Addio a Liz Taylor

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view post Posted on 23/3/2011, 15:12
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NEW YORK - Lutto nel mondo del cinema. Liz Taylor e' morta a 79 anni a Los Angeles per un'insufficienza cardiaca.

La diva era stata ricoverata al Cesar-Sinai Medical Center sei settimane fa. La vincitrice di due premi oscar (''Butterfield 8'' e ''Chi ha paura di Virginia Woolf?'') e protagonista in oltre cinquanta film, negli ultimi anni era diventata una testimonial appassionata di cause umanitarie, in particolare per la ricerca sull'Aids. Per questo motivo le era stato riconosciuto un Oscar speciale nel 1993.

In ospedale era assistita dai quattro figli avuti nei suoi 8 matrimoni. L'agente dell'attrice ha reso noto che al Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles erano presenti Michael e Cristopher Wilding (avuti dal matrimonio con Michael Wilding). Elizabeth Frances 'Liza' Todd, avuta dal matrimonio con Michael Todd, e Maria Burton, adottata nel matrimonio con Richard Burton.

ATTRICE INIMITABILE E ULTIMA DIVA - Figlia di due americani residenti in Gran Bretagna, Elizabeth Taylor era nata ad Hampstead, vicino Londra, il 27 febbraio 1932. Il cinema in un certo senso lo aveva nel dna visto che la madre, Sara Viola Warmbrodt, era un ex-attrice famosa col nome d'arte di Sara Sothern, ritiratasi dalle scene quando si sposo' nel 1926 a New York. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale i genitori rientrarono negli Stati Uniti e la famiglia si trasferi' a Los Angeles.

La sua prima esperienza nel mondo del cinema e' precoce: nel 1942 e' nel film, 'There's One Born Every Minute', prodotto dall'Universal. Subito dopo, l'attrice e' ingaggiata dalla Metro-Goldwyn-Mayer, dove esordisce con 'Torna a casa Lassie!' (1943), che la porta all'attenzione del pubblico. Primo ruolo da protagonista e' quello di Velvet Brown, una bambina che allena un cavallo nel film di Clarence Brown Gran Premio (1944), con Mickey Rooney. La pellicola ottiene un grandissimo successo, con un incasso di oltre 4 milioni di dollari, e le fa guadagnare lo status di 'bambina-prodigio'. Da li' comincia la sua strepitosa carriera che la porta a vincere due Oscar: il primo, nel 1960, per 'Venere in Visone' di Daniel Mann e il secondo, nel 1966, per 'Chi ha paura di Virginia Woolf'i Virginia Woolf? di Mike Nichols, accanto all'allora marito Richard Burton, conosciuto sul set del kolossal 'Cleopatra'.

Un film - girato quasi esclusivamente a Roma - al quale deve l'incontro con Richard Burton, l'uomo della sua vita con il quale si sposera' per due volte e divorziando altrettante volte. Una storia d'amore che, all'epoca, riempi' le pagine di tutti i giornali del mondo e la fece diventare vera e propria 'femme fatale'. Non a caso, l'attrice - dai folgoranti occhi viola - ha avuto ben otto mariti e numerose flirt. Interprete di oltre oltre 50 film dei piu' importanti registi della cinematografia mondiale, Liz (diminutivo che non amava) Taylor ha avuto al suo fianco gli attori e le attrice piu' famose. Attiva - soprattutto negli ultimi anni - anche in tv e a teatro, Taylor si e' battuta con grande energia nel difendere i malati di aids e a favore della prevenzione della malattia. Grande amica di Montgomery Clift come di Michael Jackson e' stata la ultima vera diva dello star system di Hollywood.

Scompare l'ultima diva di Hollywood
Stregò con occhi viola e personalità forte, superò ogni dramma



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di Francesco Norci

ROMA - Con Elizabeth Taylor, morta oggi a 79 anni, scompare una delle piu' grandi dive di Hollywood, l'ultimo prodotto del vecchio 'star system' capace di forgiare un'attrice e la sua immagine nei minimi dettagli ed in maniera cosi' sottile e penetrante da condizionarne, inevitabilmente, la vita privata. C'e' una specularita' costante tra la Liz dello schermo e la Liz della vita: di entrambe emerge, sia pure attraverso le mille sfumature apparse nel corso degli anni, l'immagine di una donna bella, ricca, privilegiata ma allo stesso tempo sola, alla ricerca disperata di affetto e di sicurezza. Fu la Metro Goldwyn Mayer ad adottarla quando era ancora piccola, a coccolarla e educarla come si fa con la figlia prediletta: aveva appena 11 anni quando interpreto' il suo primo film, 'Torna a casa Lassie'' (1943), e subito, con il suo volto angelico incorniciato dalla chioma bruna e con i suoi occhi di un intenso blu violetto, divenne la beniamina del pubblico.

