Ayrton Senna

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view post Posted on 21/3/2021, 06:40
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view post Posted on 21/3/2021, 13:03
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Il mito senza tempo di Ayrton Senna, artista del volante che ha ispirato generazioni di piloti

Oggi Ayrton Senna avrebbe compiuto 61 anni. Piloti del passato e del presente parlano di lui come di un grande mito e di uno dei piloti migliori della storia, perché sapeva fondere una grande passione nel suo sport, una micidiale voglia di essere perfetto in ogni dettaglio del suo lavoro e una smania insopprimibile di competizione e desiderio di vittoria.

di Jvan Sica


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Scrivere di Ayrton Senna è davvero difficile. Senna è una sensazione, è un esercizio faticoso renderlo un ricordo o un aneddoto. Accadeva già quando era in Formula 1 e divideva il mondo fra chi lo amava e chi lo desiderava, impossibile che Senna non piacesse a chi per cinque minuti almeno si fosse appassionato di Formula 1.

Ayrton Senna è uno di quei pochissimi campioni di cui non chiedi mai cosa abbia vinto, quante pole position abbia fatto in carriera oppure quanti giri veloci. Quelle cose le lasci ai contabili. Di campioni come Ayrton Senna ti ricordi anche una sola gara, un solo sorpasso o una sola curva, perché in quel momento ti ha svelato qualcosa che non conoscevi ancora dello sport che stai seguendo e che ti attira come nient’altro. Ha ragione Lewis Hamilton quando dice:

“Ayrton Senna aveva la rara qualità della grandezza”.

Oltre a questa emozione assoluta che invadeva tutti coloro che lo seguivano in pista e che veniva proprio dalla percezione della grandezza di Senna, del campione brasiliano percepivi quasi due persone distinte. David Coulthard lo ha detto in questo modo:

“Esistevano comunque due Ayrton, uno dentro la vettura e un altro fuori da quest'ultima: il primo era focoso, spietato e concentrato. Il secondo gentile, buono e preciso”.

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Da una parte quindi c’era Ayrton, il ragazzo che negli occhi aveva la voglia di emergere in un mondo di squali, l’artista del volante che voleva vincere alla sua maniera. È spiegato perfettamente questo suo modo di essere, che era anche una visione della vita, da alcuni suoi colleghi. Primo fra tutti Gerhard Berger, il quale lo ha dipinto con una sola frase:

“Ayrton non aveva mezze misure. Non parlava con i preti o i vescovi. Aveva un colloquio con Dio”.

Oppure le parole che ha usato Alain Prost, il suo grande avversario, per sottolinearne ancora una volta questa quasi trascendenza nel fare uno dei lavori più pericolosi al mondo:

“Senna dice che crede in Dio… Probabilmente è tanto convinto da pensare di essere immortale, altrimenti non farebbe quello che fa”.

Anche se la frase più giusta su di lui è di un altro pilota automobilistico, Emanuele Pirro:

“Ayrton era un’opera d'arte: non si può dipingere un’altra Gioconda. Non so se è stato il più forte di sempre, perché Schumacher per esempio ha vinto di più. Ma la gente ha sempre percepito la sua forza, il suo coraggio, l’intensità. Arrivava stremato al traguardo perché dava tutto, cosa che forse manca alla Formula 1 di oggi. Non si vergognava di far fatica: anche in questo è stato unico”.

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E poi c’era Senna, il grande campione, il pilota del futuro, l’atleta che ha portato la Formula 1 in un’altra dimensione. Niki Lauda ha pochi dubbi, quando affermava:

“È stato il miglior pilota che sia mai vissuto”.

Così come ancora Berger sa sottolineare la sua inarrestabile smania per l’eccellenza e la vittoria:

“Non poteva sopportare in nessuna maniera di essere battuto, in qualsiasi cosa, nello sport e nella vita. Voleva arrivare primo in macchina, fare lo scherzo più bello e spiritoso, conquistare le ragazze più carine”.

