzione:

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Funghi Commestibili: Tricholoma portentosum – Cicalotto

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Il Tricholoma portentosum è un fungo commestibile caratterizzato da una bella forma e da un bel colore. È conosciuto anche con il nome di cicalotto.

Il suo cappello ha forma regolare e può raggiungere i 12 cm di diametro. Il suo colore grigio metallico ha una tonalità di fondo di color giallo verdognolo. Le lamelle sono mediamente fitte, dapprima di color bianco, volgono poi al grigiastro ed infine al giallo verdognolo.

Il gambo, che può raggiungere i 10 cm di altezza, ha forma cilindrica un po’ ingrossata alla base ed è di colore biancastro. La carne è abbastanza soda e compatta, il colore è biancastro, leggermente sfumato di scuro sotto alla pellicola. Il fungo ha un profumo ed un gusto gradevoli che ricordano quello della farina. Il fungo, come vedremo in seguito, può essere confuso con esemplari della stessa specie, alcuni anche velenosi. L’unico elemento distintivo che permette di riconoscere il Tricholoma portentosum dagli altri simili sono le leggere sfumature giallognole presenti sul gambo e sulle lamelle.

Habitat

Il Tricholoma portentosum cresce nei boschi di conifere, soprattutto pini, e nei boschi di latifoglie con preferenza per querce, castagni e faggi. Il fungo fa la sua comparsa sparso o in gruppi numerosi dalla fine dell’estate fino all’inizio dell’inverno. A causa del suo colore e della sua crescita piuttosto interrata, non sempre è facile scorgerlo tra le foglie secche.

Commestibilità

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Il Tricholoma portentosum o cicalotto è un buon fungo commestibile molto ricercato dagli esperti raccoglitori. Cresce con preferenza nel nord Italia dove rappresenta l’ultimo fungo di buona qualità a crescere prima delle gelate invernali. Prima di consumarlo si consiglia di rimuovere la sottile pellicola che riveste il capello.

Curiosità

Il nome del fungo deriva dal latino portentosum che significa portentoso, non riferito all’aspetto ma alla sua buona qualità come commestibile.

I Tricholoma portentosum possono essere consumati in diversi modi: trifolati, cucinati come contorno, utilizzati per la preparazione di sughi per primi piatti oppure possono venire conservati sott’olio.

Se non si è particolarmente esperti occorre fare attenzione durante la sua raccolta perché può essere confuso con altre specie tossiche della stessa famiglia. T. portentosum, T. virgatum, T rufenum, T taxon, T. sciodes, T. sejunctum e T. saponaceum sono i funghi che più comunemente possono venir confusi con il Tricholoma portentosum.

La confusione più pericolosa può essere fatta con il T. josserandii, un fungo velenoso che a volte può anche crescere insieme al cicalotto.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.


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Lactarius deliciosus – Fungo Sanguinello

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Il Lactarius delicious, anche noto come sanguinello o sanguinaccio, è un buon fungo commestibile che dà il meglio di se quando è cotto alla griglia.

Il cappello è carnoso, dapprima convesso, poi piano e depresso a forma di imbuto. Può raggiungere un diametro di 16-18 centimetri e il suo colore è arancione mattone. Ha cerchi concentrici che al centro assumono una colorazione più scura. Quando sono vecchi compaiono macchie di color verdastro

Le lamelle sono fitte, sottili e leggermente decorrenti sul gambo, il loro colore è arancione. Anche loro si macchiano di verde con la vecchiaia.

Il gambo del Lactarius deliciosus è corto e di forma cilindrica, diventa presto cavo e può raggiungere un’altezza massima di 7-8 cm. Si restringe verso il fondo ed ha lo stesso colore del cappello.

La carne è soda e fragile allo stesso tempo, il suo gusto è deciso e piacevole. Il colore è arancione nella parte verso l’esterno mentre è bianco crema più in profondità. Una caratteristica particolare del sanguinello è che quando viene tagliato o rotto la carne diventa color arancione ed emette un lattice dolce dello stesso colore. A contatto con l’aria il lattice tende a diventare leggermente verdastro.

Habitat Fungo Sanguinello


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Il Lactarius delicious cresce nei boschi di conifere in estate ed in autunno. Cresce in gran parte dell’Italia, solitario ma più frequentemente in compagnia di altri esemplari, sia disposto in circolo che in linea.