La ''diva bambina'' era diligentemente impegnata in storie di animali, lacrimosi drammi domestici e adolescenziali, romanzetti per famiglie: da 'Gran premio' (1944), dove al posto del celebre collie aveva al fianco un purosangue, a 'Vita col padre' (1947), da 'La bella imprudente' (1948), alla trasposizione cinematografica di 'Piccole donne' (1949). Ma poi anche la piccola Taylor crebbe: lo fece sotto gli occhi del pubblico che la vide trasformarsi da ragazzina ingenua e petulante a giovane sensuale e elegante, protagonista di tante commedie nel ruolo di moglie, amante o madre. Vincent Minnelli la volle nel dittico 'Il padre della sposa' (1950) e 'Papa' diventa nonno' (1951); per George Stevens recito' in 'Un posto al sole'(1951), per Stanley Donen in 'Marito per forza', (1952) per Richard Brooks nell' 'Ultima volta che vidi Parigi' (1954), ancora per Stevens nel 'Gigante' (1956). A partire da questo film, che la vedeva accanto al mitico James Dean, Liz Taylor passo' a interpretazioni drammatiche dove era spesso alla ricerca disperata di una compagnia maschile dominante che non sempre riusciva a ottenere. Le sue crisi affettive furono sempre devastanti e altamente conflittuali.

Sotto lo sfavillio di abiti e gioielli Liz incarnava il mito del 'femminino hollywoodiano': il suo interesse preminente era essere donna, piacere agli uomini, dai quali cercava sicurezza e protezione. Ed in questo senso si differenziava da tante sue colleghe caratterialmente piu' mascoline come Katharine Hepburn, Bette Davis, Susan Hayward, tutte capaci di farsi strada come avvocati, capitani di industria, manager. La sua fama crebbe a cavallo tra gli anni '50 e '60: nell' 'Albero della vita' (1957) di Dmytryk, Liz era una corvina signora della Louisiana ossessionata dal dubbio di avere sangue negro nelle vene, una pericolosa 'dark lady' che rappresentava gli aspetti negativi del sud. Seguirono i due film tratti dai drammi di Tennessee Williams: 'La gatta sul tetto che scotta' (1958) di Richard Brooks e 'Improvvisamente l'estate scorsa' (1959) di Mankiewicz. Buona parte della critica vi ha trovato le migliori interpretazioni della Taylor: la scrittura opulenta dei testi da cui furono tratti, i dialoghi sardonici, la sapiente commistione di analisi socio-psicologica e melodramma sociale, i personaggi tormentati, fornirono l'alveo ideale per incanalare la sua energia interpretativa.

La recitazione di Liz, dominata da una foga inquieta e senza sbocchi - notarono i recensori - fini' per contagiare l'intero ritmo dei due film. Nel 1960 'Venere in visone' di Mann le porto' il primo oscar e nel 1963 'Cleopatra', il film multimiliardario girato a Cinecitta' che dissanguo' la Fox, la consacro' diva per eccellenza. Si calcola che il suo compenso di allora fu 1 milione di dollari. Sul set del film nacque la tempestosa storia d'amore con Richard Burton con cui recito' ancora in 'International hotel' (1963), in 'Chi ha paura di Virginia Woolf?' (1966), che le valse il secondo Oscar, e nella 'Bisbetica domata' (1967) di Zeffirelli. Fino agli inizi degli anni 70 la carriera della Taylor prosegui' tra successi e grandi registi: Huston, 'Riflessi in un occhio d'oro' (1967), Losey, 'La scogliera dei desideri' (parodia della volgarita' di Hollywood) e 'Cerimonia segreta', (entrambi del 1968) ed ancora Stevens con 'L'unico gioco in citta'' (1970).