La voglia di primeggiare vale un po’ per tutti gli sportivi ma per chi mette in gioco la vita in ogni gara, forse ha ancora più senso. Due persone quindi, che però hanno influenzato entrambe le parti di Ayrton Senna, facendo diventare l’uomo un po’ più deciso e forte, mentre il pilota ancora più geniale e a tratti capace di fare arte con un volante e due pedali. Ayrton Senna è stato un connubio complesso e intricato di elementi, una sorta di uomo-racconto già solo con la sua vita quotidiana. E questo suo modo di essere, inarrivabile perché unico, ha però creato un modello, tanto è vero che uno dei suoi figli spirituali più affini, Valentino Rossi, ha dichiarato:

“Senna è stato un'ispirazione e, anche se sono passati 20 anni, il suo spirito sopravvive in tutti i piloti da corsa”.

Da Senna in poi tutti coloro che hanno scelto la velocità per esprimersi, vincere, vivere e gareggiare hanno una stilla del suo spirito che a ogni curva o a ogni sorpasso li guida.

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A Imola un murale per ricordare Ayrton Senna a 30 anni dalla morte
L'opera dell'artista Stefano Pierotti verrà inaugurata sabato pomeriggio

Autore: Andrea Mari


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IMOLA – Proseguono, a Imola, le iniziative in occasione del trentennale della morte di Ayrton Senna, il campione brasiliano di Formula 1 che morì l’1 maggio 1994 durante il Gran Premio di San Marino che si correva proprio a Imola. Venerdì sarà montato sulla parete dell’edificio Acer, in via Cenni 10, il grande pannello murale ‘Saudade: il volto di Senna’, realizzato da Stefano Pierotti, già autore del monumento dedicato a Senna che si trova nel Parco delle Acque minerali. L’opera verrà poi inaugurata alle 16.30 di sabato, con una cerimonia a cui parteciperanno, oltre all’artista, il sindaco Marco Panieri, la componente del Cda di Acer Fabiola Salucci, Marcella Pradella, direttrice di If, che ha coordinato l’intervento di installazione, e i rappresentanti dell’azienda Tecnopose, che installa gratuitamente l’opera.

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Questo progetto fa parte del calendario di eventi ‘Senna 30 years’, organizzato dal Comune di Imola in collaborazione con l’Instituto Ayrton Senna, il ministero degli Esteri e la Regione Emilia-Romagna per ricordare la scomparsa di Senna e del pilota austriaco Roland Ratzenberger, vittima di un incidente durante le prove del Gran Premio il 30 aprile 1994. L’opera che sarà montata venerdì “rientra nella serie definita dall’autore ‘Iron pictures’, è composta da sette lastre di ferro corten tagliate e saldate su rete metallica, poi dipinte” e ritrae il volto di Senna “ispirandosi liberamente ad uno scatto del fotografo Ercole Colombo effettuato al tramonto durante i test dell’aprile 1994 all’Autodromo di Imola”.




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view post Posted on 28/4/2024, 17:55
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A Imola un murale per Senna a 30 anni dal terribile incidente: era l’1 maggio 1994

Il murale è stato realizzato dall'artista Stefano Pierotti che ha ritratto il volto di Ayrton e lo ha inserito nella serie "Iron pictures", opere realizzate con sottili strati di ferro

Autore: Redazione


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ROMA – È stato inaugurato ieri pomeriggio il grande pannello murale “Saudade: il volto di Senna”, realizzato dall’artista Stefano Pierotti, che ieri è stato montato sulla parete dell’edificio Acer, in via Cenni 10, a Imola. Pierotti ha donato il pannello murale a Imola, esprimendo il desiderio “che l’opera venisse installata in un contesto popolare rispettando così gli stessi valori espressi da Senna”. Il grande pannello murale (3,33 metri di base e 4,20 di altezza, con uno spessore di circa 4 centimetri), è stato appositamente realizzato da Pierotti in occasione dei 30 anni dalla scomparsa di Senna.

Il nuovo progetto si colloca all’interno di un calendario di eventi dal titolo “Senna 30 years”, organizzato dal Comune di Imola in collaborazione con l’“Instituto Ayrton Senna”, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Regione Emilia-Romagna per ricordare la tragica scomparsa di Ayrton Senna (1 maggio 1994) e Roland Ratzenberger (30 aprile 1994), nel fine settimana del XIV Gran Premio di San Marino di F1, all’Autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola.