Commestibilità del Fungo Sanguinello

È un buon fungo commestibile che il naturalista svedese Linneo definì delizioso. Il modo migliore per consumarli è quello di cuocere alla griglia i cappelli interi ed impanati degli esemplari ancora giovani.

Curiosità

Può essere confuso con il Lactarius torminosus dai meno esperti solo che quest’ultimo, oltre ad essere velenoso, è riconoscibile da piccoli filamenti bianchi ai margini del cappello e dalla lamelle bianche. Può anche essere confuso con il fungo commestibile Lactarius sanguifluus che però presenta maggiori zone verdastre.

Il nome deriva dal latino deliciosus che significa delizioso grazie alle sue buone proprietà organolettiche. I nomi volgari sanguinello e sanguinaccio sono da ricondursi al fatto che quando il fungo viene rotto, rilascia un lattice color arancione scuro che ricorda il fluire del sangue.

Il genere Lactarius comprende diversi funghi, alcuni commestibili ed altri velenosi. Per distinguere i commestibili dai velenosi è sufficiente guardare il colore del lattice alla rottura del fungo. Se è di color arancione-rosso allora il fungo è commestibile.

Il sanguinello è un fungo noto sin dai tempi più antichi. Si trova raffigurato negli affreschi di Pompei ed è menzionato da Plinio il Vecchio nella sua opera Storia naturale.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.



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Hypholoma fasciculare – Falso Chiodino

Funghi Velenosi: Hypholoma fasciculare

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L’Hypholoma fasciculare, anche noto con il nome popolare di falso chiodino, è un fungo velenoso presente in tutt’Italia.

Il cappello del falso chiodino può raggiungere un diametro di 7-8 cm, il colore varia dal giallo zolfo al giallo un po’ più scuro. Il centro del cappello è più scuro, con una tonalità arancio marroncino.

Le lamelle sono fitte e di color giallo negli esemplari giovani; invecchiando tendono poi al verdastro ed infine al grigio scuro.

Il gambo ha forma cilindrica e può raggiungere i 12 cm di altezza. È sottile ed elastico, di color giallognolo e privo di anello. La carne, di color giallo citrino, può diventare rosacea se esposta all’aria. Ha sapore amaro e non piacevole.

Habitat del Falso Chiodino

Cresce e si sviluppa in folti gruppi ricchi di esemplari, a volte fino ad un centinaio. Per la sua crescita predilige tronchi di alberi appartenenti alla famiglie delle conifere e delle latifoglie. Spesso lo si trova sulle ceppaie marcescenti, sulle radici e nelle loro immediate vicinanze.

L’Hypholoma fasciculare si può trovare praticamente in tutte le stagioni dell’anno, con esclusione dei mesi più freddi quando si è in presenza di gelate. Bisogna fare attenzione a questo fungo perché spesso nasce mescolato con i rinomati funghi chiodini. Se non si presta attenzione può capitare di consumarlo insieme ai commestibili chiodini con conseguenti problemi di stomaco.


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Tossicità Hypholoma fasciculare

Viene confuso dai meno esperti con l’Armillaria mellea o fungo chiodino nonostante l’amarezza della sua carne, il gusto sgradevole e l’assenza dell’anello sul gambo. Il suo nome popolare “falso chiodino” deriva proprio dal fatto che ancora oggi, l’Hypholoma fasciculare viene confuso con questo fungo commestibile. La sua ingestione provoca nausea, vomito e dolori addominali.

Curiosità

Il nome fasciculare deriva dal latino fasciculus che significa mazzo, proprio ad indicare la sua caratteristica di crescere in folti gruppi.

È molto simile ad un fungo commestibile appartenente alla stessa famiglia, l’Hypholoma capnoides. Per questo motivo questo fungo va raccolto solamente da persone esperte che sono in grado di riconoscerlo con certezza.


Attenzione:

La classificazione dei funghi e della loro relativa commestibilità vanno affidate a micologi esperti o al personale specializzato degli enti sanitari competenti. Informazioni errate o atteggiamenti superficiali in merito potrebbero arrecare gravi danni da intossicazione o avvelenamenti anche mortali. Non consumare funghi se non si ha l’assoluta certezza della loro commestibilità. Le immagini riportate sul sito www.mr-loto.it sono puramente indicative, si tenga presente che gli stessi funghi da un anno all’altro o da un luogo ad un altro possono presentarsi sotto forme e sfumature di colori leggermente diverse.



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