Comincio' quindi un lento declino in cui gli aspetti mondani e sentimentali della vita privata sembrarono prendere il sopravvento sulla carriera artistica. Del resto gli otto matrimoni, i relativi divorzi, i flirt, le cure di bellezza (su cui ha anche scritto un libro) e i lifting, l' abuso di pillole e di alcolici, le malattie e le nevrosi di Liz hanno sempre fatto notizia sui rotocalchi, cosi' come i suoi innumerevoli interventi chirurgici. Ma a differenza di altre attrici, come Judie Garland o Marilyn Monroe che furono schiacciate dall'alcolismo e dalle nevrosi, Taylor riusci' a superare, anche se con difficolta', i momenti drammatici e a restituirsi al mondo dello spettacolo. Quando la sua carriera cinematografica comincio' a declinare, si dedico' al teatro riuscendo a provocare grande fragore e ottenendo un buon successo personale.

Otto mariti per Liz, un solo amore
Richard Burton l'uomo della sua vita, sposato due volte




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ROMA - La turbolenta vita sentimentale di Liz Taylor, morta oggi a Los Angeles a 79 anni, ha nutrito per anni i rotocalchi rosa. Ha avuto otto mariti, quattro figli e nove nipoti. Il primo ad impalmarla fu il miliardario Conrad Hilton, proprietario della catena dei famosi alberghi. Si sposarono nel 1950, divorziarono l'anno successivo. Liz lo ha ricordato come ''distratto e manesco''. Poi venne l'attore inglese Michael Wilding: matrimonio nel '52, divorzio nel '56.

Nacquero due figli, entrambi attori, Chris e Michael jr. Di lui, Liz ha detto: ''qualsiasi cosa facessimo, anche solo prendere insieme una tazza di caffe', era per me un indescrivibile divertimento''. Poi nel '57 il brevissimo matrimonio con il produttore Mike Todd: lui mori' l'anno dopo in un incidente aereo. Da quell'unione nacque Liza, scultrice. Dopo il matrimonio nel '59 con il cantante Eddie Fisher, arrivo' il famoso colpo di fulmine con Richard Burton: si sposarono nel '64, divorziarono 10 anni dopo, si risposarono nel '75 e divorziarono di nuovo nel '76.

Fu passione e litigio, amore folle e disastroso, ''Burton ha cambiato radicalmente la mia vita - disse - mi ha insegnato a non aver paura di niente''. Appena divorziata da Burton, nel '76 Liz Taylor sposo' il senatore John Warner che duro' fino all'82. Nel '91 fu la volta di Larry Fortensky, un muratore di 20 anni piu' giovane di lei, conosciuto al Betty Ford Center dove entrambi cercavano la disintossicazione dall'alcool. Il matrimonio e' finito con un divorzio nel '96. L'ultimo flirt attribuito (ma non confermato) riguarda un suo collega, l'attore Rod Steiger, che nel '67 vinse l'Oscar con ''In the heat of the night''.

Con Burton l'amore piu' travolgente
Due volte sposati, due volte divorziati, passione e tempesta



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di Alessandra Magliaro

ROMA - Nel cielo della memoria di Hollywood la stella di Liz Taylor - morta oggi a 79 anni a Los Angeles - brillera' a lungo, ed avra' sempre vicino quella di Richard Burton. Fra liti burrascose e ritorni di fiamma, regali colossali e tradimenti la loro storia d'amore si consumo' durante tutti gli anni '60 sempre in pubblico, sullo schermo e sui rotocalchi, fra fiumi di dollari, interviste e scotch whisky fin dal primo bacio sul set di 'Cleopatra'. Un bacio diventato leggenda fra i macchinisti di Cinecitta'. Pare che durante una ripresa fra le ciclopiche costruzioni volute dal regista Mankiewicz un silenzio innaturale, una tensione inattesa si sia prodotta sul set. ''Ehi, quei due fanno sul serio '' esclamo' un elettricista che capi' quel che forse non sapevano ancora ne' Liz, ne' Richard. E' il 1961.