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SETTE LASTRE DI FERRO PER IL RITRATTO

L’opera “Saudade: il volto di Senna”, che rientra nella serie definita dall’autore “Iron pictures”, è composta da sette lastre di ferro corten dello spessore di un millimetro, tagliate e saldate su rete metallica, poi dipinte. Pierotti ha ritratto il volto di Ayrton, ispirandosi liberamente ad uno scatto del fotografo Ercole Colombo, effettuato al tramonto durante i test dell’aprile 1994, all’Autodromo di Imola, in vista del Gran Premio di F1 che si sarebbe corso l’1 maggio successivo. Questa opera arriva a compimento di una serie già denominata dall’autore stesso “Iron pictures”, messa a punto attorno al 2017, in cui si distinguono volti di personaggi come Frida Kahlo, David Bowie, Barack Obama, Marilyn Monroe ed altri.

“L’OPERA IN UN QUARTIERE POPOLARE”

Pierotti ha spiegato di aver voluto donare la sua opera “ponendo però un vincolo: che venisse cioè installato in un quartiere popolare, dove vivono persone e famiglie in difficoltà, rispettando così, e lo credo fermamente, il pensiero di Ayrton che (lo abbiamo saputo solo dopo la sua scomparsa) era rivolto ai più disagiati”. E ancora: “Credo Senna fosse un uomo triste e un po’ schivo. Un uomo che era alla ricerca di qualcosa che non c’era più e che non fosse altresì appagato dai tanti successi e dalla fama”. Ecco anche il perché del titolo di questo “iron pictures”: Saudade”.

LA STATUA DI SENNA DI PIEROTTI DEL 1997

Trent’anni dopo, “nel ricordo di un grande uomo e campione come Ayrton Senna, le strade dell’artista Stefano Pierotti e della nostra città tornano ad incontrarsi dopo l’importante monumento che nel 1997 fu inaugurato nel Parco delle Acque Minerali e che oggi porta la nostra città in tutto il mondo”, sottolinea il sindaco Marco Panieri.

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La statua di Ayrton Senna realizzata da Pierotti (foto dal sito del Comune di Imola)

Nel frattempo, continua fino al 19 maggio prossimo la mostra allestita nella Salannunziata dal titolo “Da ‘a Ayrton Senna’ alle ‘Iron pictures’ – Stefano Pierotti: la memoria e l’orizzonte”, a cura di Vinicio Dall’Ara. L’esposizione vuole evidenziare il collegamento fra il monumento “a Ayrton Senna”, inaugurato il 26 aprile 1997 all’interno del Parco delle Acque minerali e la successiva produzione dell’artista di Pietrasanta, dando anche spazio ad altre sue opere.



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view post Posted on 30/4/2024, 12:31
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Senna morì con Ratzenberger il 30 aprile, poi il 1 maggio. Trent’anni dopo è ancora vivo

Quando morì Senna era già Senna da un pezzo. Il tempo ha sedimentato i dolori di quel weekend nero: il mito corre ancora nella sua immortalità

Autore: Mario Piccirillo


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ROMA – Ayrton Senna era morto una prima volta il 30 aprile 1994. Di sponda sul povero Roland Ratzenberger, il milite ignoto della Formula 1. Un invisibile austriaco che diciotto minuti dopo l’inizio delle qualifiche del Gran Premio di San Marino, per coerenza col destino, fu inquadrato dalla telecamera piazzata alla Tosa come un oggetto volante non identificato. Un frame viola che s’espande nella successiva inquadratura fino a trasformarsi in una nuvola nera di polvere e terriccio. Senna vide quelle immagini impudiche come tutti, a cose fatte. Alla curva Villeneuve (un martire a vegliare) c’era la testa dell’austriaco a penzoloni sulla Simtek devastata, come un manichino rotto. Fu il trauma che tutti non fummo capaci di elaborare per mancanza di tempo. Nemmeno Senna, che aveva la stessa età di quel rookie pagato a gettone e lo stesso futuro incombente, quasi anteriore.