Burton e' semisconosciuto, fuori dal teatro inglese e dal repertorio delle opere di Shakespeare. Lei, a trentuno anni, e' famosa da almeno venti. La sua vita e' gia' allora una formidabile esemplificazione del divismo hollywoodiano. Da bambina era stata enfant prodige come Judy Garland, a 20 anni una ''fidanzata d' America'' come Mary Pickford. Poi aveva cominciato a collezionare mariti (quattro dal 1950 al 1959), scandalizzando l'America puritana. Ma intanto aveva compiuto i suoi exploit drammatici accanto a James Dean (Il gigante), a Montgomery Clift (Improvvisamente l' estate scorsa), a Paul Newman (La gatta sul tetto che scotta). Brava, bella, mangiatrice di uomini, ora era pronta per la parte che tutte le primedonne avrebbero voluto interpretare: Cleopatra, la regina d' Egitto amata da Giulio Cesare anziano e da Marcantonio giovane. Ma quando la Century Fox gliela propone, chiede la cifra astronomica di un milione di dollari: e la ottiene, insieme ad una favolosa villa sull' Appia Antica per se, il marito Teddy Fisher, i figli, le tre segretarie, i cani, eccetera, eccetera. Liz conosce Richard sul set nell' ottobre 1961.

A Capodanno le due coppie, Fisher e Burton, fanno festa insieme, secondo le cronache dei rotocalchi che da allora pedineranno ogni passo dei due attori. Il 18 gennaio i Fischer hanno la prima clamorosa scenata. Il 24 gennaio la Taylor torna a casa accompagnata da Burton. Le sorti del suo quarto matrimonio si decidono davanti a due bottiglie di Carlos Primero in una discussione che va avanti fino all'alba. In febbraio Liz tenta di avvelenarsi. Un altro tentativo di suicidio lo compie a Pasqua, ma oramai tutti sono convinti che Burton sara' il suo quinto marito.

''Il primo giorno che ho visto Richard, mentre le cineprese cominciavano a ronzare, lui ha stretto la mano a Mankiewicz, poi ha salutato tutti gli altri del cast. Mi e' sembrato terribilmente stucchevole, formalista da morire: mi ha salutato per ultima, volutamente credo'', raccontera' Liz qualche anno piu' tardi in una intervista incrociata con quella del marito. '' Si avvicino' squadrandomi dalla testa ai piedi - continuo' Liz - Ero molto seccata, ma soggiogata dal suo sguardo. Appena mi e' stato vicino, ha detto con un sorriso: 'le hanno mai detto che lei e' la piu' bella donna del mondo?'''. Burton confessava di aver fatto tutto apposta, mentre pensava: ''Mi da' sui nervi. Io sono un grande artista e non sopportero' le sue smanie da star, che le hanno ficcato in testa da quando aveva i calzini corti. Sara' un bel match, ma io avro' la meglio e la mandero' a tappeto''.

Difficile dire oggi chi dei due abbia vinto, ma certo e' stato un bellissimo match. I ''favolosi Burton'' sposatisi nel '64 divorziano nel '74, si risposano nel '75 e divorziano nel '76. Fanno coppia in una dozzina di film, qualcuno mediocre come 'International hotel', altri di qualita' come 'Chi ha paura di Virginia Woolf' e 'La bisbetica domata'. Insieme guadagnano miliardi, insieme allevano una tribu' di figli. Insieme scrivono una delle piu' appassionanti storie d' amore dei nostri tempi, raccontata dai settimanali rosa con titoli a tutta pagina: ''Per Liz smettero' di bere''; oppure ''Non dimagriro', a Richard piaccio cosi'''. Per anni si sapra' tutto di loro: del diamante Krupp da tre milioni di dollari regalato da Burton a Liz; dei falsi allarmi per una maternita', delle malattie vere che si porteranno via prima Richard (1984), e segneranno dolorosamente gli ultimi anni di Liz.

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IL 27 FEBBRAIO 1932, NACQUE L’ATTRICE “ LIZ TAYLOR “
Dame Elizabeth Rosemond Taylor, nota anche come Liz Taylor (Hampstead, 27 febbraio 1932 – West Hollywood, 23 marzo 2011), è stata un'attrice, imprenditrice e stilista inglese, considerata l'ultima grande diva dell'era d'oro di Hollywood per le sue doti recitative e la singolare avvenenza Una delle più grandi star della storia di Hollywood, e senza dubbio una delle attrici più affascinanti, sensibili e raffinate che il cinema abbia mai avuto. La sua immagine divistica e l'attenzione della stampa per i suoi numerosi quanto burrascosi matrimoni, hanno purtroppo rischiato di spostare l'attenzione dal suo grande talento. Ma lei ha sempre affrontato la vita di petto, mettendosi sempre in gioco e deliziando intere generazioni di spettatori con un talento e un sex-appeal fuori dal comune. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce con la famiglia in America, e a soli dieci anni debutta nel cinema in una piccola parte in "There's One Born Every Minute". Messa sotto contratto con la Metro Goldwyn Mayer, prende parte in ruoli di giovane protagonista in film come "Torna a casa, Lassie!" (Lassie Come Home, 1943) di Fred MacLeod Wilcox, e "Gran Premio" (National Velvet, 1944) di Clarence Brown, nei quali riesce a farsi notare per una dolcezza per niente leziosa, e una sensibilità che da una bambina neanche adolescente non ci si aspetterebbe. Con l'adolescenza la giovane Elizabeth sviluppa disinvoltura e forza di carattere, così, a partire dai primi anni '50, riesce a scrollarsi di dosso i ruoli di ragazzina fragile in cerca d'amore, per passare a quelli di giovani donne che sanno quello che vogliono, ma con una insicurezza di fondo che la porta a cercare nell'uomo amato la propria completezza. E lei li interpreta splendidamente. Il primo di questi ruoli è quello dell'affascinante ragazza dell'alta società che continua ad amare il suo uomo anche quando lo scopre reo di omicidio in "Un posto al sole" (A Place in the Sun, 1951) di George Stevens. Con la maturità e la forza di carattere Elizabeth Taylor continua ad affrontare ruoli di donne conturbanti e volitive, ma con una certa insicurezza latente, con una sempre più vasta gamma espressiva. A tal proposito la ricordiamo come bella e ricca ragazza del Sud contesa tra due uomini nel coinvolgente "Il gigante" (Giant, 1956) di George Stevens, con Rock Hudson e James Dean; come avvenente bruna con turbe infantili e incubi razziali che si fa sposare con l'inganno ne "L'albero della vita" (Raintree County, 1957) di Edward Dmytryk; come bella e insoddisfatta moglie di un ex-atleta nevrotico nel morboso "La gatta sul tetto che scotta" (Cat on a Hot Tin Roof, 1958) di Richard Brooks, tratto dal celebre dramma teatrale di Tennessee Williams. Le sue interpretazioni di questo periodo mostrano una sorprendente incisività interpretativa, e un uso sapiente che ormai l'adulta e prosperosa attrice fa della sua provocante femminilità. Ma mentre diventa la più grande star di Hollywood, la Taylor fa anche avanti e dietro dall'altare: negli '50 infatti l'attrice si sposa per ben quattro volte. Nel 1960, dopo aver vinto un Oscar per l'interpretazione della squillo di lusso che tenta invano di riprendersi una vecchia fiamma nel mediocre "Venere in visone" (Butterfield 8, 1960) di Daniel Mann, l'attrice comincia malvolentieri, ma con un compenso di 1 milione di dollari, la travagliata lavorazione di un kolossal destinato a fallire: "Cleopatra" (Cleopatra). Il budget è tra i più elevati della storia di Hollywood, e la regia passa in breve tempo dalle mani di Rouben Mamoulian a quelle di Joseph L Mankiewicz. Sul set di "Cleopatra" infatti, l'attrice e il suo co-protagonista, l'affascinante attore inglese Richard Burton, si innamorano follemente l'una dell'altro. Nascerà così un'appassionata quanto travagliata storia d'amore sfociata per ben due volte nel matrimonio (1964-74 e 1975-76), e seguita dalla stampa e dalla gente di tutto il mondo, conclusasi tristemente con la prematura morte di Burton nel 1984, a causa di un'emorragia cerebrale. Gli anni '70 sono segnati dai tira e molla con Burton e dalla partecipazione a pellicole spesso deludenti. Sul finire del decennio fa scalpore il suo matrimonio (1976-82) con il politico John W. Warner, senatore della Virginia. L'attrice passa così dai party hollywoodiani alle cene con senatori e capi di stato. Negli anni '80 la sua silhouette si fa più tondeggiante e la parte debordante e salace della sua personalità ha ormai preso il sopravvento su quella più raffinata e sensuale, ma Elizabeth Taylor dimostra di essere l'indomita e generosa donna di sempre, impegnandosi in prima persona per la creazione di una fondazione per la cura dell'AIDS. Non abbandona le scene, dedicandosi con grande successo sia al teatro (la sua interpretazione della gelida Regina nel dramma "Le piccole volpi", di Lillian Hellman, le fa guadagnare nel 1981 una nomination ai Tony) che alla tv. Contemporaneamente però continua col vizio per gli alcolici (appreso da Burton) e con l'eccessivo uso di farmaci. Nel 1984 viene ricoverata in una clinica per disintossicarsi, e ne esce sobria e con un nuovo marito, il carpentiere Larry Fortensky. Questa bizzarra unione non può non far scalpore, e durerà solo poco tempo (1991-96). Negli ultimi anni di vita Elizabeth Taylor ha continuato la sua campagna di sensibilizzazione in favore dell'AIDS, e a raccogliere fondi per finanziare la ricerca, senza smettere di giocare con la sua immagine di ex-icona del sesso e di diva dello schermo, e con il fascino, la dolcezza e l'umorismo a cui ha sempre abituato il suo pubblico.Da tempo malata di cuore Liz Tayolr muore il 23 marzo 2011 presso il Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles (California, USA), all'età di 79 anni.