Il giorno prima Rubens Barrichello, brasiliano come lui, era andato in testacoda con la sua Jordan-Hart, s’era rotta la sospensione posteriore sinistra: il traverso sul cordolo esterno della Variante Bassa l’aveva fatto decollare, e poi rotolare come fanno solo le macchinine dei bambini. Barrichello restò vivo, con il setto nasale rotto, una costola incrinata, un braccio fasciato e una leggera amnesia. Era un avvertimento, per chi ci credeva. Senna, per esempio, era uno che ci credeva.

Senna diceva di aver visto Dio mentre guidava, in varie occasioni. E lo disse per esempio una volta, in una iconica intervista del 1990 a Playboy. Un accostamento che parlava di lui più delle sue stesse virgolette. “In quel famoso gran premio di Montecarlo – disse – quando andai a finire contro la barriera di gomme perdendo la corsa. Non fu un mio errore, ma una luce accecante che mi paralizzò. Mi resi conto in quel momento che io ero diviso tra il diavolo e Dio. E Dio mi venne incontro facendomi capire che dovevo andare dalla sua parte. Da allora sempre più mi metto in contatto con lui attraverso la preghiera. Qualche mese dopo quell’episodio, Dio mi è anche apparso. Accadde lo stesso anno in Giappone, mentre affrontavo una curva veloce: lo vidi. Alto, immenso, appoggiato su una specie di onda bianca che mi infondeva forza e protezione”.

Tutto il mondo, marziani esclusi, vide alle 14:17 del 1 maggio di trent’anni fa Senna andar dritto dove non doveva, verso il muretto del Tamburello, a 310 km/h, con il piantone dello sterzo rotto, e un braccetto della sospensione che nell’impatto buca il casco e lo trafigge. Watkins nel suo libro “Life at the limit. Triumph and tragedy in Formula One” descrisse l’ultimo attimo di vita del campione: “Fece un profondo sospiro. Il suo volto era tranquillo. Sembrava stesse dormendo. E mentre mi trovavo lì a soccorrerlo provai la strana sensazione che la sua anima lo stesse lasciando”.

Lo stesso Sid Watkins che gli aveva suggerito di smettere in tempo, un attimo prima: “Hai vinto tre Mondiali, sei il migliore pilota del mondo. Non hai bisogno di rischiare ancora. Andiamocene via, andiamo a pescare“.

Quel giorno, mentre ai tg scorrevano le corrispondenze dall’ospedale di Bologna aspettando l’annuncio ufficiale, il tempo prese ad andare a due velocità: quella terrena della cronaca, dello stupore, e del lutto mondiale; e quella intima, stavolta lenta, quasi ferma, di Senna. Che aveva cominciato a morire il giorno prima, per mezzo di Ratzenberger: dai box vede il replay dell’incidente; si toglie il casco; sale su una macchina di servizio; si fa portare alla Villeneuve. Per la Fia è vietato, lo multeranno. Due ore dopo va in ospedale, ne esce in lacrime. Era un anticipo, un prequel.

Riccardo Patrese avrebbe preso il suo posto: “Proprio a Imola, in quel maledetto weekend del 1994, mi misi a disposizione della Williams per i collaudi: l’auto aveva bisogno di sviluppi. L’idea era di fare coppia con Senna l’anno dopo. Ayrton fu l’ultima persona che salutai nel lasciare l’autodromo: “Ci vediamo al prossimo test”. Poi successe quello che sappiamo. Williams mi offri il posto, io accettai. Ma per una settimana non ci dormii sopra: avevo 40 anni, mi pareva di sfidare il destino”.

Trent’anni dopo quella Formula Uno non esiste più, la tecnologia ha rivoluzionato lo sport e la sua percezione. Ha diluito la poesia, anestetizzando il pericolo e l’annesso potenziale dolore. Le due cose spesso erroneamente vanno di pari passo, in una confusione di emozioni. Quando morì però Senna era già abbondantemente Senna da un pezzo. Lo avevano già raccontato e vivisezionato, non è arrivato a noi, al 2024, come mito postumo. Nel frattempo il tempo ha sedimentato le scorie di quel weekend nero, fino a disinnescarlo nel rito degli anniversari. Ogni 10 anni tondi, tornano quei dettagli, una foto in più, l’intervista sempre più sbiadita ai testimoni dell’epoca. Senna è diventato uno sfondo, sempre presente, vivo nella sua immortalità.



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34 replies since 17/8/2011, 22:23   1487 views
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