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view post Posted on 25/4/2013, 12:33
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Impareggiabile Liz, una mostra celebra la carriera di Liz Taylor

Nel 50° anniversario del colossal Cleopatra, e a due anni dalla scomparsa dell’attrice, la mostra "Impareggiabile Liz" celebra il mito di Liz Taylor raccontato dai manifesti dei suoi film, in esposizione al Fermo Immagine Museo del Manifesto Cinematografico di Milano fino al 30 giugno.

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Al Fermo Immagine Museo del Manifesto Cinematografico di Milano, fino al 30 giugno, è in esposizione la mostra fotografica “Impareggiabile Liz”: più di cento pezzi tra manifesti, locandine, foto di scena, riviste d’epoca e memorabilia raccontano la straordinaria carriera della Taylor. Si possono ammirare i manifesti originali dei primi film, come il mitico “Torna a casa Lassie” che la consacrò bambina prodigio di Hollywood o il manifesto di “Gran Premio”, quest’ultimo anche nella versione per il mercato italiano con il titolo astutamente cambiato in “Furia” per attirare al cinema il pubblico dei più giovani. Ciò a testimonianza di quante storie segrete ci possano raccontare i manifesti sul cinema del loro tempo! Segue poi una lunga carrellata dei film che la portarono al successo: “Piccole donne”, “Il padre della sposa”, “Rapsodia”, “La pista degli elefanti”, “Lord Brummel”, “Il gigante”, “La gatta sul tetto che scotta”, fino ai meno noti. Spazio speciale ai film con cui Liz si aggiudicò i due Oscar come migliore attrice: “Venere in visone” (1960) e “Chi ha paura di Virginia Woolf?” (1966).

Elizabeth Taylor, attrice bellissima sul set e donna irrequieta nella vita privata, è stata forse l’ultima vera diva del cinema degna di essere definita tale. Dotata di una bellezza straordinaria, resa conturbante da due magnifici occhi da leggenda, dall’indefinito colore viola-blu, e dal carattere ribelle, Liz, come la chiamano tutti ancora oggi nonostante la sua ben nota avversione per quel soprannome, si è conquistata un posto nella leggenda lavorando con i più importanti attori del suo tempo; dal più volte marito Richard Burton a Paul Newman, da Rex Harrison a Rock Hudson, da Spencer Tracy a Montgomery Clift, da Steward Granger a Vittorio Gassman, da Marlon Brando a James Dean, sotto la guida di importanti registi come Vincent Minnelli, Franco Zeffirelli, Richard Vidor, Joseph Mankiewicz, Mike Nichols. Il suo mito, tuttavia, resta legato a doppio filo a quello del film che la consacrò alla leggenda: Cleopatra, colossal faraonico che richiese anni di lavorazione e che accatastò record su record, dal costo delle scenografie e dei costumi al compenso milionario della stessa Taylor (che con il suo cachet di 1 milione di dollari resterà per anni l’attrice più pagata nella storia del cinema). Cleopatra è stato girato in Inghilterra, Italia, Spagna ed Egitto ed è vincitore di quattro Premi Oscar, divenuto celebre anche per aver fatto incontrare sul set una delle coppie più belle e irrequiete di Hollywood.

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